sabato, agosto 13, 2011
Un terzo della popolazione mondiale non gode di libertà religiosa: è quanto emerge dall’ultimo rapporto del centro studi di Washington dedicato alle religioni, che si chiama Pew Research Center's Forum on Religion and Public Life.

Radio Vaticana - Il rapporto, che prende in considerazione il periodo 2006-2009, denuncia la tendenza dei governi ad adottare normative sempre più restrittive e il crescente numero dei fenomeni di violenza o ostilità nei confronti dei credenti, soprattutto cristiani. Risultano coinvolti 2 miliardi di persone, per le quali non è facile praticare una religione. Fausta Speranza ne ha parlato con il sociologo Massimo Introvigne, rappresentante dell’Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un'attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni.

R. – Questo conferma i dati di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, di “Open Doors” e anche del libro di Grim e Finke che si intitola “Il prezzo della libertà negata”: quindi, sono dati noti ma sono dati che è molto bene che ogni tanto qualcuno ci ricordi perché, come afferma Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011, quello della libertà religiosa è uno dei primi problemi del mondo contemporaneo, ma è anche uno dei problemi di cui si parla meno.

D. – Sono i cristiani i più perseguitati, anche se non sono gli unici…

R. – Sì: io credo che noi possiamo proiettare questi dati su un arco temporale più grande e rifarci alle statistiche di David Barrett, che è “mister statistiche” nel mondo delle religioni, il quale ci dice: è vero che anche altre minoranze sono perseguitate ma nei secoli XX e XXI, tre quarti dei morti – lui si occupa solo di quelli – a causa di persecuzioni religiose, sono cristiani. E c’è anche un altro dato: mentre i cristiani sono più spesso uccisi da regimi totalitari o – ahimé! – da seguaci fondamentalisti di altre religioni, per quanto riguarda i musulmani, che sono il secondo gruppo più numeroso di caduti per la loro fede, questi in alcuni casi, come in India, sono uccisi da fondamentalisti indù ma arrivano ai grandi numeri dei loro morti soprattutto per scontri fra sunniti e sciiti, cioè per scontri tra musulmani. Una cifra: secondo Barrett, dalla morte di Gesù Cristo all’anno 2000 ci sono stati 70 milioni di martiri cristiani; ma è molto significativo che di questi 70 milioni, 45 milioni siano concentrati nel XX secolo. E nel XXI secolo, nel primo decennio, i caduti cristiani sono stati 160 mila l’anno. Ora si sono ridotti a 100 / 105 mila a causa della fine – o dell’attenuazione – di alcune situazioni molto gravi, come quella del Sudan dove per fortuna il numero di morti cristiani è molto diminuito. Tuttavia, rimangono cifre molto alte.

D. – Crescono violenze ma anche restrizioni governative. Delle violenze ne parliamo – ogni tanto, un attentato balza alle cronache dei media per il numero dei morti - ma invece, delle restrizioni governative parliamo molto meno, e tra l’altro riguardano Paesi dai quali non ce lo aspetteremmo …

R. – Sì: questo credo sia un merito dei documenti del Papa, che quest’anno ha parlato molto di libertà religiosa fin dal discorso di dicembre alla Curia Romana, poi il messaggio per la Giornata mondiale della pace, il discorso annuale al Corpo diplomatico del 5 gennaio 2011, in cui sostanzialmente ribadisce due concetti: il primo è che naturalmente nessuno vuole mettere sullo stesso piano i massacri o le stragi, che ci sono in Paesi come il Pakistan, l’Egitto o la Corea del Nord, con le discriminazioni amministrative che ci sono anche in Occidente; l’altro è che la negazione della libertà religiosa è un piano incrinato: si sa dove si incomincia ma non si sa dove si finisce. In tutti questi interventi, Benedetto XVI ha sempre voluto insistere sul fatto che ci sono problemi anche in Occidente, e li ha citati: ha citato esplicitamente il caso del Crocifisso, cioè il caso della sentenza Lauzi della Corte europea dei diritti dell’uomo che avrebbe voluto rimuovere il Crocifisso dalle aule scolastiche italiane e che fortunatamente poi è stata riformata in appello dalla Grande Camera. Ha citato il caso di una educazione civica – così ha detto – che viola i diritti di libertà religiosa dei genitori cattolici inculcando principi di carattere morale e filosofico contrari ai valori vissuti dai genitori cattolici e cristiani in genere e qui l’allusione è al caso che sarà oggetto anch’esso di una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo della “educación ciudadana” in Spagna. E ha citato tutta una serie di altre forme di emarginazione e di discriminazione che colpiscono in particolare le scuole cattoliche … Ecco, ripeto: non possiamo mettere sullo stesso piano queste discriminazioni che ci sono anche in tanti Paesi dell’Unione Europea con i massacri e le stragi, eppure, dobbiamo lanciare un grido d’allarme perché anche queste sono violazioni della libertà religiosa.

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