Chiudiamo il ciclo estivo di fiabe di Silvio Foini per la Perfetta Letizia con una "fiaba" per adulti
Lei, quarantenne bruna, divorziata, manager di una grossa filiale americana a Varese, se ne stava seduta sulla sua macchina, una Ford grigia seminuova, sulla riva del lago Maggiore ad Arona. Fuori dal finestrino abbassato osservava distrattamente le foglie cadere sotto un cielo che non prometteva nulla di buono. Si accese una sigaretta e soffiò il fumo fuori dell’abitacolo. Si sistemò una ciocca di capelli ribelle guardandosi nello specchietto di cortesia della vettura. Si vide bella, ancora bella, anche se non era più una giovinetta. Perché quel bastardo l’aveva lasciata per l’altra?
Un’infermiera moldava di trent’anni con un figlio ancor piccolo. Cosa poteva avere quella più di lei? Nulla se non un figlio. Di chissà poi quale padre. Eppure le aveva soffiato il marito. Un medico di provincia.
Si schiantassero contro un muro quei due…
La radio stava diffondendo una dolce musica lievemente sovrastata dal suono delle campane della chiesa. Le piaceva il suono delle campane, ricordava i tempi felici dell’appena passata gioventù: la domenica mattina quando la risvegliavano e lei si levava dal letto e andava di là, in cucina, per preparare la prima colazione che poi serviva al marito. Quanta gentilezza e quanto amore sprecato per quel bastardo! Ora la radio stava dicendo che lo scrittore Tal dei Tali avrebbe tenuto una presentazione del suo ultimo romanzo a Torino. Era lontana quella città. Lei non era forse libera quella domenica? Perché non lasciare Arona e farsi un bel viaggetto per andare ad ascoltare lo scrittore? Le piaceva molto leggere e lui era stato uno dei suoi autori preferiti. Scriveva così bene sull’amore romantico ed eterno! Nel suo ultimo libro aveva narrato di un amore perduto e poi ritrovato. Lei non lo avrebbe mai nemmeno sognato. Il suo cuore era pieno di risentimento verso quell’uomo, quel medico che le aveva rubato la gioventù per buttarla poi al vento.
Il titolo del nuovo romanzo suonava quanto mai curioso. “Non leggermi”: che strano titolo! Si risolse di partire il mattino dopo, domenica. In due ore sarebbe arrivata a Torino. Prima di rientrare a casa passò in libreria e acquistò quel libro. L’avrebbe letto quella notte.
Era bello leggere mentre fuori piovigginava e si sentiva la risacca del lago, creava una atmosfera quasi magica e coinvolgente. Il protagonista del romanzo scriveva all’amata della loro storia: era stata così bella e lui non desiderava finisse per un banale diverbio in cui erano anche volate parole grosse. Lui l’amava come non mai, non voleva assolutamente perderla… Leggeva quelle pagine e sentiva che l’uomo che la aveva scritte l’aveva fatto per lei. Rigirò il volume per guardare la fotografia dell’autore sulla quarta di copertina. Si trovò ad accostare le labbra a quel viso tanto dolce. Due lacrime scesero e si posarono su quell’immagine che parve tremolare e scuotere la testa. “Cos’è, non mi vuoi nemmeno tu che parli così bene dell’amore?” Chiese alla fotografia che ora sembrava tornata a sorridere.
Arrivò all’ultima pagina: il romanzo terminava con un invito che lo scrittore rivolgeva all’amata. “Non leggere la mia ultima lettera se non sei disposta a tornare da me. Non leggermi”. Lei chiuse il libro, lo poggiò sul comodino, spense la piccola abatjour e chiuse gli occhi. Si addormentò e sognò di trovarsi su di una potente Ferrari a fianco dello scrittore. Mio Dio com’era felice: era costui l’uomo della sua vita, non quel brutto bastardo con la sua infermiera. Gli augurò tutta l’infelicità del mondo e si lasciò andare alla musica che l’autoradio diffondeva.
Quando il mattino fece capolino sul lago, lei salì sulla sua Ford grigia e si avviò con molta tranquillità verso l’autostrada. Ora aveva smesso di piovere e il cielo aveva solo qualche nube sparsa. La radio diffondeva canzoni d’amore degli anni settanta che le fecero ricordare il bel tempo della fanciullezza e dei suoi sogni: il principe azzurro, l’amore senza fine, la gioia di una famiglia con i bimbi nati da quell’amore. Spense la radio. Le si stringeva un nodo alla gola. Gettò un furtivo sguardo alla copia del libro acquistato la sera prima e letto nella notte appena trascorsa. Quel giorno avrebbe avuto l’autografo dello scrittore sulla prima pagina. Dedicato a lei, solo a lei e…
Al termine della presentazione, lui le strinse la mano e la guardò dritta negli occhi. Qualcosa scattò in quello sguardo e le loro mani faticarono non poco a staccarsi. “Mi può aspettare mentre saluto i presenti e faccio qualche firma?”. “Certamente”, rispose lei come un automa. Si sedette sull’ultima sedia della sala in cui si era tenuta la presentazione e attese col libro fra le mani.
Un’ora dopo era seduta accanto a lui, sulla sua Ferrari testa rossa che filava a oltre duecento chilometri all’ora sull’autostrada che portava al confine con la Francia. Lei aveva poggiato il capo sulla spalla di lui ed era felice, tanto tanto felice. Lui aveva detto che erano secoli che la stava cercando e che aveva iniziato a scrivere pensando solo a lei, la donna della sua vita che certamente avrebbe incontrata attraverso un libro. Era alla fine successo.
Si raccontarono le loro storie che si somigliavano moltissimo. Anche sua moglie l’aveva abbandonato per mettersi con un medico. Lei, l’altra era una straniera con un figlio piccolo… Era stata l’infermiera che si era presa cura della sua anziana madre, una badante in poche parole. Si era finta tanto innamorata di lui sino a spingerlo a sposarla, poi…
Mentre a elevata velocità la Ferrari stava uscendo dal tunnel una vettura di media cilindrata compì un salto di corsia e l’urto, violentissimo, fu inevitabile. “Guarda - disse uno dei soccorritori che tentavano di rianimare il corpo di un uomo rantolante – è un nostro collega. Poveretto. Ha finito di fare il medico. Cento a uno che la donna è la sua infermiera?”. Dai documenti la supposizione risultò esatta.
In attesa dell’autoambulanza disposero i corpi allineati al ciglio della carreggiata: quello del medico accanto a quello della lettrice, quello dello scrittore accanto a quello dell’infermiera. La Ferrari, capovolta, con le ruote che ancora giravano nell’aria, era semidistrutta. Accanto alla carcassa un libro dal titolo curioso: “Non leggermi”. Uno dei soccorritori, dopo aver constatata la morte dei quattro automobilisti, lo raccolse e lo ripulì dal sangue. Sorrise d’un ghigno satanico e se lo mise nella tasca del camice. Rimase qualche attimo ad osservare compiaciuto la scena. “Giustizia è fatta! Ad ognuno il suo”, esclamò svanendo nel nulla…
Lei, quarantenne bruna, divorziata, manager di una grossa filiale americana a Varese, se ne stava seduta sulla sua macchina, una Ford grigia seminuova, sulla riva del lago Maggiore ad Arona. Fuori dal finestrino abbassato osservava distrattamente le foglie cadere sotto un cielo che non prometteva nulla di buono. Si accese una sigaretta e soffiò il fumo fuori dell’abitacolo. Si sistemò una ciocca di capelli ribelle guardandosi nello specchietto di cortesia della vettura. Si vide bella, ancora bella, anche se non era più una giovinetta. Perché quel bastardo l’aveva lasciata per l’altra?
Un’infermiera moldava di trent’anni con un figlio ancor piccolo. Cosa poteva avere quella più di lei? Nulla se non un figlio. Di chissà poi quale padre. Eppure le aveva soffiato il marito. Un medico di provincia.
Si schiantassero contro un muro quei due…
La radio stava diffondendo una dolce musica lievemente sovrastata dal suono delle campane della chiesa. Le piaceva il suono delle campane, ricordava i tempi felici dell’appena passata gioventù: la domenica mattina quando la risvegliavano e lei si levava dal letto e andava di là, in cucina, per preparare la prima colazione che poi serviva al marito. Quanta gentilezza e quanto amore sprecato per quel bastardo! Ora la radio stava dicendo che lo scrittore Tal dei Tali avrebbe tenuto una presentazione del suo ultimo romanzo a Torino. Era lontana quella città. Lei non era forse libera quella domenica? Perché non lasciare Arona e farsi un bel viaggetto per andare ad ascoltare lo scrittore? Le piaceva molto leggere e lui era stato uno dei suoi autori preferiti. Scriveva così bene sull’amore romantico ed eterno! Nel suo ultimo libro aveva narrato di un amore perduto e poi ritrovato. Lei non lo avrebbe mai nemmeno sognato. Il suo cuore era pieno di risentimento verso quell’uomo, quel medico che le aveva rubato la gioventù per buttarla poi al vento.
Il titolo del nuovo romanzo suonava quanto mai curioso. “Non leggermi”: che strano titolo! Si risolse di partire il mattino dopo, domenica. In due ore sarebbe arrivata a Torino. Prima di rientrare a casa passò in libreria e acquistò quel libro. L’avrebbe letto quella notte.
Era bello leggere mentre fuori piovigginava e si sentiva la risacca del lago, creava una atmosfera quasi magica e coinvolgente. Il protagonista del romanzo scriveva all’amata della loro storia: era stata così bella e lui non desiderava finisse per un banale diverbio in cui erano anche volate parole grosse. Lui l’amava come non mai, non voleva assolutamente perderla… Leggeva quelle pagine e sentiva che l’uomo che la aveva scritte l’aveva fatto per lei. Rigirò il volume per guardare la fotografia dell’autore sulla quarta di copertina. Si trovò ad accostare le labbra a quel viso tanto dolce. Due lacrime scesero e si posarono su quell’immagine che parve tremolare e scuotere la testa. “Cos’è, non mi vuoi nemmeno tu che parli così bene dell’amore?” Chiese alla fotografia che ora sembrava tornata a sorridere.
Arrivò all’ultima pagina: il romanzo terminava con un invito che lo scrittore rivolgeva all’amata. “Non leggere la mia ultima lettera se non sei disposta a tornare da me. Non leggermi”. Lei chiuse il libro, lo poggiò sul comodino, spense la piccola abatjour e chiuse gli occhi. Si addormentò e sognò di trovarsi su di una potente Ferrari a fianco dello scrittore. Mio Dio com’era felice: era costui l’uomo della sua vita, non quel brutto bastardo con la sua infermiera. Gli augurò tutta l’infelicità del mondo e si lasciò andare alla musica che l’autoradio diffondeva.
Quando il mattino fece capolino sul lago, lei salì sulla sua Ford grigia e si avviò con molta tranquillità verso l’autostrada. Ora aveva smesso di piovere e il cielo aveva solo qualche nube sparsa. La radio diffondeva canzoni d’amore degli anni settanta che le fecero ricordare il bel tempo della fanciullezza e dei suoi sogni: il principe azzurro, l’amore senza fine, la gioia di una famiglia con i bimbi nati da quell’amore. Spense la radio. Le si stringeva un nodo alla gola. Gettò un furtivo sguardo alla copia del libro acquistato la sera prima e letto nella notte appena trascorsa. Quel giorno avrebbe avuto l’autografo dello scrittore sulla prima pagina. Dedicato a lei, solo a lei e…
Al termine della presentazione, lui le strinse la mano e la guardò dritta negli occhi. Qualcosa scattò in quello sguardo e le loro mani faticarono non poco a staccarsi. “Mi può aspettare mentre saluto i presenti e faccio qualche firma?”. “Certamente”, rispose lei come un automa. Si sedette sull’ultima sedia della sala in cui si era tenuta la presentazione e attese col libro fra le mani.
Un’ora dopo era seduta accanto a lui, sulla sua Ferrari testa rossa che filava a oltre duecento chilometri all’ora sull’autostrada che portava al confine con la Francia. Lei aveva poggiato il capo sulla spalla di lui ed era felice, tanto tanto felice. Lui aveva detto che erano secoli che la stava cercando e che aveva iniziato a scrivere pensando solo a lei, la donna della sua vita che certamente avrebbe incontrata attraverso un libro. Era alla fine successo.
Si raccontarono le loro storie che si somigliavano moltissimo. Anche sua moglie l’aveva abbandonato per mettersi con un medico. Lei, l’altra era una straniera con un figlio piccolo… Era stata l’infermiera che si era presa cura della sua anziana madre, una badante in poche parole. Si era finta tanto innamorata di lui sino a spingerlo a sposarla, poi…
Mentre a elevata velocità la Ferrari stava uscendo dal tunnel una vettura di media cilindrata compì un salto di corsia e l’urto, violentissimo, fu inevitabile. “Guarda - disse uno dei soccorritori che tentavano di rianimare il corpo di un uomo rantolante – è un nostro collega. Poveretto. Ha finito di fare il medico. Cento a uno che la donna è la sua infermiera?”. Dai documenti la supposizione risultò esatta.
In attesa dell’autoambulanza disposero i corpi allineati al ciglio della carreggiata: quello del medico accanto a quello della lettrice, quello dello scrittore accanto a quello dell’infermiera. La Ferrari, capovolta, con le ruote che ancora giravano nell’aria, era semidistrutta. Accanto alla carcassa un libro dal titolo curioso: “Non leggermi”. Uno dei soccorritori, dopo aver constatata la morte dei quattro automobilisti, lo raccolse e lo ripulì dal sangue. Sorrise d’un ghigno satanico e se lo mise nella tasca del camice. Rimase qualche attimo ad osservare compiaciuto la scena. “Giustizia è fatta! Ad ognuno il suo”, esclamò svanendo nel nulla…
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