martedì, agosto 02, 2011
"Lo Spirito Santo apra il cuore e la mente di ognuno di noi all’incontro con la misericordia di Dio, come ha chiesto San Francesco".

Radio Vaticana - Con questa esortazione si è aperta questa mattina, nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, la celebrazione del Perdono di Assisi, che vede la presenza dei vescovi provenienti dalle diocesi dell’Umbria, come segno di comunione con la Chiesa universale. Il servizio da Assisi di Alessandra De Gaetano: ascolta

Nell’omelia, mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, ha sottolineato che “il Perdono di Assisi è un dono della sapienza divina, frutto benedetto del Verbo di Dio e dello Spirito del Signore” . Dopo aver invitato i fedeli ad accogliere questo dono con gratitudine, mons. Cancian ha poi richiamato il passo del Vangelo in cui l’annuncio dell’Angelo a Maria è esperienza di straordinaria ed unica grazia, esempio ottimale di accoglienza piena della stessa grazia. Come Maria – ha esortato il presule - siamo chiamati a fare esperienza dell’amore ineffabile del Padre. Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna perché anche gli uomini potessero diventare figli suoi, accolti nel suo grembo. L’incarnazione del Verbo in Maria si incarna in ogni uomo che si rende disponibile ad accogliere la grazia di Dio. Anche Francesco – ha ricordato il presule – è, come Maria, mediatore di misericordia per tutti, una misericordia globale, superiore a tutte le miserie umane capace di rinnovare i nostri cuori e ridare speranza certa al mondo, ancora contraddittorio a causa del peccato che abita in ciascuno di noi. Ed è qui, nella Porziuncola, porta sempre aperta, simbolo della porta del cielo, che oggi risuona ancora il grido di Francesco, il suo auspicio che tutti noi pellegrini saliamo in Paradiso. Mons. Cancian, richiamando lo spirito di Assisi e la Solennità del Perdono, ha esortato a cambiare il nostro cuore e a diventare, come San Francesco, mediatori di misericordia.

Nel primo pomeriggio giungeranno, nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, i partecipanti alla XXXI Marcia Francescana intitolata “Le vie del cuore”. Su questa iniziativa, che si concluderà il prossimo 4 agosto, il servizio di Alessandra De Gaetano: ascolta

Un viaggio a tappe, fisico e spirituale, alla ricerca del cuore come dono di Dio. Un passo ritmato che percorre le salite e le discese del cammino, dove la fatica e le difficoltà si fanno veicolo della Parola di Dio, capace di trasformare il cuore di pietra in cuore di carne. Ma quali sono le finalità di questa iniziativa? Ascoltiamo padre Francesco Piloni, responsabile della pastorale giovanile e vocazionale della provincia dei Frati Minori dell’Umbria:

“E’ un’iniziativa dei Frati Minori d’Italia e si è deciso di proporla in modo forte e deciso ai giovani di oggi, ai giovani dei nostri tempi. E’ un’iniziativa che trova sempre largo consenso nei giovani che hanno il desiderio di camminare, di cercare ancora sulla strada il senso, il significato dell’essere essenziali nella vita, il desiderio di cercare nei passi, nel cammino, anche l’interiorità. La marcia diventa allora non solo un camminare fisico ma anche un viaggio interiore nella scoperta della posizione del proprio cuore, della propria vita, delle proprie scelte, dei propri desideri”.

Ma che significa vivere questa esperienza? Ascoltiamo le testimonianze di alcuni marciatori:

“Sicuramente l’inizio di un’operazione che dovrebbe trasformare il mio cuore da un cuore di pietra in un cuore di carne e avere la consapevolezza di un Dio che è Padre e che non permette che i miei errori abbiano l’ultima parola sulla mia vita, che non permette che i miei sbagli mi segnino così tanto da non farmi rialzare. Questo l’ho sperimentato nelle salite, sotto il sole, quando l’acqua mancava. Questa è una marcia in cui la fede la senti in tutto il corpo. Tornare sarà anche un po’ un trasmettere questo, l’aver scoperto questo: che devo cominciare a testimoniarlo con la mia vita”.

“La marcia è faticosa, è un cammino di sali e scendi e la fatica non è solo fisica ma anche spirituale, cioè quella di scoprire un cuore che è un cuore turbolento, che è un cuore che ha desideri grandi ma che, nello stesso tempo, fa grandi fatiche e ha grandi dolori e grandi ferite. Torno a casa felice. Torno a casa da un incontro con il Padre. Finalmente mi scopro figlia, finalmente posso trovare un padre che mi segue nella mia vita, che pensa bene di me e che mi dona tanto. Torno con un grande dono dello spirito e con la consapevolezza che avrò una vita nuova e un desiderio grande che si avvera, quello di un cuore nuovo, trasformato".

Per chi ha già ha fatto in anni passati la marcia, una nuova occasione di crescita è quella di dedicarsi al servizio come ha fatto Gianluca:

“Fare questo tipo di servizio è bellissimo perché vedi negli occhi dei marciatori, all’arrivo, tutta la loro fatica ma anche la loro voglia di andare avanti, di scoprire questo Gesù che esiste, che è vivo, che è in mezzo a noi”. (bf)

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