venerdì, agosto 05, 2011
“All’inizio eravamo trecento, ma un centinaio, soprattutto donne, non ce l’hanno fatta e gli uomini sono stati costretti a buttare in acqua i loro corpi”. E’ il racconto di una giovane migrante di nazionalità marocchina sopravvissuta all’ennesimo dramma consumatosi nelle ultime ore nel Mediterraneo, stando a quanto hanno detto finora i superstiti trasferiti nella serata di ieri a Lampedusa dalla Guardia Costiera.

Agenzia Misna - Sull’entità della tragedia le forze dell’ordine stanno tentando di fare chiarezza: di certo si sa che gran parte dei circa 300 migranti tratti in salvo è in gravi condizioni di salute. I primi ad essere trasferiti al Poliambulatorio dell’isola hanno detto di essere partiti venerdì scorso dalla Libia con il barcone su cui sono stati ritrovati, a 90 miglia dalle coste di Lampedusa, e di essere rimasti alla deriva per un guasto al motore. La Farnesina ha chiesto al comando Nato di Napoli una verifica sulla notizia relativa alla presenza, a 27 miglia dall’imbarcazione in avaria, di una nave dell’Alleanza atlantica che si sarebbe rifiutata di soccorrere i migranti, come richiesto dalle autorità italiane.

Si continua intanto a indagare sulle circostanze della morte dei 25 migranti arrivati già cadaveri a Lampedusa lunedì notte. Rimasti chiusi nella stiva dell’imbarcazione su cui si trovavano insieme ad altre 300 persone, sarebbero morti per asfissia ma almeno due di loro presenterebbero evidenti lesioni da percosse.

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