Silvio Foini ci racconta il malcontento popolare per i tagli della manovra finanziaria e per il comportamento, mai responsabile, dei politici italiani…
Fa caldo. Più o meno siamo in ferie. Pomeriggio a pescare sulla riva del Lago Maggiore, i soliti anziani e alcuni giovani. Tutti con gli occhi accecati dal riverbero del sole basso sull’orizzonte ma fissi ai galleggianti colorati ad attendere l’abboccata che non viene. I pesci si son fatti scaltri. Mi si avvicina un signore sui settanta, cappello di paglia, occhiali anti-riverbero e mi domanda che esca sto usando, visto che una decina di alborelle le ho pescate. Gliela mostro e lui la prende, poi, tanto per scambiare due parole, mi fa: “Visto la manovra?” Annuisco. “Che schifata! – continua scuotendo il capo – Non sanno cosa fare e tagliano le pensioni a noi poveri cristi. Lo sa lei che io ho lavorato 42 anni alla Montedison e adesso mi vengono a dire che la mia pensione me la pagano gli extracomunitari? Son cose da dirsi? Che fine hanno fatto i soldi che ho versato? Si sono sbafati anche quelli?”. Lo guardo attonito. Sembra che accusi me tanto è irritato!
Intanto si è avvicinato un altro pescatore anzianotto. In dialetto (che risparmio al lettore) rincara la dose: “E io allora? Sarei dovuto andare in pensione l’anno passato ma mi han detto che la mia è slittata... Speriamo di prenderla. Oh, avete sentito che oggi si sono riuniti al senato, alle quattro e mezza ma erano solo in undici senatori? Ma si può?”. Apprendo dall’uomo la strabiliante notizia.
“Non c’è niente da fare! Non cambieranno mai, nemmeno da morti - rincara - In momenti come questi dovrebbero stare col deretano attaccato alle poltrone cui tengono tanto! Voglia di lavorar saltami addosso! Lavora te che io non posso!”.
Intanto altri hanno lasciato la canna da pesca appoggiata alla balaustra del marciapiede. L’argomento evidentemente interessa più dei pesci. Così vien fuori una discussione in cui ognuno vuol dire la propria. Non c’entrano più le fedi politiche. “Tutti uguali. Tutti uguali!”
Un giovane sulla trentina tira fuori l’argomento delle vetuste macchine in dotazione alle forze dell’ordine. “Mio cugino è in Polizia e dice che le macchine che sequestrano ai mafiosi, che sono belle e potenti, dovrebbero riverniciarle e darle a loro. Quelle che hanno perdono i pezzi...”. Ci faccio mente locale: già, perché non lo fanno?
Tocca alle missioni all’estero. “Hanno abolito la naia perché costava troppo: guardate cosa spendono ora anche in termini di vite umane. Ci ha ragione il Di Pietro anche se è un napuletan”. Cerco di suggerirgli che non è di Napoli. “Fa lo stesso - mi ribatte infervorato - Guardate che gioventù c’è in giro oggi: drogati e scansafatiche. Un volta la naia gli drizzava la schiena...”. Io la naia me la son fatta tutta ma non so se concordare. Può darsi.
Non sto, per evidenti ragioni di spazio, a continuare a raccontare altro che ho sentito, ma vi posso assicurare che non erano sproloqui tanto per fare scena. Le scintille iniziano a scoccare. Questo ho realizzato. Uno ha anche affermato che se c’era “Lui” e non il Berlusca, le cose sarebbero già state messe a posto. E’ tempo di meditare prima che sia tardi: vogliamo la primavera italiana? Non mi sembra davvero il caso!
Fa caldo. Più o meno siamo in ferie. Pomeriggio a pescare sulla riva del Lago Maggiore, i soliti anziani e alcuni giovani. Tutti con gli occhi accecati dal riverbero del sole basso sull’orizzonte ma fissi ai galleggianti colorati ad attendere l’abboccata che non viene. I pesci si son fatti scaltri. Mi si avvicina un signore sui settanta, cappello di paglia, occhiali anti-riverbero e mi domanda che esca sto usando, visto che una decina di alborelle le ho pescate. Gliela mostro e lui la prende, poi, tanto per scambiare due parole, mi fa: “Visto la manovra?” Annuisco. “Che schifata! – continua scuotendo il capo – Non sanno cosa fare e tagliano le pensioni a noi poveri cristi. Lo sa lei che io ho lavorato 42 anni alla Montedison e adesso mi vengono a dire che la mia pensione me la pagano gli extracomunitari? Son cose da dirsi? Che fine hanno fatto i soldi che ho versato? Si sono sbafati anche quelli?”. Lo guardo attonito. Sembra che accusi me tanto è irritato!
Intanto si è avvicinato un altro pescatore anzianotto. In dialetto (che risparmio al lettore) rincara la dose: “E io allora? Sarei dovuto andare in pensione l’anno passato ma mi han detto che la mia è slittata... Speriamo di prenderla. Oh, avete sentito che oggi si sono riuniti al senato, alle quattro e mezza ma erano solo in undici senatori? Ma si può?”. Apprendo dall’uomo la strabiliante notizia.
“Non c’è niente da fare! Non cambieranno mai, nemmeno da morti - rincara - In momenti come questi dovrebbero stare col deretano attaccato alle poltrone cui tengono tanto! Voglia di lavorar saltami addosso! Lavora te che io non posso!”.
Intanto altri hanno lasciato la canna da pesca appoggiata alla balaustra del marciapiede. L’argomento evidentemente interessa più dei pesci. Così vien fuori una discussione in cui ognuno vuol dire la propria. Non c’entrano più le fedi politiche. “Tutti uguali. Tutti uguali!”
Un giovane sulla trentina tira fuori l’argomento delle vetuste macchine in dotazione alle forze dell’ordine. “Mio cugino è in Polizia e dice che le macchine che sequestrano ai mafiosi, che sono belle e potenti, dovrebbero riverniciarle e darle a loro. Quelle che hanno perdono i pezzi...”. Ci faccio mente locale: già, perché non lo fanno?
Tocca alle missioni all’estero. “Hanno abolito la naia perché costava troppo: guardate cosa spendono ora anche in termini di vite umane. Ci ha ragione il Di Pietro anche se è un napuletan”. Cerco di suggerirgli che non è di Napoli. “Fa lo stesso - mi ribatte infervorato - Guardate che gioventù c’è in giro oggi: drogati e scansafatiche. Un volta la naia gli drizzava la schiena...”. Io la naia me la son fatta tutta ma non so se concordare. Può darsi.
Non sto, per evidenti ragioni di spazio, a continuare a raccontare altro che ho sentito, ma vi posso assicurare che non erano sproloqui tanto per fare scena. Le scintille iniziano a scoccare. Questo ho realizzato. Uno ha anche affermato che se c’era “Lui” e non il Berlusca, le cose sarebbero già state messe a posto. E’ tempo di meditare prima che sia tardi: vogliamo la primavera italiana? Non mi sembra davvero il caso!
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Sono presenti 3 commenti
.E si a finire in padella sono sempre i pesci comuni, vuoi mica urtare la suscettibilità dei BRANZINI o delle ORATE!
Cari miei, a finire in padella,quando i pesci grossi si son salvati, son sempre i più piccoli e meno saporiti anche perchè son tanti!
Il mio non è un commento ma un invito a scrivere qualcosa di bello per depurare lo spirito:magari in prosa o in poesia (cibo per l'anima )? sei sicuramente in grado, vista la sensibilità che emerge dalle favole per bambini scritte in precedenza ! MAGARI NEL FRATTEMPO LA POLITICA SI RICOMPONE e il fantomatico popolo leghista avrà fatto la Padania :meglio se su MARTE.
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