Solennità dell'Assunzione, mistero di speranza. Il Papa: Maria c'invita ad avere fretta per le cose di Dio
Maria “non è un personaggio di altri tempi”, ma è “una persona viva, che si trova nel presente di Dio. In lei si manifesta il progetto eterno del Creatore, di redimere l’uomo intero – anima e corpo – e di rinnovarlo”.
Radio Vaticana - Così il Papa, oggi a Castel Gandolfo, nell’odierna Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Benedetto XVI ha presieduto, stamani alle 8.00, la Messa nella Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova e poi, a mezzogiorno, l’Angelus nel cortile del Palazzo apostolico. Il servizio di Sergio (ascolta)
Maria è assunta in cielo in anima e corpo: è un “mistero grande”, un “mistero di speranza e di gioia per tutti noi”. Infatti, nel contemplare la Madre di Gesù – afferma il Papa nell’omelia - ci è data la grazia di “poter vedere in profondità anche la nostra vita”:
“Sì, perché anche la nostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi e le sue speranze, riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo percorso spirituale, dal suo destino di gloria: un cammino e una meta che possono e devono diventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la nostra stessa meta”.
Commentando le letture proposte dalla Liturgia, ha ricordato che per l’Antico Testamento l’arca dell’alleanza, in cui “erano conservate le due tavole della legge di Mosè, “è il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo”:
“Ma ormai il simbolo ha ceduto il posto alla realtà. Così il Nuovo Testamento ci dice che la vera arca dell’alleanza è una persona viva e concreta: è la Vergine Maria. Dio non abita in un mobile, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha portato nel suo grembo il Figlio eterno di Dio fatto uomo, Gesù nostro Signore e Salvatore”.
“Maria – ha proseguito il Papa - è l’arca dell’alleanza, perché ha accolto in sé Gesù … Colui che è la nuova ed eterna alleanza, culminata con l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria”. Benedetto XVI è poi passato a commentare il brano del Vangelo in cui Maria si reca da Elisabetta: vi si reca “in fretta” sottolinea:
“Mi sembra importante sottolineare l’espressione ‘in fretta’: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita”.
E’ la fretta dell’amore che fa correre verso il prossimo, l’urgenza di portare agli altri la cosa più importante. La Madre di Dio “non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condividendo la grazia di Dio”. “Anche noi – afferma il Papa – siamo destinatari di quell’amore immenso che Dio ha riservato … a Maria”. La Madre di Dio, così, “ci apre alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo”:
“Accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio”.
Clima di grande entusiasmo ed affetto nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo per l’Angelus. Il Papa si è riferito al brano dell’Apocalisse della liturgia odierna che parla di una lotta tra la donna e il drago, tra il bene e il male, a rievocare le primissime pagine del libro della Genesi, che narrano la vicenda tenebrosa e drammatica del peccato di Adamo ed Eva:
“I nostri progenitori furono sconfitti dal maligno; nella pienezza dei tempi, Gesù, nuovo Adamo, e Maria, nuova Eva, vincono definitivamente il nemico. E questa è la gioia di questo giorno. Sì, con la vittoria di Gesù sul male, anche la morte interiore e fisica sono sconfitte. Maria è stata la prima a prendere in braccio il Figlio di Dio Gesù divenuto bambino, ora è la prima ad essere accanto a Lui nella Gloria del Cielo”.
La Solennità dell’Assunzione è dunque un mistero di grande speranza: “in Maria – conclude il Papa - vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesù” e che lo sanno seguire dicendo – come Lei – un “sì” incondizionato al Signore:
“Questa festa parla allora del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesù nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo può operare anche in noi e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti, portando nell’oscurità del male che c’è nel mondo, la luce del bene”.
Nella parrocchia pontificia "San Tommaso da Villanova" sono stati inaugurati questa mattina anche i restauri che hanno riguardato la facciata della chiesa - restituita al colore originario voluto dal Bernini - e il ripristino dell’antico campanile in ferro. I lavori di restauro sono stati realizzati dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, rappresentata oggi dal presidente, mons. Domenico Calcagno, accompagnato dall’ing. Carlo Poggi e dall’architetto Rosario Giuffré. Al termine della celebrazione, prima di lasciare l’edificio sacro, Benedetto XVI ha compiuto una breve sosta davanti alla lapide che ricorda i lavori di restauro e subito dopo, all’esterno della chiesa, ha ammirato la nuova porta laterale. Infine, prima di rientrare nel Palazzo Apostolico, il Papa si è soffermato davanti alla lapide posta sul Palazzo Comunale di Castel Gandolfo che reca le parole da lui pronunciate il 7 luglio scorso arrivando a Castel Gandolfo: "Qui trovo tutto: la montagna, il lago e vedo anche il mare… e gente buona".
Radio Vaticana - Così il Papa, oggi a Castel Gandolfo, nell’odierna Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Benedetto XVI ha presieduto, stamani alle 8.00, la Messa nella Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova e poi, a mezzogiorno, l’Angelus nel cortile del Palazzo apostolico. Il servizio di Sergio (ascolta)
Maria è assunta in cielo in anima e corpo: è un “mistero grande”, un “mistero di speranza e di gioia per tutti noi”. Infatti, nel contemplare la Madre di Gesù – afferma il Papa nell’omelia - ci è data la grazia di “poter vedere in profondità anche la nostra vita”:
“Sì, perché anche la nostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi e le sue speranze, riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo percorso spirituale, dal suo destino di gloria: un cammino e una meta che possono e devono diventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la nostra stessa meta”.
Commentando le letture proposte dalla Liturgia, ha ricordato che per l’Antico Testamento l’arca dell’alleanza, in cui “erano conservate le due tavole della legge di Mosè, “è il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo”:
“Ma ormai il simbolo ha ceduto il posto alla realtà. Così il Nuovo Testamento ci dice che la vera arca dell’alleanza è una persona viva e concreta: è la Vergine Maria. Dio non abita in un mobile, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha portato nel suo grembo il Figlio eterno di Dio fatto uomo, Gesù nostro Signore e Salvatore”.
“Maria – ha proseguito il Papa - è l’arca dell’alleanza, perché ha accolto in sé Gesù … Colui che è la nuova ed eterna alleanza, culminata con l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria”. Benedetto XVI è poi passato a commentare il brano del Vangelo in cui Maria si reca da Elisabetta: vi si reca “in fretta” sottolinea:
“Mi sembra importante sottolineare l’espressione ‘in fretta’: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita”.
E’ la fretta dell’amore che fa correre verso il prossimo, l’urgenza di portare agli altri la cosa più importante. La Madre di Dio “non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condividendo la grazia di Dio”. “Anche noi – afferma il Papa – siamo destinatari di quell’amore immenso che Dio ha riservato … a Maria”. La Madre di Dio, così, “ci apre alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo”:
“Accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio”.
Clima di grande entusiasmo ed affetto nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo per l’Angelus. Il Papa si è riferito al brano dell’Apocalisse della liturgia odierna che parla di una lotta tra la donna e il drago, tra il bene e il male, a rievocare le primissime pagine del libro della Genesi, che narrano la vicenda tenebrosa e drammatica del peccato di Adamo ed Eva:
“I nostri progenitori furono sconfitti dal maligno; nella pienezza dei tempi, Gesù, nuovo Adamo, e Maria, nuova Eva, vincono definitivamente il nemico. E questa è la gioia di questo giorno. Sì, con la vittoria di Gesù sul male, anche la morte interiore e fisica sono sconfitte. Maria è stata la prima a prendere in braccio il Figlio di Dio Gesù divenuto bambino, ora è la prima ad essere accanto a Lui nella Gloria del Cielo”.
La Solennità dell’Assunzione è dunque un mistero di grande speranza: “in Maria – conclude il Papa - vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesù” e che lo sanno seguire dicendo – come Lei – un “sì” incondizionato al Signore:
“Questa festa parla allora del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesù nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo può operare anche in noi e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti, portando nell’oscurità del male che c’è nel mondo, la luce del bene”.
Nella parrocchia pontificia "San Tommaso da Villanova" sono stati inaugurati questa mattina anche i restauri che hanno riguardato la facciata della chiesa - restituita al colore originario voluto dal Bernini - e il ripristino dell’antico campanile in ferro. I lavori di restauro sono stati realizzati dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, rappresentata oggi dal presidente, mons. Domenico Calcagno, accompagnato dall’ing. Carlo Poggi e dall’architetto Rosario Giuffré. Al termine della celebrazione, prima di lasciare l’edificio sacro, Benedetto XVI ha compiuto una breve sosta davanti alla lapide che ricorda i lavori di restauro e subito dopo, all’esterno della chiesa, ha ammirato la nuova porta laterale. Infine, prima di rientrare nel Palazzo Apostolico, il Papa si è soffermato davanti alla lapide posta sul Palazzo Comunale di Castel Gandolfo che reca le parole da lui pronunciate il 7 luglio scorso arrivando a Castel Gandolfo: "Qui trovo tutto: la montagna, il lago e vedo anche il mare… e gente buona".
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