mercoledì, agosto 10, 2011
“Le morti sul lavoro sono una tragedia che chiede interventi concreti nel campo della prevenzione”

Radio Vaticana - Così Federico Maritan direttore dell’Osservatorio sul Lavoro di Vega Engineering che stima dall’inizio del 2011 un incremento del 7,5%, rispetto allo scorso anno, delle morti bianche. Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemente detengono il primato di vittime in relazione alla popolazione residente. Agricoltura ed edilizia i settori a maggior rischio. Ascolta Massimiliano Menichetti:

Un vero e proprio bollettino di guerra quello delle cosiddette “morti bianche”, ovvero le vittime del lavoro spesso causate per mancanza di adeguati sistemi di sicurezza a volte per tragiche fatalità. Solo quest’anno secondo Vega Engineering in Italia hanno perso la vita dall’inizio dell’anno 301 persone, il 7,5% in più rispetto al 2010. Agricoltura ed edilizia i settori più a rischio senza considerare le morti sulle strade per motivi di lavoro. Federico Maritan direttore dell’Osservatorio sul Lavoro di Vega Engineering.

“Siamo di fronte ad una frazione di tutti i morti sul lavoro. Quelli che vedete indicati da noi sono morti, escludendo tutti quei casi che avvengono nella circolazione stradale: questo per dire che è una frazione che è meno della metà del complessivo”.

Per la prima volta, le statistiche rilevano che la fascia d’età maggiormente coinvolta nelle morti bianche risulta essere quella dai 50 ai 59 anni. La mappa sul territorio assegna il drammatico primato al Nord capolista la Lombardia seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Ma i dati ribaltano gli scenari se si prende in considerazione il numero di occupati e non la quantità di persone presenti sul territorio. Ancora Federico Maritan.

“In questo momento, guardando il dato assoluto, la Lombardia sembra in testa, mentre all’ultimo posto ci sono il Molise e la Valle d’Aosta. Se, però, andiamo a vedere l’indice degli infortunati sulla base della popolazione occupata, scopriamo che la situazione è praticamente invertita: la Lombardia al 19.mo posto, mentre la Valle d’Aosta e il Molise sono rispettivamente al primo e al secondo posto. Benché in termini assoluti la maggior parte degli infortuni avvengano nelle regioni più popolose, suddividendo in macro aeree l’Italia, le isole sono nella prima posizione, andando a vedere il numero di infortunati rispetto alla popolazione occupata, seguiti dal Nord-Est in seconda posizione, dal Sud in terza posizione e poi dal Centro e dal Nord-Ovest: c’è un’assenza totale di cultura della sicurezza”.

Centrale per fronteggiare il fenomeno, l’incremento delle campagne di sensibilizzazione a 360 gradi:

“La cultura deve essere diffusa a tutti i livelli, non solo a chi lavora, ma anche a chi è committente del lavoro. Nella scelta dell’impresa naturalmente conta anche il livello di sicurezza con cui viene fatto il lavoro”.

Secondo pilastro per abbattere le morti bianche, secondo Maritan, anche l’aumento dei controlli:

“Questo naturalmente è alla base della sensibilizzazione, perché il controllo non è solo un momento repressivo, ma può essere anche, se l’ente di controllo si comporta in modo corretto, un momento formativo per chi riceve il controllo". (ap)

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