In occasione della festa dei Candelieri, manifestazione cittadina per lo scioglimento del voto della Madonna, si è svolta a Sassari la conferenza “Aspetti giuridici e politici del culto di Maria a Betlemme”
L'incontro, avvenuto per iniziativa dell'ISPROM (Istituto Studi e Programmi per il Mediterraneo), era finalizzato alla ricerca delle origini comuni del culto di Maria nelle città di Sassari e Betlemme, ma è stata soprattutto l’occasione per analizzare l’odierna situazione della storica città della Cisgiordania. Dopo il discorso introduttivo e ufficiale del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, ha preso la parola un ospite di riguardo, il sindaco di Betlemme Victor Batarseh, che ha sottolineato la condizione attuale della sua città, "una città chiusa, imprigionata e abbandonata dalla comunità internazionale e anche dalla comunità cristiana".
Un accorato appello è stato rivolto alla comunità internazionale perché approvi la nuova proposta di riconoscimento di uno stato palestinese indipendente. L'assemblea delle Nazioni Unite si terrà a settembre e avrà come fine quello di sancire in modo chiaro l'orientamento delle nazioni: 100 tra esse hanno già manifestato un orientamento favorevole al riconoscimento palestinese, mentre l'Unione Europea non si è ancora espressa, ma può essere spinta a farlo. L'arcivescovo Paolo Atzei ha ribadito che non si può permettere che una città come Betlemme resti in tale condizione di isolamento.
Nel corso del convegno Angelo Miele, consigliere regionale della regione Lazio, ha sollevato il tema della politica di gemellaggi con la città di Betlemme: "Nessuna città ha così tanti gemellaggi con città italiane quanti ne ha la città di Betlemme". Firenze, Verona, Pavia, San Miniato, Otranto, Gallipoli sono solo alcuni nomi. Ma un gemellaggio con Betlemme ha un significato differente: si tratta di una città prigioniera a causa di un muro che ne rende impossibile la vita, una città letteralmente massacrata a partire dal 2001, quando venne eretto appunto il muro della Vergogna.
L'obiettivo ultimo dei gemellaggi è quello di offrire una diversa immagine di questa città, non più città dell'odio, della violenza, ma città di fede e di cultura. Un gemellaggio con Betlemme significa destinare una parte del bilancio della città alla realizzazione di piccoli e medi progetti, come la costruzione di una biblioteca comunale. Betlemme è la città che ha forse sofferto maggiormente l'Intifada 2001: il muro, sagomato sulla base dell'acqua, ha provocato la scomparsa di ogni forma di pellegrinaggio, vi sono persone rimaste senza lavoro, contadini che non possono più coltivare i campi e migliaia di emigrati. Il dramma è che lo scontro tra estremisti e fondamentalisti riguarda le questioni pratiche: luce, acqua, biblioteche. Discussioni che sono di pertinenza dei sindaci, non dei ministri degli esteri o dei capi di stato. Ancora a distanza di 30 anni permane lo slogan per i gemellaggi proposto dall'allora sindaco di Betlemme: "Unire le città per unire le nazioni".
La conferenza sassarese è terminata con una provocazione sostenuta dal professor Oliviero Diliberto, il quale si chiede se la soluzione sia davvero quella di riconoscere due popoli e due stati, o se non sia più percorribile, astenendosi da facili giudizi moralistici sulla sua liceità, l'idea di un unico stato israelo-palestinese, visto e considerato che il diritto del ritorno, se accettato, darebbe luogo solo in Palestina a uno stato molto più grande di quello attuale.
É lecito chiedersi: la stella di Betlemme riuscirà a brillare nuovamente?
L'incontro, avvenuto per iniziativa dell'ISPROM (Istituto Studi e Programmi per il Mediterraneo), era finalizzato alla ricerca delle origini comuni del culto di Maria nelle città di Sassari e Betlemme, ma è stata soprattutto l’occasione per analizzare l’odierna situazione della storica città della Cisgiordania. Dopo il discorso introduttivo e ufficiale del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, ha preso la parola un ospite di riguardo, il sindaco di Betlemme Victor Batarseh, che ha sottolineato la condizione attuale della sua città, "una città chiusa, imprigionata e abbandonata dalla comunità internazionale e anche dalla comunità cristiana".
Un accorato appello è stato rivolto alla comunità internazionale perché approvi la nuova proposta di riconoscimento di uno stato palestinese indipendente. L'assemblea delle Nazioni Unite si terrà a settembre e avrà come fine quello di sancire in modo chiaro l'orientamento delle nazioni: 100 tra esse hanno già manifestato un orientamento favorevole al riconoscimento palestinese, mentre l'Unione Europea non si è ancora espressa, ma può essere spinta a farlo. L'arcivescovo Paolo Atzei ha ribadito che non si può permettere che una città come Betlemme resti in tale condizione di isolamento.
Nel corso del convegno Angelo Miele, consigliere regionale della regione Lazio, ha sollevato il tema della politica di gemellaggi con la città di Betlemme: "Nessuna città ha così tanti gemellaggi con città italiane quanti ne ha la città di Betlemme". Firenze, Verona, Pavia, San Miniato, Otranto, Gallipoli sono solo alcuni nomi. Ma un gemellaggio con Betlemme ha un significato differente: si tratta di una città prigioniera a causa di un muro che ne rende impossibile la vita, una città letteralmente massacrata a partire dal 2001, quando venne eretto appunto il muro della Vergogna.
L'obiettivo ultimo dei gemellaggi è quello di offrire una diversa immagine di questa città, non più città dell'odio, della violenza, ma città di fede e di cultura. Un gemellaggio con Betlemme significa destinare una parte del bilancio della città alla realizzazione di piccoli e medi progetti, come la costruzione di una biblioteca comunale. Betlemme è la città che ha forse sofferto maggiormente l'Intifada 2001: il muro, sagomato sulla base dell'acqua, ha provocato la scomparsa di ogni forma di pellegrinaggio, vi sono persone rimaste senza lavoro, contadini che non possono più coltivare i campi e migliaia di emigrati. Il dramma è che lo scontro tra estremisti e fondamentalisti riguarda le questioni pratiche: luce, acqua, biblioteche. Discussioni che sono di pertinenza dei sindaci, non dei ministri degli esteri o dei capi di stato. Ancora a distanza di 30 anni permane lo slogan per i gemellaggi proposto dall'allora sindaco di Betlemme: "Unire le città per unire le nazioni".
La conferenza sassarese è terminata con una provocazione sostenuta dal professor Oliviero Diliberto, il quale si chiede se la soluzione sia davvero quella di riconoscere due popoli e due stati, o se non sia più percorribile, astenendosi da facili giudizi moralistici sulla sua liceità, l'idea di un unico stato israelo-palestinese, visto e considerato che il diritto del ritorno, se accettato, darebbe luogo solo in Palestina a uno stato molto più grande di quello attuale.
É lecito chiedersi: la stella di Betlemme riuscirà a brillare nuovamente?
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