lunedì, agosto 01, 2011
La vita della Beata Caterina Moriggi

di Silvio Foini

“Mirabile è Dio nei suoi santi, dice il profeta (Sal. 67, 36), come anche ogni giorno cantiamo. I cieli, cioè i santi e le sante del cielo e i vergini, narrano la gloria di Dio eterno e immortale (cfr. Sal. 18, 2). Egli non lascia nessuna azione senza ricompensa e, nella sua sapienza increata e nella sua provvidenza divina ha disposto che la gloria dei suoi santi sia esaltata e divulgata attraverso molti e vari miracoli degni di fede. Servendosi di essi egli fissa la mente dei suoi fedeli sempre più attentamente sulla sua infinita bontà e li stimola a venerare con maggior ardore e più spesso i suoi santi e quindi devotamente ad affidarsi alla sua signoria”. Queste parole sono il prologo alla narrazione della vita della beata Caterina Moriggi da Pallanza (Vb). Caterina Moriggi vide la luce circa nell’anno 1437 a Pallanza, allora un piccolo villaggio nella diocesi di Novara nella regione Piemonte. Tutta la sua famiglia, padre, madre e dodici fratelli, soccombettero ad una violentissima epidemia di peste quando la giovinetta non aveva ancora compiuto 13 anni. Si trovò così a vivere sola e senza aiuto di alcuno in una misera casupola in quel di Ugonia, l’attuale Vogogna Ossola. Fortunatamente fu adottata da una donna che viveva nella vicina Milano. Qui ebbe l’occasione di ascoltare un sermone sulla sofferenza di Gesù Cristo che la impressionò moltissimo, così tanto che decise di dedicare il resto della sua vita a Gesù.

Più grandicella si ritirò a vivere in un luogo solitario e selvaggio sopra Varese già dimora di alcuni eremiti e dove sant’Ambrogio aveva già eretto una piccola chiesa in onore della Vergine Maria. Si unì ad un gruppo di eremite sotto la guida di un sacerdote che aveva in custodia il santuario, probabilmente l’arciprete don Gasparino da Porris, che fu anche suo personale confessore. Caterina visse questa vita per quindici anni in questa zona impervia che era già nota per la penitenza rigorosa ai residenti eremiti.
Caterina viveva un ascetismo così estremo da non poter passare inosservato: recitava la “Passio” dal Vangelo secondo Giovanni una volta al giorno, praticava il digiuno per dieci mesi l'anno e viveva del cibo che le offrivano le genti in cambio dei suoi consigli e delle sue preghiere intercessorie presso Gesù. Nonostante il suo desiderio di rimanere sola, accettò che si unisse a lei un gruppetto di cinque discepole. Il primo nel 1454, di cui faceva parte Giuliana Puricelli di Busto Arsizio che sarà sua successore come badessa, mentre il secondo gruppo si aggiunse al primo nel 1460. Nel 1474 Caterina organizzò i due gruppi di eremite come una comunità debitamente costituita, con ispiratrice la regola di sant’Agostino, che fu approvata da papa Papa Sisto IV (1471-1484) il 10 novembre del 1474. Poi, dietro richiesta di Galeazzo Maria Sforza, ebbe anche il permesso di costruire un monastero, che fu dedicato alla Madonna del Monte e il cui luogo fu chiamato Sacra Maria del Monte sopra Varese. Caterina ne fu la prima badessa per due anni, prima di morire il 6 aprile 1478 fra le mura romite che aveva edificato, dopo aver dedicato assolutamente la sua vita terrena a Gesù Cristo. Lasciò per testamento alle sue consorelle le parole di Gesù: “Io ve pregho che vogliate vivere in buona pace e concordia luna con laltra el mio testamento che yo ve lasso sie che habiate caritade e amore insiema luna con laltra e che sempre cerchate modo de vivere secondo la voluta de Dio”. Meravigliose le parole che diressero la sua vita: “Io vedo il mio amoroso Crucifixo. Io lho fixo e figurato nel mio cuore”. Desiderò morire distesa sulla nuda terra come Francesco e il suo corpo, rimasto esposto per oltre venti giorni, non diede segni di degrado cadaverico. Il suo meraviglioso volto brillava della luce del suo infinito amore per Gesù!
Nel 1730, i suoi resti mortali vennero traslati in una speciale cappella costruita in suo onore.
E’ stata beatificata il 16 settembre 1769, quando il suo culto fu confermato da Papa Clemente XIV (1769-1774). Nello stesso tempo anche Giuliana Puricelli salì agli onori del culto. Le due amiche e consorelle ora giacciono esposte alla venerazione dei fedeli l’una accanto all’altra nella cappella delle Beate all’interno del santuario di Santa Maria del Monte sopra Varese. Molto vicino a quel cielo così fortemente anelato.
Dopo aver visitato la cappella delle due Beate si percepisce sino in fondo che l’amore che entrambe portarono a Cristo fosse infinito: i loro volti, ricostruiti fedelmente sulle spoglie, a quanto si tramanda, paiono ancor illuminati da una luce di serenità e bellezza sovrumana non riscontrabile altrove. L’ordine fondato da Caterina è quello delle romite Ambrosiane di Sant’Ambrogio ad Nemus.

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