Il fragore dei ‘cacerolazos’, le manifestazioni rumorose a suon di coperchi e pentole, levatosi ieri notte da Plaza Italia, a Santiago del Cile, si è udito fino al palazzo presidenziale della Moneda, chiudendo una nuova giornata di mobilitazioni in tutto il paese convocate dal movimento studentesco che ha portato in piazza almeno 150.000 persone, secondo gli organizzatori, ‘appena’ 70-80.000, secondo il governo
Agenzia Misna - “Lo hanno sentito tutti, ovunque, speriamo che lo senta anche il presidente e risponda alle nostre richieste” ha detto Camila Vallejo, giovane, graziosa e combattiva presidente della Federazione degli studenti dell’Università del Cile. “C’è forse qualcuno che non sta ascoltando?” ha scritto sul suo account di ‘Twitter’ Jaime Gajardo, presidente del Collegio dei docenti, al fianco degli studenti in quella che è considerata una mobilitazione senza precedenti nella storia recente del Cile, cominciata tre mesi fa e mirata a un chiaro e legittimo obiettivo: “Istruzione gratuita e di qualità”.
Dal nord al sud del paese, a migliaia hanno risposto all’appello degli studenti a scendere nelle strade: alle istanze dei giovani se ne continuano a unire altre, in testa la rinazionalizzazione del rame, di cui il Cile è il primo produttore mondiale.
Oggi scadrà un ‘ultimatum’ di sei giorni dato all’amministrazione del presidente conservatore Sebastián Piñera dal movimento studentesco che ha bocciato finora le proposte di riforma del settore educativo giudicandole insufficienti. “Se il governo non è capace di dare una risposta, esigeremo un’altra soluzione, non istituzionale: convocare un referendum affinché sia la cittadinanza a decidere quale debba essere il futuro dell’educazione nel nostro paese” ha aggiunto Vallejo.
Le proteste di ieri si sono concluse con oltre 270 arresti, 16 studenti contusi e 23 ‘Carabineros’ feriti, secondo un bilancio ufficiale.
Agenzia Misna - “Lo hanno sentito tutti, ovunque, speriamo che lo senta anche il presidente e risponda alle nostre richieste” ha detto Camila Vallejo, giovane, graziosa e combattiva presidente della Federazione degli studenti dell’Università del Cile. “C’è forse qualcuno che non sta ascoltando?” ha scritto sul suo account di ‘Twitter’ Jaime Gajardo, presidente del Collegio dei docenti, al fianco degli studenti in quella che è considerata una mobilitazione senza precedenti nella storia recente del Cile, cominciata tre mesi fa e mirata a un chiaro e legittimo obiettivo: “Istruzione gratuita e di qualità”.
Dal nord al sud del paese, a migliaia hanno risposto all’appello degli studenti a scendere nelle strade: alle istanze dei giovani se ne continuano a unire altre, in testa la rinazionalizzazione del rame, di cui il Cile è il primo produttore mondiale.
Oggi scadrà un ‘ultimatum’ di sei giorni dato all’amministrazione del presidente conservatore Sebastián Piñera dal movimento studentesco che ha bocciato finora le proposte di riforma del settore educativo giudicandole insufficienti. “Se il governo non è capace di dare una risposta, esigeremo un’altra soluzione, non istituzionale: convocare un referendum affinché sia la cittadinanza a decidere quale debba essere il futuro dell’educazione nel nostro paese” ha aggiunto Vallejo.
Le proteste di ieri si sono concluse con oltre 270 arresti, 16 studenti contusi e 23 ‘Carabineros’ feriti, secondo un bilancio ufficiale.
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