I diamanti provenienti dal Chidzwa erano stati messi al bando nel 2009 ma l'Unione Europea si preparava ad approvare un alleggerimento del ban
Peacereporter - Ancora i "diamanti di sangue". Le famigerate miniere di Marange/Chiadzwa tornano a far parlare di sè. Questa volta a puntare i riflettori sull'enorme area diamantifera è stata la Bbc, che ha rivelato l'esistenza di un campo di tortura controllato dalle forze di sicurezza governative. La scoperta riapre la questione annosa dell'export di diamanti dello Zimbabwe, da anni sotto la lente di organizzazioni internazionali e Ong per il sospetto, estremamente fondato, che i proventi finiscano nelle casse private delle anime nere del regime illiberale di Robert Mugabe e che i diamanti vengano raccolti in un clima di sfruttamento e terrore da schiavi agli ordini di esponenti di spicco di esercito e polizia.
Proprio per questa ragione, dal 2009 è in vigore un ban sulle esportazioni di diamanti provenienti dal bacino diamantifero del Chiazdwa. Il divieto era stato imposto dal Kimberley Process (Kp), un'organizzazione composta da rappresentanti governativi, Ong e colossi dell'industria diamantifera con lo scopo di evitare che i cosiddetti "blood diamonds" finiscano sul mercato internazionale. La vendita dei diamanti provenienti dalla regione di Marange era stata vietata dopo i rapporti di abusi e violenze sugli operai, trattati come schiavi dalle forze di sicurezza di Mugabe ma sembrava sul punto di essere revocata o comunque attenuata. L'Unione Europea di recente si era pronunciata a favore del reinserimento nel mercato internazionale dei diamanti estratti nella regione. Ma lo scoop della Bbc potrebbe rimettere tutto in discussione.
Il campo di tortura è conosciuto come "Diamond base" e si trova a Zengeni, a un chilometro e mezzo dalla miniera di Mbada, proprio una di quelle i cui diamanti erano stati approvati da un rapporto dell'Ue. Un secondo campo è stato individuato nei dintorni di Muchena. Secondo testimoni oculari, gli operai sono tenuti prigionieri e frustrati diverse volte al giorno per impedire la loro fuga. Molti di questi disperati, piccoli cercatori di diamanti finiti tra le grinfie degli apparati di sicurezza che hanno preso il controllo delle miniere, hanno raccontato che le torture erano sistematiche e avvenivano ogni qual volta provavano a chiedere di poter avere una quota maggiore dei profitti. In altri casi, si tratta di uomini e donne prelevati e costretti a spaccarsi la schiena nei campi, picchiati tre volte al giorno, con bastoni e pietre. Le vittime hanno raccontato di aver avuto le caviglie fratturate, di esser stati morsi dai cani che venivano aizzati contro di loro, mentre si trovavano a terra con le mani legate e di aver visto morire diversi compagni. Tutte le morti sono state tenute nascoste dal regime, nel tentativo di far passare l'idea che nel Chiazdwa la situazione sia tornata alla normalità, le violazioni dei diritti umani siano cessate, in modo da poter incassare la revoca del ban e poter tornare a esportare diamanti.
In realtà l'export non è mai cessato. Si è semplicemente orientato verso canali illegali. Il dramma dello Zimbabwe è proprio che non è il Paese a beneficiare di questa enorme ricchezza ma solo l'apparato che continua a tenere Mugabe in sella. Negli ultimi mesi, il ministro dell'Economia Tendai Biti, vicino al premier e principale oppositore di Mugabe, Morgan Tsvangirai, ha sollevato la questione più volte, arrivando a scontrarsi col ministro delle Miniere, Obert Mpofu, accusato di dirottare i proventi della vendita dei diamanti. Lo stesso Mpofu ha recentemente accusato gli Emirati Arabi Uniti di aver sequestrato una partita di diamanti, secondo quanto rivelato da SWRadioAfrica, rafforzando il sospetto che le vendite segrete non siano cessate affatto. Secondo molti attivisti, in Zimbabwe ci sarebbero strutture di governo parallele a quelle ufficiali e una di queste gestirebbe le immense risorse del Chiadzwa e i relativi proventi. Dopotutto, basta guardare alle cifre ufficiali per scoprire che c'è qualcosa che non va: durante quest'anno, lo Zimbabwe ha dichiarato un'esportazione ufficiale di diamanti per 700 mila carati ma, alla voce incassi, ha registrato solo 103,9 milioni di dollari.
Per questo, quando a giugno Matieu Yamba, a capo del Kp, avava eliminato formalmente il bando sulle esportazioni di diamanti provenienti da due delle miniere presenti nella regione, la sorpresa generale era stata grande. L'Unione Europea non aveva accettato le decisione e aveva cominciato a lavorare ad una mediazione che tenesse conto dei tanti dubbi e sospetti circa la reale situazione delle miniere di Marange ma anche del fatto che una visita del team di controllo del Kp, nel 2010, pur rilevando notevoli problemi aveva riscontrato notevoli progressi. Secondo un documento ufficiale consultato dalla Bbc, Bruxelles si sta preparando ad ammettere la vendita di diamanti raccolti in due miniere dell'area. Una di queste sorge proprio nei pressi del principale campo di tortura appena scoperto.
Peacereporter - Ancora i "diamanti di sangue". Le famigerate miniere di Marange/Chiadzwa tornano a far parlare di sè. Questa volta a puntare i riflettori sull'enorme area diamantifera è stata la Bbc, che ha rivelato l'esistenza di un campo di tortura controllato dalle forze di sicurezza governative. La scoperta riapre la questione annosa dell'export di diamanti dello Zimbabwe, da anni sotto la lente di organizzazioni internazionali e Ong per il sospetto, estremamente fondato, che i proventi finiscano nelle casse private delle anime nere del regime illiberale di Robert Mugabe e che i diamanti vengano raccolti in un clima di sfruttamento e terrore da schiavi agli ordini di esponenti di spicco di esercito e polizia.
Proprio per questa ragione, dal 2009 è in vigore un ban sulle esportazioni di diamanti provenienti dal bacino diamantifero del Chiazdwa. Il divieto era stato imposto dal Kimberley Process (Kp), un'organizzazione composta da rappresentanti governativi, Ong e colossi dell'industria diamantifera con lo scopo di evitare che i cosiddetti "blood diamonds" finiscano sul mercato internazionale. La vendita dei diamanti provenienti dalla regione di Marange era stata vietata dopo i rapporti di abusi e violenze sugli operai, trattati come schiavi dalle forze di sicurezza di Mugabe ma sembrava sul punto di essere revocata o comunque attenuata. L'Unione Europea di recente si era pronunciata a favore del reinserimento nel mercato internazionale dei diamanti estratti nella regione. Ma lo scoop della Bbc potrebbe rimettere tutto in discussione.
Il campo di tortura è conosciuto come "Diamond base" e si trova a Zengeni, a un chilometro e mezzo dalla miniera di Mbada, proprio una di quelle i cui diamanti erano stati approvati da un rapporto dell'Ue. Un secondo campo è stato individuato nei dintorni di Muchena. Secondo testimoni oculari, gli operai sono tenuti prigionieri e frustrati diverse volte al giorno per impedire la loro fuga. Molti di questi disperati, piccoli cercatori di diamanti finiti tra le grinfie degli apparati di sicurezza che hanno preso il controllo delle miniere, hanno raccontato che le torture erano sistematiche e avvenivano ogni qual volta provavano a chiedere di poter avere una quota maggiore dei profitti. In altri casi, si tratta di uomini e donne prelevati e costretti a spaccarsi la schiena nei campi, picchiati tre volte al giorno, con bastoni e pietre. Le vittime hanno raccontato di aver avuto le caviglie fratturate, di esser stati morsi dai cani che venivano aizzati contro di loro, mentre si trovavano a terra con le mani legate e di aver visto morire diversi compagni. Tutte le morti sono state tenute nascoste dal regime, nel tentativo di far passare l'idea che nel Chiazdwa la situazione sia tornata alla normalità, le violazioni dei diritti umani siano cessate, in modo da poter incassare la revoca del ban e poter tornare a esportare diamanti.
In realtà l'export non è mai cessato. Si è semplicemente orientato verso canali illegali. Il dramma dello Zimbabwe è proprio che non è il Paese a beneficiare di questa enorme ricchezza ma solo l'apparato che continua a tenere Mugabe in sella. Negli ultimi mesi, il ministro dell'Economia Tendai Biti, vicino al premier e principale oppositore di Mugabe, Morgan Tsvangirai, ha sollevato la questione più volte, arrivando a scontrarsi col ministro delle Miniere, Obert Mpofu, accusato di dirottare i proventi della vendita dei diamanti. Lo stesso Mpofu ha recentemente accusato gli Emirati Arabi Uniti di aver sequestrato una partita di diamanti, secondo quanto rivelato da SWRadioAfrica, rafforzando il sospetto che le vendite segrete non siano cessate affatto. Secondo molti attivisti, in Zimbabwe ci sarebbero strutture di governo parallele a quelle ufficiali e una di queste gestirebbe le immense risorse del Chiadzwa e i relativi proventi. Dopotutto, basta guardare alle cifre ufficiali per scoprire che c'è qualcosa che non va: durante quest'anno, lo Zimbabwe ha dichiarato un'esportazione ufficiale di diamanti per 700 mila carati ma, alla voce incassi, ha registrato solo 103,9 milioni di dollari.
Per questo, quando a giugno Matieu Yamba, a capo del Kp, avava eliminato formalmente il bando sulle esportazioni di diamanti provenienti da due delle miniere presenti nella regione, la sorpresa generale era stata grande. L'Unione Europea non aveva accettato le decisione e aveva cominciato a lavorare ad una mediazione che tenesse conto dei tanti dubbi e sospetti circa la reale situazione delle miniere di Marange ma anche del fatto che una visita del team di controllo del Kp, nel 2010, pur rilevando notevoli problemi aveva riscontrato notevoli progressi. Secondo un documento ufficiale consultato dalla Bbc, Bruxelles si sta preparando ad ammettere la vendita di diamanti raccolti in due miniere dell'area. Una di queste sorge proprio nei pressi del principale campo di tortura appena scoperto.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.