venerdì, agosto 05, 2011
Nell'ambito del progetto "cc.alps - Cambiamenti climatici: pensare al di là del proprio naso", la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) ha valutato l'efficacia dei provvedimenti per contrastare i cambiamenti climatici nelle Alpi.

GreenReport - La Cipra ha raccolto informazioni sulle iniziative per la protezione del clima e ne ha analizzato l'impatto su ambiente, economia e società. Lo scopo del lavoro è stato quello di rendere accessibili ad un vasto pubblico le misure volte a scongiurare i cambiamenti climatici, che si basano sui principi dello sviluppo sostenibile, nonché mettere in evidenza quegli interventi che hanno impatti negativi sulla natura e sull'ambiente, così come sul tessuto sociale e sull'economia.

Il settore agricolo subisce gli effetti dei cambiamenti climatici, benché esso stesso contribuisca all'emissione di gas serra oppure all'aumento della loro concentrazione in atmosfera. Una strategia sostenibile per il clima nel campo dell'agricoltura presuppone la definizione di strategie preventive e riferite al lungo periodo, dal livello aziendale a quello transfrontaliero. I settori più importanti di intervento riguardano la gestione del suolo e del paesaggio, dell'acqua, delle deiezioni animali e del ciclo del carbonio: tale gestione deve essere sostenibile, come previsto dai principi generali dell'agricoltura biologica, intesa come strategia globale di intervento.

Dal momento che oggi l'agricoltura è un settore fortemente sovvenzionato, esistono concrete possibilità di incentivazione nell'ambito delle politiche finanziarie di sostegno: i contributi dovrebbero essere forniti soltanto in caso di agricoltura sostenibile e a ridotto impatto sul clima

Queste le richieste della Cipra:

L'agricoltura biologica come risposta globale per la regione alpina

L'agricoltura alpina non può competere con quella di pianura in termini di prezzi. L'unica alternativa è quindi puntare su un livello qualitativo molto elevato. Produzioni locali di qualità possono inoltre rivestire un ruolo molto importante nel settore del turismo sostenibile. L'agricoltura biologica presenta tutti gli aspetti della sostenibilità ambientale: aumenta la capacità del suolo di immagazzinare il carbonio, nelle condizioni ottimali emette fino al 65% in meno di CO2 rispetto all'agricoltura tradizionale, fornisce contributi determinanti per la tutela della biodiversità e la protezione del suolo dall'erosione. La posizione della Cipra prevede quindi che tutta l'attività agricola svolta in ambito alpino sia coerente con i principi dell'agricoltura biologica e che i criteri di finanziamento pubblico siano finalizzati al perseguimento generalizzato di questo obiettivo. L'agricoltura sostenibile è quella biologica

Uso intelligente dell 'acqua

La maggior frequenza di periodi siccitosi conseguenti ai cambiamenti climatici, soprattutto in estate ed autunno, richiede un maggior uso di acqua a fini irrigui. L'autorizzazione a questi prelievi deve però essere concessa solo a condizione che non vengano compromesse le disponibilità di acqua ad uso potabile, né le caratteristiche ambientali di biotopi umidi. Le alternative ad un maggior utilizzo di acqua irrigua risiedono nella realizzazione di bacini irrigui, in sistemi di irrigazione a goccia, nell'aumento del contenuto di sostanza organica nel suolo (che consente di trattenere più acqua), nell'uso di varietà resistenti alla siccità. Esistono numerose informazioni su tali aspetti nell'ambito dell'agricoltura tradizionale: queste possono essere utilizzate per ottimizzare la selezione di varietà vegetali e razze animali adatte allo scopo.

L'uso delle biomasse per produrre energia è accettabile in misura molto limitata

La coltivazione di prodotti agricoli da destinare all'ottenimento di energia è poco efficiente: installando sulla stessa superficie impianti fotovoltaici è infatti possibile ottenere una quantità di energia molto maggiore. Inoltre, a seconda delle tecniche di coltivazione adottate, l'energia consumata può essere superiore a quella ottenibile. Infine, la necessità di ampie superfici da coltivare può determinare l'utilizzazione di terreni in precedenza occupati da formazioni boschive. L'uso di prodotti vegetali per la produzione di energia è inoltre una questione molto delicata, se rapportata all'attuale situazione alimentare mondiale. La produzione di energia dovrebbe quindi essere limitata ai casi in cui l'utilizzazione riguarda prodotti di scarto, di origine sia vegetale che animale.

Consumiamo meno carne, e solo proveniente da aziende biologiche locali

In definitiva, la protezione del clima è una questione di atteggiamento dei consumatori. L'allevamento del bestiame contribuisce per il 37% delle emissioni totali di metano dovute alle attività umane. Nel caso degli ossidi di azoto la percentuale sale al 65%, mentre per la CO2 il valore si assesta sul 9%. La situazione è senz'altro migliore nel caso di allevamenti estensivi, che non ricorrono all'acquisto di mangimi ed evitano l'uso di fertilizzanti chimici. Inoltre, in questo caso il suolo subisce minori lavorazioni e può quindi contribuire ad immagazzinare carbonio, al contrario dell'agricoltura tradizionale, ove invece il terreno viene regolarmente arato e la CO2 in esso contenuta rilasciata nell'atmosfera. Di conseguenza, è possibile ridurre i cambiamenti climatici consumando meno carne e, in questo caso, ricorrendo ad aziende biologiche locali.

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