domenica, luglio 17, 2011
L’accesso universale alle cure anti-Hiv oggi è un obiettivo possibile. Lo sottolinea Medici Senza Frontiere, nel giorno in cui a Roma si apre la Conferenza internazionale sull’Aids.

Radio Vaticana - Negli ultimi dieci anni, grazie alla diffusione della versione generica dei farmaci antiretrovirali, è stato possibile abbattere i prezzi delle terapie ed espandere rapidamente i programmi di cura anche laddove non si credeva possibile. Tuttavia – denuncia l’organizzazione – oltre ad aver sensibilmente ridotto gli stanziamenti, oggi i Paesi ricchi stanno agendo per avvantaggiare in maniera sleale le aziende farmaceutiche che producono prodotti sotto brevetto, troppo costosi. Al microfono di Paolo Ondarza, la toccante testimonianza di Siama Abraham Musine, promotrice della salute per Msf in Kenya: ascolta
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R. – My name is Siama Abraham Musine and I’m 36 years...
Mi chiamo Siama Abraham Musine ed ho 36 anni. Sedici anni fa ho scoperto, attraverso il test, di essere sieropositiva. Ricordo che ho iniziato a stare molto male e, nel giro di poco tempo, tutti i membri della mia comunità, della mia famiglia hanno cominciato a dirmi che sarei morta molto presto e che avrei fatto vergognare la famiglia, perché tutti i membri della comunità avrebbero saputo che sarei morta perché sieropositiva. Mi preparavano per un percorso molto rapido alla morte, perché questo è, più o meno, il pregiudizio che si ha riguardo la malattia. Quando mi sono trovata in ospedale, mi è stato detto che esisteva una terapia anche per l’Hiv, ma purtroppo, però, non potevo permettermela in quel periodo, perché bisognava pagare per fare le terapie anti-Hiv. Nel 2004, sono venuta a sapere che Medici Senza frontiere offriva queste terapie nello slum di Kibera e quindi ho deciso di recarmi lì per ricevere questo trattamento. Quando sono arrivata a Kibera ero dimagrita, stavo davvero molto male. Sono bastati due mesi e non solo il mio stato di salute, ma anche il mio atteggiamento nei confronti della vita è cambiato notevolmente. Sono riuscita a parlare con mia madre e l’ho convinta che quello che stavo facendo era un percorso molto buono. Da quel momento, mia madre ha cominciato a sostenere me e anche tutte le altre famiglie della comunità che avevano problemi simili al mio.

D. – Lei, poi, ha deciso di mettere a frutto la sua esperienza di vita ed infatti oggi è promotrice della salute nelle comunità. Porta la sua testimonianza e si adopera per chi è affetto da Hiv...

R. – I’m proud to make part...
Sono orgogliosa di far parte di quel gruppo di persone che dimostra quanto i farmaci generici siano efficaci. Se dopo 16 anni, da quando ho scoperto di essere sieropositiva, sono ancora viva, attiva e produttiva, sicuramente i farmaci generici funzionano. Penso a me stessa e vedo come sono in grado di costruirmi la casa, di badare a me stessa, sostenermi, mantenermi, pagare gli studi a mio figlio. E non solo: lavoro nella mia comunità per la promozione della salute. Tutto questo lo devo ai farmaci generici, che contribuiscono a ridare una vita e un futuro alle persone. E questo, per me, significa avere un futuro, avere una vita.

D. – Dalla sua storia mi sembra di capire che sono due gli ostacoli con i quali si è dovuta confrontare: da una parte il pregiudizio e l’ignoranza e dall’altra la difficoltà a reperire i fondi per acquistare i farmaci. Oggi, persistono questi due ostacoli, secondo lei?

R. – I would say that social stigma…
Per quanto riguarda il pregiudizio, devo dire che i pregiudizi, a livello sociale, sono diminuiti moltissimo. Personalmente, ho una percezione del pregiudizio nei miei confronti che è quasi inesistente. Parlo di me come di una persona segue una terapia, perché ovviamente quando non si seguono le terapie si viene consumati da questa malattia. Le terapie, invece, rendono tutti noi delle persone vive, attive, produttive, in grado di condurre una vita normale. Per quanto riguarda invece la questione dei finanziamenti, chiedo a tutti i Paesi membri del G8 di onorare i finanziamenti promessi al Fondo mondiale, per far sì che sempre più persone siano in grado di accedere alle cure. Se non si aumentano i finanziamenti, se non si concedono questi soldi, la gente non potrà più avere accesso a queste cure e questo crea ovviamente un doppio problema, perché nel momento in cui noi, sieropositivi, abbiamo accesso alle cure, siamo degli elementi produttivi nella società e le nostre vite miglioreranno se stesse e la società.

D. – Lei sottolinea poi come la terapia antiretrovirale non sia una cura difficile da portare avanti e lo sottolinea proprio perché lei stessa, da quando iniziò questa terapia, era spaventata alla sola idea di portarla avanti...

R. – The treatment is very simple...
Le terapie sono molto semplici da seguire, perché si tratta di una o due pillole al giorno. O una sola pillola, o una la mattina ed una il pomeriggio e chiunque può impegnarsi a prendere due pillole al giorno. Fra l’altro, è molto importante il fatto che queste terapie hanno portato al minimo storico i rischi del contagio infettivo”. (vv)

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