E finalmente la Padania arrivò... o no?
L’estate di questo 2011 sarà ricordata negli anni a venire come la più perturbata. Intendiamoci, non meteorologicamente ma politicamente ed economicamente. Temporali, ma che dico, tempeste terrificanti, quando non addirittura tornado, hanno scoperchiato ogni giorno tetti che sembravano edificati con solide campate sostenute da travi secolari. Insomma ci siamo ritrovati tutti con il deretano per terra. Ci è toccato ascoltare filippiche di super economisti che hanno pontificato da ogni pulpito, montano o marino a seconda di dove erano andati a ritemprarsi dalle immani fatiche di far quadrare assurdi bilanci. Incontri con tutti e per tutti nelle sedi deputate... risultati: zero. Il governo che vuole tagliare tutto a tutti. Patrimoniali, ritocchi alle pensioni, prelievi di solidarietà, rientro delle truppe sparse in ogni angolo della terra e tutto il resto che ormai conosciamo.
Una mattina di qualche giorno fa, il nostro Bossi si era risvegliato e, spalancando la finestra della sua camera da letto, aveva gettato uno sguardo assonnato alla pianura e alla montagna ed era fortemente trasalito. “Uella, cosa accade? Che si trama? Cosa fa l’Italia? Va a rotoli? Sta per cadere con tutti quei cattivoni che le fanno lo sgambetto? Ades ghe pensi mi”, aveva deciso parafrasando l’amico di sempre. Preso il megafono (ne ha sempre uno a portata di mano), si era messo ad urlare a squarciagola un mitico e roboante nome: “Padaniaaaaa!”.
Poi, con un potente binocolo si era messo a scrutare l’orizzonte nebbioso, non per la nebbia ma per il fumo del sigarone che saliva dietro le potenti lenti. “Eccolaaa... avanza, arriva! Avvisate Calderoli e gli altri che si preparino ad accoglierla!”. Attraverso lo strumento ottico stava osservando una giunonica contadina vestita del verde dei prati che stava avanzando con decisione. Nella destra un grande paiolo di rame per la polenta e nella sinistra una frusta lignea. Lo sguardo fiero, i tratti del bel viso distesi in un vago sorriso. L’erba della pianura ondeggiava al suo maestoso incedere. Uno spettacolo che apriva il cuore e dava gioia agli stanchi occhi del grande guerriero. Eccola finalmente!
Il nostro senatur si rivestì velocemente, indossò una candida canottiera ed un paio di pantaloni ovviamente verdi e corse incontro al luminoso essere che stava sopraggiungendo. “Padania, amore mio!”, gridò con quanto fiato aveva in gola gettandosi ai suoi piedi con le lacrime agli occhi. La splendida signora in verde si fermò un istante ad osservare quell’uomo che le stava dichiarando tutto il suo amore, poi tutti udirono la sua voce: “Cosa stai dicendo! Il mio nome non è quello!”.
“Ma tu sei accorsa al mio richiamo... hai la veste verde, il paiolo della polenta in mano... Come puoi dire di non essere la Padania?”. Lei lo guardò scuotendo le fluenti chiome e disse: “Io sono l’Italia, salame! Oggi sono vestita solo di verde poiché ho lasciato a chi mi ha veramente amato e ha dato la sua vita per me e la mia unità la mia cintura rossa del loro sangue ed il mio velo bianco per sudario. T’è capi? La tua Padania è solo un lembo delle mie vesti e non ti permetterò di strapparmelo. Torna a casa e lavora per me, non contro di me. Voglio bene anche a te seppur non te lo meriti. Ciao Umberto, lasciami andare che ho tante cose da fare!”.
L’ Umberto adesso aveva capito. Abbassò il capo e si avviò triste e sconsolato verso la foce del Po e fece un bagno purificatore.
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È presente 1 commento
SEMPRE PIù BRAVO! speriamo che l'abbia capito davvero leggendo questo bellissimo articolo
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