Un miliardo all'anno dal contributo di solidarietà, otto dai risparmi del Palazzo. Addizionale sui redditi. Ecco tutti i contenuti della manovra anti-crisi varata dal Consiglio dei Ministri.
20 miliardi nel 2012, altri 25.5 nel 2013. Per arrivare al pareggio di bilancio un anno prima del previsto, servirà uno sforzo aggiuntivo di 45,5 miliardi di euro. Che, naturalmente, si somma alle misure già decise tre settimane fa. Calcolando anche queste, la correzione dei conti sale a 25,5 miliardi nel 2012, a 49,5 nel 2013 (superando così il «record» della manovra Amato del '92), più i 20 del 2014. Ed essendo composta da misure quasi tutte di carattere permanente, la cifra complessiva è astronomica: 195 miliardi di euro in tre anni, senza contare che parte del decreto avrà effetto anche sui conti pubblici di quest'anno. La maggior parte delle risorse arriveranno dai tagli alla spesa pubblica, ma nella manovra entrano anche nuove tasse. A fare i sacrifici maggiori sarà la spesa dei ministeri e degli enti locali, ma un contributo decisivo arriverà dalla riforma dell'assistenza sociale (o dal taglio delle detrazioni fiscali). E, anche se in misura più contenuta, pagheranno pure i lavoratori del settore privato, i pensionati, i risparmiatori, le società energetiche. Ecco come.
Il contributo di solidarietà - A carico dei lavoratori dipendenti del settore privato e degli autonomi scatta un contributo di solidarietà per il 2012 ed il 2013. I datori di lavoro tratteranno, e poi gireranno all'erario, il 5% della retribuzione lorda eccedente i 90 mila euro annui ed il 10% della parte che supera i 150 mila euro. Esattamente come previsto dalla manovra dell'anno scorso per i dipendenti pubblici, per quest'anno ed il prossimo. Per i lavoratori autonomi si interverrà in sede di dichiarazione dei redditi, con l'applicazione di un'addizionale Irpef (da stabilire) sulle due aliquote più alte, quella del 41% che scatta oltre i 55 mila euro lordi annui e quella del 43% che vale per la quota di reddito eccedente i 70 mila euro. Dal contributo di solidarietà è atteso un gettito di circa un miliardo di euro l'anno.
Le nuove imposte - Per tutte le rendite finanziarie, fatta eccezione per i rendimenti dei titoli di Stato, il decreto stabilisce un'aliquota unica di tassazione, pari al 20%. Significa che la tassa sui depositi bancari scenderà rispetto all'attuale 27%, mentre salirà l'imposizione sui capital gain, oggi pari al 12,5%. Anche dal riordino delle tasse sulle rendite è atteso un maggior gettito di circa un miliardo. Più o meno la stessa cifra arriverà dall'aumento delle tasse sui giochi e delle accise su carburanti e tabacco. A carico delle società energetiche scatterà, poi, una nuova «Robin Hood Tax» come la chiama il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ed anche in questo caso sono previste maggiori entrate per un miliardo.
Pensioni e lavoro - Saltati per l'opposizione della Lega e dei sindacati, nella manovra non ci sono più le misure per scoraggiare ulteriormente le pensioni anticipate. Per le donne impiegate nel privato, sarà invece anticipato al 2016 l'avvio del percorso che porterà l'età per la pensione di vecchiaia dagli attuali 60 a 65 anni. Si procederà in modo molto graduale, per arrivare a regime nel 2028. I risparmi attesi dalla previdenza (un miliardo nel 2012 e altrettanto nel 2013) arriveranno dal rinvio di due anni del pagamento della buonuscita (che corrisponde al Tfr) per i lavoratori pubblici che optano per il pensionamento anticipato. Il congelamento biennale della liquidazione (che non impedisce ovviamente la permanenza al lavoro) assorbirà lo scaglionamento della buonuscita già deciso nel luglio 2010. Anche per i lavoratori della scuola, finora esclusi, si applicherà il regime delle finestre mobili per la pensione, il che significa aspettare 9 mesi dopo i requisiti. Per gli statali, però, ci sono altre brutte notizie: rischiano infatti il mancato pagamento della tredicesima se la pubblica amministrazione in cui sono occupati non rispetterà i parametri di spesa.
Nel decreto entra anche una norma che stabilisce la validità «erga omnes» dei contratti aziendali stipulati in base all'intesa tra sindacati e Confindustria di giugno. I contratti potranno anche derogare dal contratto nazionale e dallo Statuto dei Lavoratori e saranno incentivati fiscalmente con l'aliquota del 10% sulla retribuzione collegata alla produttività. Un'altra norma ridefinisce la disciplina del tirocinio, per evitarne l'abuso, mentre diventa reato penale l'intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro.
I costi della politica - L'intervento sull'apparato dello Stato vale circa 8,5 miliardi l'anno. Saranno accorpati i Comuni con meno di mille abitanti (sono 1.500), e abolite le Provincie (sono 34) con meno di 300 mila abitanti. Ci saranno dei nuovi limiti al numero degli assessori provinciali e comunali, poi scatterà l'incompatibilità tra il mandato parlamentare e gli incarichi pubblici (e un taglio del 50% dell'indennità se il parlamentare continua a esercitare la professione), mentre tutti gli «eletti» e i dipendenti dello Stato saranno costretti a volare in classe economica. Nel complesso la manovra sui costi della politica porterà alla cancellazione di 54 mila poltrone.
Enti locali e ministeri - Per loro la nuova manovra sarà un boccone amarissimo da digerire, con altri 9,5 miliardi di tagli nel biennio 2012-13, che si aggiungono a quelli già pesanti decisi nel 2010 e tre settimane fa. Nel solo 2012 ci saranno minori trasferimenti ai Comuni per 1,7 miliardi, per 700 milioni alle Province, per 3,6 miliardi alle Regioni (2 solo per quelle a statuto speciale). Con il decreto sarà tuttavia anticipato al 2012 l'avvio del federalismo fiscale, che consentirà ai Comuni di rimpinguare le casse con la nuova Imposta municipale unica. Regioni ed enti locali saranno poi chiamati a liberalizzare ed eventualmente privatizzare i servizi pubblici. Anche sui ministeri si abbatterà un'altra stangata. Per il 2012 sono previsti 6 miliardi di tagli ulteriori (5 se funzionerà la «Robin Hood Tax»), cui se ne aggiungeranno altri 2,5 nel 2013. Il dettaglio delle riduzioni di spesa per ciascuno ministero sarà operato a settembre all'interno della nuova Legge di Stabilità.
Le altre misure - La delega per la riforma dell'assistenza sociale sarà anticipata al 2011 e dispiegherà i suoi effetti già nel 2012 (con un risparmio di 4 miliardi, che saliranno a 17 nel 2013): sarà messo a punto un nuovo «indicatore di bisogno» più severo per l'accesso alle prestazioni dell'Inps, poi saranno rivisti i criteri per le pensioni di invalidità e gli assegni di reversibilità. Se non dovesse aver successo la riforma dell'assistenza, i 17 miliardi arriveranno da un taglio di pari entità di tutte le agevolazioni, deduzioni e detrazioni fiscali.
Nel pacchetto messo a punto dall'esecutivo ci sono poi alcune misure per contrastare l'evasione. A cominciare dalle sanzioni, che possono arrivare fino alla sospensione dai relativi Ordini, dei professionisti che non rilasciano le fatture. Per contrastare l'economia in nero il limite all'uso del contante scende alle transazioni di importo pari o superiore ai 2.500 euro, mentre dal prossimo anno ci sarà una nuova revisione degli studi di settore, lo strumento attraverso il quale gran parte degli autonomi pagano le tasse. Confermato anche l'accorpamento nella domenica delle festività non religiose previste dal Concordato: il 25 aprile, il primo maggio e anche la festa del santo patrono della città, dunque, si andrà a scuola o al lavoro (e senza il pagamento della festività). Il decreto contiene, infine, anche una norma quadro per la liberalizzazione delle professioni.
20 miliardi nel 2012, altri 25.5 nel 2013. Per arrivare al pareggio di bilancio un anno prima del previsto, servirà uno sforzo aggiuntivo di 45,5 miliardi di euro. Che, naturalmente, si somma alle misure già decise tre settimane fa. Calcolando anche queste, la correzione dei conti sale a 25,5 miliardi nel 2012, a 49,5 nel 2013 (superando così il «record» della manovra Amato del '92), più i 20 del 2014. Ed essendo composta da misure quasi tutte di carattere permanente, la cifra complessiva è astronomica: 195 miliardi di euro in tre anni, senza contare che parte del decreto avrà effetto anche sui conti pubblici di quest'anno. La maggior parte delle risorse arriveranno dai tagli alla spesa pubblica, ma nella manovra entrano anche nuove tasse. A fare i sacrifici maggiori sarà la spesa dei ministeri e degli enti locali, ma un contributo decisivo arriverà dalla riforma dell'assistenza sociale (o dal taglio delle detrazioni fiscali). E, anche se in misura più contenuta, pagheranno pure i lavoratori del settore privato, i pensionati, i risparmiatori, le società energetiche. Ecco come.
Il contributo di solidarietà - A carico dei lavoratori dipendenti del settore privato e degli autonomi scatta un contributo di solidarietà per il 2012 ed il 2013. I datori di lavoro tratteranno, e poi gireranno all'erario, il 5% della retribuzione lorda eccedente i 90 mila euro annui ed il 10% della parte che supera i 150 mila euro. Esattamente come previsto dalla manovra dell'anno scorso per i dipendenti pubblici, per quest'anno ed il prossimo. Per i lavoratori autonomi si interverrà in sede di dichiarazione dei redditi, con l'applicazione di un'addizionale Irpef (da stabilire) sulle due aliquote più alte, quella del 41% che scatta oltre i 55 mila euro lordi annui e quella del 43% che vale per la quota di reddito eccedente i 70 mila euro. Dal contributo di solidarietà è atteso un gettito di circa un miliardo di euro l'anno.
Le nuove imposte - Per tutte le rendite finanziarie, fatta eccezione per i rendimenti dei titoli di Stato, il decreto stabilisce un'aliquota unica di tassazione, pari al 20%. Significa che la tassa sui depositi bancari scenderà rispetto all'attuale 27%, mentre salirà l'imposizione sui capital gain, oggi pari al 12,5%. Anche dal riordino delle tasse sulle rendite è atteso un maggior gettito di circa un miliardo. Più o meno la stessa cifra arriverà dall'aumento delle tasse sui giochi e delle accise su carburanti e tabacco. A carico delle società energetiche scatterà, poi, una nuova «Robin Hood Tax» come la chiama il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ed anche in questo caso sono previste maggiori entrate per un miliardo.
Pensioni e lavoro - Saltati per l'opposizione della Lega e dei sindacati, nella manovra non ci sono più le misure per scoraggiare ulteriormente le pensioni anticipate. Per le donne impiegate nel privato, sarà invece anticipato al 2016 l'avvio del percorso che porterà l'età per la pensione di vecchiaia dagli attuali 60 a 65 anni. Si procederà in modo molto graduale, per arrivare a regime nel 2028. I risparmi attesi dalla previdenza (un miliardo nel 2012 e altrettanto nel 2013) arriveranno dal rinvio di due anni del pagamento della buonuscita (che corrisponde al Tfr) per i lavoratori pubblici che optano per il pensionamento anticipato. Il congelamento biennale della liquidazione (che non impedisce ovviamente la permanenza al lavoro) assorbirà lo scaglionamento della buonuscita già deciso nel luglio 2010. Anche per i lavoratori della scuola, finora esclusi, si applicherà il regime delle finestre mobili per la pensione, il che significa aspettare 9 mesi dopo i requisiti. Per gli statali, però, ci sono altre brutte notizie: rischiano infatti il mancato pagamento della tredicesima se la pubblica amministrazione in cui sono occupati non rispetterà i parametri di spesa.
Nel decreto entra anche una norma che stabilisce la validità «erga omnes» dei contratti aziendali stipulati in base all'intesa tra sindacati e Confindustria di giugno. I contratti potranno anche derogare dal contratto nazionale e dallo Statuto dei Lavoratori e saranno incentivati fiscalmente con l'aliquota del 10% sulla retribuzione collegata alla produttività. Un'altra norma ridefinisce la disciplina del tirocinio, per evitarne l'abuso, mentre diventa reato penale l'intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro.
I costi della politica - L'intervento sull'apparato dello Stato vale circa 8,5 miliardi l'anno. Saranno accorpati i Comuni con meno di mille abitanti (sono 1.500), e abolite le Provincie (sono 34) con meno di 300 mila abitanti. Ci saranno dei nuovi limiti al numero degli assessori provinciali e comunali, poi scatterà l'incompatibilità tra il mandato parlamentare e gli incarichi pubblici (e un taglio del 50% dell'indennità se il parlamentare continua a esercitare la professione), mentre tutti gli «eletti» e i dipendenti dello Stato saranno costretti a volare in classe economica. Nel complesso la manovra sui costi della politica porterà alla cancellazione di 54 mila poltrone.
Enti locali e ministeri - Per loro la nuova manovra sarà un boccone amarissimo da digerire, con altri 9,5 miliardi di tagli nel biennio 2012-13, che si aggiungono a quelli già pesanti decisi nel 2010 e tre settimane fa. Nel solo 2012 ci saranno minori trasferimenti ai Comuni per 1,7 miliardi, per 700 milioni alle Province, per 3,6 miliardi alle Regioni (2 solo per quelle a statuto speciale). Con il decreto sarà tuttavia anticipato al 2012 l'avvio del federalismo fiscale, che consentirà ai Comuni di rimpinguare le casse con la nuova Imposta municipale unica. Regioni ed enti locali saranno poi chiamati a liberalizzare ed eventualmente privatizzare i servizi pubblici. Anche sui ministeri si abbatterà un'altra stangata. Per il 2012 sono previsti 6 miliardi di tagli ulteriori (5 se funzionerà la «Robin Hood Tax»), cui se ne aggiungeranno altri 2,5 nel 2013. Il dettaglio delle riduzioni di spesa per ciascuno ministero sarà operato a settembre all'interno della nuova Legge di Stabilità.
Le altre misure - La delega per la riforma dell'assistenza sociale sarà anticipata al 2011 e dispiegherà i suoi effetti già nel 2012 (con un risparmio di 4 miliardi, che saliranno a 17 nel 2013): sarà messo a punto un nuovo «indicatore di bisogno» più severo per l'accesso alle prestazioni dell'Inps, poi saranno rivisti i criteri per le pensioni di invalidità e gli assegni di reversibilità. Se non dovesse aver successo la riforma dell'assistenza, i 17 miliardi arriveranno da un taglio di pari entità di tutte le agevolazioni, deduzioni e detrazioni fiscali.
Nel pacchetto messo a punto dall'esecutivo ci sono poi alcune misure per contrastare l'evasione. A cominciare dalle sanzioni, che possono arrivare fino alla sospensione dai relativi Ordini, dei professionisti che non rilasciano le fatture. Per contrastare l'economia in nero il limite all'uso del contante scende alle transazioni di importo pari o superiore ai 2.500 euro, mentre dal prossimo anno ci sarà una nuova revisione degli studi di settore, lo strumento attraverso il quale gran parte degli autonomi pagano le tasse. Confermato anche l'accorpamento nella domenica delle festività non religiose previste dal Concordato: il 25 aprile, il primo maggio e anche la festa del santo patrono della città, dunque, si andrà a scuola o al lavoro (e senza il pagamento della festività). Il decreto contiene, infine, anche una norma quadro per la liberalizzazione delle professioni.
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