Talvolta il peso della valigia che ci portiamo in viaggio è così grande da non poter essere sollevato, ma basterebbe poco per alleggerirlo.
Volontariatoggi - In Italia ogni anno “vanno in vacanza” 33 milioni di persone: destinazione mare o montagna, oppure i molti centri storici che tutto il mondo ci invidia. È il 54% della popolazione italiana e di essi, come stima il sito disabilitaincifre.it, circa il 3% (1 milione e 750mila) hanno esigenze speciali. Significa che, oltre alle disabilità motorie, presentano una serie di necessità particolari che il luogo di destinazione spesso non è sicuro di poter soddisfare, da alimentari a mediche solo per fare due esempi.
Chi assicura che le farmacie del luogo abbiano quel farmaco che deve essere assunto più volte al giorno o che offrano tutta l’assistenza per i malati di diabete o dializzati? Spesso è solo questione di informazione e in giro per l’Italia ci sono diversi esempi a dimostrare che rispondere ed informare sulle esigenze speciali fa bene ai turisti ed anche al turismo.
“Le cifre -spiega Luca Fanucci, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’ Informazione elettronica, informatica, telecomunicazioni dell’Università di Pisa- mettono in evidenza che esistono utenti interessati a viaggiare, ma hanno paura di non trovare risposte adeguate al luogo che vorrebbero visitare. Non è solo un problema di accessibilità perchè le disabilità non sono solo motorie o sensoriali. Si tratta di una serie di altri bisogni che non è detto possano essere soddisfatti. Per questo parliamo di turismo accogliente. Dobbiamo considerare -aggiunge Fanucci- che questi ostacoli spesso bloccano l’intero nucleo familiare”. Sempre secondo le stime uffciali rimangono “al palo” circa 27,5 milioni di persone, circa il 46% del totale. Ben 8,5 milioni non lo fanno per problemi di salute o anzianità e quasi 3 milioni perché devono accudire un disabile.
Certo, non tutti si metterebbero in moto facilmente, ma 1,2 milioni lo farebbero se ci fosse una risposta adeguata alle esigenze di mobilità, alle necessità di tipo dietetico, al bisogno di ambienti che non scatenino allergie o con la certezza di cure mediche e visite. Sommati a coloro che viaggiano ugualmente, abbiamo un universo di 3 milioni di turisti pronti a dirigersi verso località più accoglienti.
“Il problema -spiega ancora Fanucci- è duplice: risolvere i problemi e veicolare le informazioni in modo che possano raggiungere gli utenti. Ci sono numerosi esempi che dimostrano che è possibile. Oltre che una questione di etica può anche avere un ritorno economico forte, soprattutto per le località meno ‘famose’ e sature di turismo che potrebbero caratterizzarsi per essere inclusive e facilmente accessibili”.
Di esempi in giro per l’Italia ce ne sono diversi: dalla città di Venezia che, pur nella difficile condizione di laguna formata da un centinaio di isole, fornisce tutte le informazioni utili per far capire all’utente se rispetta le sue dimensioni. A Lucca dove la Fondazione Banca del Monte di Lucca ha avviato il progetto “Lucca…diventare accessibile” che riguarda la zona sud-est del centro storico. La Fondazione della città toscana ha progettato un itinerario accessibile nel centro storico e scelto di sostenere alcuni progetti diversi e collegati, lavorando con le associazioni che operano nel settore della disabilità. Interventi integrati: l’abbattimento delle barriere architettoniche con l’inserimento di nuovi attraversamenti pedonali, nuove rampe per l’accesso agli edifici presenti, nuovi posti auto realizzati in prossimità di edifici di interesse pubblico e di un sistema di percorsi tattili, ma anche ausili alla mobilità per persone ipovedenti o non vedenti tramite l’utilizzo di dispositivi portatili come un bastone intelligente, un terminale mobile con GPS e un auricolare Bluetooth.
Pure le località di mare possono offrire molto: in Puglia è attivo il programma “Salento per tutti” con il progetto “Spiagge per tutti” che mette a disposizione sedie Job, resistenti, impermeabili e sicure per muoversi liberamente sulla sabbia senza bisogno di passerelle e di galleggiare agevolmente in acqua.
Oppure in alcune città come Lecce e Galatina è possibile prenotare gratuitamente visite “barrier free” con guide specializzate. Per rendere l’Italia veramente accogliente, basterebbe che tutti gli attori si mettessero insieme: dagli enti locali alle agenzie di promozione turistica, dalle strutture ricettive alle agenzie di viaggi, ma anche e spesso soprattutto gli operatori dei trasporti ad iniziare dai treni, mentre il trasporto aereo, grazie al diritto internazionale che si è affermato, è quello maggiormente pronto a facilitare l’accessibilità.
“L’informazione è la pietra miliare e sono tutte iniziative -conclude Fanucci- che non hanno costi eccessivi, serve buona volontà e qualche risorsa. L’utenza è vasta questo dimostra anche come possa investire in progetti di inclusione possa anche avere una sostenibilità economica”.
Volontariatoggi - In Italia ogni anno “vanno in vacanza” 33 milioni di persone: destinazione mare o montagna, oppure i molti centri storici che tutto il mondo ci invidia. È il 54% della popolazione italiana e di essi, come stima il sito disabilitaincifre.it, circa il 3% (1 milione e 750mila) hanno esigenze speciali. Significa che, oltre alle disabilità motorie, presentano una serie di necessità particolari che il luogo di destinazione spesso non è sicuro di poter soddisfare, da alimentari a mediche solo per fare due esempi.
Chi assicura che le farmacie del luogo abbiano quel farmaco che deve essere assunto più volte al giorno o che offrano tutta l’assistenza per i malati di diabete o dializzati? Spesso è solo questione di informazione e in giro per l’Italia ci sono diversi esempi a dimostrare che rispondere ed informare sulle esigenze speciali fa bene ai turisti ed anche al turismo.
“Le cifre -spiega Luca Fanucci, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’ Informazione elettronica, informatica, telecomunicazioni dell’Università di Pisa- mettono in evidenza che esistono utenti interessati a viaggiare, ma hanno paura di non trovare risposte adeguate al luogo che vorrebbero visitare. Non è solo un problema di accessibilità perchè le disabilità non sono solo motorie o sensoriali. Si tratta di una serie di altri bisogni che non è detto possano essere soddisfatti. Per questo parliamo di turismo accogliente. Dobbiamo considerare -aggiunge Fanucci- che questi ostacoli spesso bloccano l’intero nucleo familiare”. Sempre secondo le stime uffciali rimangono “al palo” circa 27,5 milioni di persone, circa il 46% del totale. Ben 8,5 milioni non lo fanno per problemi di salute o anzianità e quasi 3 milioni perché devono accudire un disabile.
Certo, non tutti si metterebbero in moto facilmente, ma 1,2 milioni lo farebbero se ci fosse una risposta adeguata alle esigenze di mobilità, alle necessità di tipo dietetico, al bisogno di ambienti che non scatenino allergie o con la certezza di cure mediche e visite. Sommati a coloro che viaggiano ugualmente, abbiamo un universo di 3 milioni di turisti pronti a dirigersi verso località più accoglienti.
“Il problema -spiega ancora Fanucci- è duplice: risolvere i problemi e veicolare le informazioni in modo che possano raggiungere gli utenti. Ci sono numerosi esempi che dimostrano che è possibile. Oltre che una questione di etica può anche avere un ritorno economico forte, soprattutto per le località meno ‘famose’ e sature di turismo che potrebbero caratterizzarsi per essere inclusive e facilmente accessibili”.
Di esempi in giro per l’Italia ce ne sono diversi: dalla città di Venezia che, pur nella difficile condizione di laguna formata da un centinaio di isole, fornisce tutte le informazioni utili per far capire all’utente se rispetta le sue dimensioni. A Lucca dove la Fondazione Banca del Monte di Lucca ha avviato il progetto “Lucca…diventare accessibile” che riguarda la zona sud-est del centro storico. La Fondazione della città toscana ha progettato un itinerario accessibile nel centro storico e scelto di sostenere alcuni progetti diversi e collegati, lavorando con le associazioni che operano nel settore della disabilità. Interventi integrati: l’abbattimento delle barriere architettoniche con l’inserimento di nuovi attraversamenti pedonali, nuove rampe per l’accesso agli edifici presenti, nuovi posti auto realizzati in prossimità di edifici di interesse pubblico e di un sistema di percorsi tattili, ma anche ausili alla mobilità per persone ipovedenti o non vedenti tramite l’utilizzo di dispositivi portatili come un bastone intelligente, un terminale mobile con GPS e un auricolare Bluetooth.
Pure le località di mare possono offrire molto: in Puglia è attivo il programma “Salento per tutti” con il progetto “Spiagge per tutti” che mette a disposizione sedie Job, resistenti, impermeabili e sicure per muoversi liberamente sulla sabbia senza bisogno di passerelle e di galleggiare agevolmente in acqua.
Oppure in alcune città come Lecce e Galatina è possibile prenotare gratuitamente visite “barrier free” con guide specializzate. Per rendere l’Italia veramente accogliente, basterebbe che tutti gli attori si mettessero insieme: dagli enti locali alle agenzie di promozione turistica, dalle strutture ricettive alle agenzie di viaggi, ma anche e spesso soprattutto gli operatori dei trasporti ad iniziare dai treni, mentre il trasporto aereo, grazie al diritto internazionale che si è affermato, è quello maggiormente pronto a facilitare l’accessibilità.
“L’informazione è la pietra miliare e sono tutte iniziative -conclude Fanucci- che non hanno costi eccessivi, serve buona volontà e qualche risorsa. L’utenza è vasta questo dimostra anche come possa investire in progetti di inclusione possa anche avere una sostenibilità economica”.
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