«Come la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo colui dal quale tu e tutte le cose sono contenute, possedendo ciò che si possiede più saldamente rispetto agli altri possessi transitori di questo mondo» (FF 2893)
Il 2 agosto, festa di S. Maria degli Angeli alla Porziuncola, segna l'inizio della novena di S. Chiara: una coincidenza significativa che rimanda al forte legame esistente tra la Vergine degli Angeli e la santa assisiate, la cui vocazione nacque proprio in quel luogo a lei dedicato tanto caro a Francesco, come ci ricorda il suo biografo: «Non era opportuno che l’Ordine della verginità, suscitato alla sera dei tempi, fiorisse in altro luogo che non fosse quella cappella dedicata a colei che, prima fra tutte e fra tutte la più degna, sola fu madre e vergine» (FF 3171). Non solo la vocazione, ma tutta la vita di Chiara si svolse sotto l’egida di Maria, tanto che, se di Francesco si dice che fu l’alter Christus, Chiara è definita l’altera Maria, conformità che è sottolineata dallo stesso Francesco che attribuisce ad entrambe l'appellativo «sposa dello Spirito Santo» (FF 281, 2788).
Il suo amore per la Vergine emerse in modo particolare nei 40 anni trascorsi a San Damiano e fu testimoniato durante il Processo di canonizzazione dalle Sorelle che vissero con lei, che unanimemente la accostarono alla Madre di Gesù, per l’esemplarità di vita e le virtù di cui abbondava. Suor Cristiana de Messere Cristiano de Parisse disse di Chiara che «tutto quello de santità che se pò dire de alcuna santa donna dopo la Vergine Maria, in verità se possa dire de lei» (FF 3020); e suor Balvina de Messere Martino da Coccorano e suor Benvenuta de Madonna Diambra de Assisi affermarono che «da la Vergine Maria in qua, niuna donna fusse de maggiore merito che essa madonna (Chiara)» (FF 3051 e 3084).
Due in particolare sono gli aspetti della Vergine Maria che maggiormente influenzarono la sua via di conformazione a Cristo: la povertà e la maternità spirituale. Chiara desiderò imitare Maria nella povertà, per seguire e fare proprio l’esempio di Francesco, che le aveva espressamente scritto: «Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine. E prego voi, mie signore e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà» (FF 2790). Chiara abbracciò con gioia e fermezza "madonna povertade", perché rappresentava l’esperienza di spogliamento vissuta dal Signore nell’incarnazione, ed esortava le sorelle a fare altrettanto, per «conformarsi nel loro piccolo nido di povertà a Cristo povero, che la Madre poverella depose piccolino in un angusto presepio» (FF 3185). La contemplazione della scena di Betlemme, accanto a quella dell’umiliazione della Croce, fu sempre davanti ai suoi occhi e fu alla base della scelta radicale di non possedere beni, scelta che le fece chiedere al Papa il privilegio della povertà per lasciare il cuore libero di amare totalmente Cristo, come fece la sua santissima Madre.
Chiara, poverella di Cristo, non rimase però povera di frutti, perché visse la sua verginità come condizione per una più ampia fecondità umana e spirituale, testimoniando che la consacrazione non è sterilità, anzi, è occasione per vivere in sé, come Maria, il mistero della nascita del Signore. «È ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima dell'uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede» (FF 2892).
La maternità spirituale di Chiara fu anche un’esperienza umana concreta, che si esplicò nel "generare" e "nutrire" nella fede le tante sorelle che scelsero di vivere la sua stessa forma di vita e alle quali si dedicò con la generosità e la premura di una madre. Racconta la Leggenda che «questa venerabile abbadessa non soltanto amò le anime delle sue figlie, ma anche servì i loro fragili corpi con una grande attenzione di carità. Infatti spesso, durante il freddo della notte, copriva di propria mano quelle che dormivano ed ebbe riguardo per le invalide, che vedeva incapaci di conservare l’austerità comune, volendo che fossero contente di un regime di vita più moderato. Se qualcuna era turbata da una tentazione, se qualcun’altra, come può accadere, era presa da una mestizia, in segreto, chiamatele a sé, con lacrime le consolava. Talvolta si metteva ai piedi delle sofferenti per alleviare con carezze materne la forza del dolore » (FF3233).
La sua maternità non è poi cessata con la morte, anzi ha "gemmato" lungo questi 8 secoli migliaia di donne di tutte le età, razze e culture, che ancora oggi nei monasteri sparsi nei cinque continenti incarnano il carisma di Chiara e del suo "piantatore" Francesco nella sequela del Cristo povero e crocifisso per essere «specchio ed esempio a quanti vivono nel mondo» (FF 2829) della tenerezza e della provvidenza del Padre delle misericordie. E da buona madre Chiara continua a benedire tutti «con tutte le benedizioni con le quali il Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i figli e le figlie, e con le quali un padre e una madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali» (FF 2856).
Il 2 agosto, festa di S. Maria degli Angeli alla Porziuncola, segna l'inizio della novena di S. Chiara: una coincidenza significativa che rimanda al forte legame esistente tra la Vergine degli Angeli e la santa assisiate, la cui vocazione nacque proprio in quel luogo a lei dedicato tanto caro a Francesco, come ci ricorda il suo biografo: «Non era opportuno che l’Ordine della verginità, suscitato alla sera dei tempi, fiorisse in altro luogo che non fosse quella cappella dedicata a colei che, prima fra tutte e fra tutte la più degna, sola fu madre e vergine» (FF 3171). Non solo la vocazione, ma tutta la vita di Chiara si svolse sotto l’egida di Maria, tanto che, se di Francesco si dice che fu l’alter Christus, Chiara è definita l’altera Maria, conformità che è sottolineata dallo stesso Francesco che attribuisce ad entrambe l'appellativo «sposa dello Spirito Santo» (FF 281, 2788).
Il suo amore per la Vergine emerse in modo particolare nei 40 anni trascorsi a San Damiano e fu testimoniato durante il Processo di canonizzazione dalle Sorelle che vissero con lei, che unanimemente la accostarono alla Madre di Gesù, per l’esemplarità di vita e le virtù di cui abbondava. Suor Cristiana de Messere Cristiano de Parisse disse di Chiara che «tutto quello de santità che se pò dire de alcuna santa donna dopo la Vergine Maria, in verità se possa dire de lei» (FF 3020); e suor Balvina de Messere Martino da Coccorano e suor Benvenuta de Madonna Diambra de Assisi affermarono che «da la Vergine Maria in qua, niuna donna fusse de maggiore merito che essa madonna (Chiara)» (FF 3051 e 3084).
Due in particolare sono gli aspetti della Vergine Maria che maggiormente influenzarono la sua via di conformazione a Cristo: la povertà e la maternità spirituale. Chiara desiderò imitare Maria nella povertà, per seguire e fare proprio l’esempio di Francesco, che le aveva espressamente scritto: «Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine. E prego voi, mie signore e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà» (FF 2790). Chiara abbracciò con gioia e fermezza "madonna povertade", perché rappresentava l’esperienza di spogliamento vissuta dal Signore nell’incarnazione, ed esortava le sorelle a fare altrettanto, per «conformarsi nel loro piccolo nido di povertà a Cristo povero, che la Madre poverella depose piccolino in un angusto presepio» (FF 3185). La contemplazione della scena di Betlemme, accanto a quella dell’umiliazione della Croce, fu sempre davanti ai suoi occhi e fu alla base della scelta radicale di non possedere beni, scelta che le fece chiedere al Papa il privilegio della povertà per lasciare il cuore libero di amare totalmente Cristo, come fece la sua santissima Madre.
Chiara, poverella di Cristo, non rimase però povera di frutti, perché visse la sua verginità come condizione per una più ampia fecondità umana e spirituale, testimoniando che la consacrazione non è sterilità, anzi, è occasione per vivere in sé, come Maria, il mistero della nascita del Signore. «È ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima dell'uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede» (FF 2892).
La maternità spirituale di Chiara fu anche un’esperienza umana concreta, che si esplicò nel "generare" e "nutrire" nella fede le tante sorelle che scelsero di vivere la sua stessa forma di vita e alle quali si dedicò con la generosità e la premura di una madre. Racconta la Leggenda che «questa venerabile abbadessa non soltanto amò le anime delle sue figlie, ma anche servì i loro fragili corpi con una grande attenzione di carità. Infatti spesso, durante il freddo della notte, copriva di propria mano quelle che dormivano ed ebbe riguardo per le invalide, che vedeva incapaci di conservare l’austerità comune, volendo che fossero contente di un regime di vita più moderato. Se qualcuna era turbata da una tentazione, se qualcun’altra, come può accadere, era presa da una mestizia, in segreto, chiamatele a sé, con lacrime le consolava. Talvolta si metteva ai piedi delle sofferenti per alleviare con carezze materne la forza del dolore » (FF3233).
La sua maternità non è poi cessata con la morte, anzi ha "gemmato" lungo questi 8 secoli migliaia di donne di tutte le età, razze e culture, che ancora oggi nei monasteri sparsi nei cinque continenti incarnano il carisma di Chiara e del suo "piantatore" Francesco nella sequela del Cristo povero e crocifisso per essere «specchio ed esempio a quanti vivono nel mondo» (FF 2829) della tenerezza e della provvidenza del Padre delle misericordie. E da buona madre Chiara continua a benedire tutti «con tutte le benedizioni con le quali il Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i figli e le figlie, e con le quali un padre e una madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali» (FF 2856).
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