I manifestanti ritengono le proposte del Primo Ministro 'inconsistenti' e dichiarano che l'epicentro delle manifestazioni si sposterà per estendere le proteste
PeaceReporter - I manifestanti israeliani, in piazza ormai da un mese per protestare contro il carovita e il divario tra ricchi e poveri, hanno deciso di spostare temporaneamente l'epicentro delle proteste. Il raduno previsto per sabato sera si terrà nella "periferia": il luogo prescelto è Beersheva, capoluogo della regione meridionale di Neghev. Cortei minori sono convocati in altre 11 città, incluse Haifa (nel nord), Eilat (Mar Rosso) o Netanya. Lo conferma Stav Shavir, uno dei giovani leader della tendopoli di Tel aviv, che dichiara che la decisione è stata presa nel tentativo di estendere la protesta e di mantendere alta la pressione sul governo.
"Da un mese in qua Netanyahu cerca solo di umiliarci, di dividerci, di guadagnare tempo e non fa letteralmente nulla", denuncia Shafir, definendo "inconsistenti" le offerte di dialogo del Primo ministro.
Al momento secondo i sondaggi i manifestanti hanno il sostegno dell'80 per cento dell'opinione pubblica, ma gli analisti ritengono che il movimento si trovi a un bivio: dovrà scegliere se conservare la quasi unanimità dei consensi o fissare delle priorità per quanto riguarda le rivendicazioni dell'opposizione.
Alcuni settori della protesta ritengono che la giustizia sociale sarebbe raggiungibile solo eliminando le enormi voci del bilancio riservate da Tel Aviv agli insediamenti dei Territori occupati. I commentatori nazionalisti, tra cui Hagaii Segal, definiscono questi manifestanti "social-demagoghi".
PeaceReporter - I manifestanti israeliani, in piazza ormai da un mese per protestare contro il carovita e il divario tra ricchi e poveri, hanno deciso di spostare temporaneamente l'epicentro delle proteste. Il raduno previsto per sabato sera si terrà nella "periferia": il luogo prescelto è Beersheva, capoluogo della regione meridionale di Neghev. Cortei minori sono convocati in altre 11 città, incluse Haifa (nel nord), Eilat (Mar Rosso) o Netanya. Lo conferma Stav Shavir, uno dei giovani leader della tendopoli di Tel aviv, che dichiara che la decisione è stata presa nel tentativo di estendere la protesta e di mantendere alta la pressione sul governo.
"Da un mese in qua Netanyahu cerca solo di umiliarci, di dividerci, di guadagnare tempo e non fa letteralmente nulla", denuncia Shafir, definendo "inconsistenti" le offerte di dialogo del Primo ministro.
Al momento secondo i sondaggi i manifestanti hanno il sostegno dell'80 per cento dell'opinione pubblica, ma gli analisti ritengono che il movimento si trovi a un bivio: dovrà scegliere se conservare la quasi unanimità dei consensi o fissare delle priorità per quanto riguarda le rivendicazioni dell'opposizione.
Alcuni settori della protesta ritengono che la giustizia sociale sarebbe raggiungibile solo eliminando le enormi voci del bilancio riservate da Tel Aviv agli insediamenti dei Territori occupati. I commentatori nazionalisti, tra cui Hagaii Segal, definiscono questi manifestanti "social-demagoghi".
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