La professoressa keniana Wangari Maathai, militante democratica e ambientalista divenuta la prima donna africana a vincere un Premio Nobel, è morta ieri sera all’età di 71 anni in un ospedale di Nairobi. La notizia, diffusa dai responsabili di Green Belt Movement, l’organizzazione da lei fondata nel 1977, è l’apertura di tutti i quotidiani.
Agenzia Misna - Edward Wageni, direttore di Green Belt Movement, ha detto che dall’inizio dell’anno la professoressa era stata ricoverata più volte perché malata di cancro. Laureata in scienze biologiche, la Maathai era divenuta nel 1964 la prima donna a concludere un dottorato di ricerca in Africa orientale e centrale. La sua notorietà emerse negli anni della presidenza di Daniel Arap Moi (1978-2002), quando partecipò a uno sciopero della fame insieme con le madri dei detenuti politici e si oppose tra l’altro alla costruzione di un grattacielo di 60 piani all’interno del Uhuru Park, polmone verde nel centro di Nairobi.
Il Premio Nobel le fu conferito nel 2004, mentre era vice-ministro per l’Ambiente nel governo del presidente Emilio Mwai Kibaki e continuava a coordinare i programmi di rimboschimento di Green Belt Movement. L’idea alla base di questa organizzazione è che l’impegno per la difesa della natura sia parte di un impegno più vasto e difficile. “L’albero – disse una volta la Maathai – è divenuto il simbolo della lotta democratica in Kenya: i cittadini sono stati mobilitati per contrastare abusi di potere diffusi, la corruzione e la distruzione dell’ambiente”.
Agenzia Misna - Edward Wageni, direttore di Green Belt Movement, ha detto che dall’inizio dell’anno la professoressa era stata ricoverata più volte perché malata di cancro. Laureata in scienze biologiche, la Maathai era divenuta nel 1964 la prima donna a concludere un dottorato di ricerca in Africa orientale e centrale. La sua notorietà emerse negli anni della presidenza di Daniel Arap Moi (1978-2002), quando partecipò a uno sciopero della fame insieme con le madri dei detenuti politici e si oppose tra l’altro alla costruzione di un grattacielo di 60 piani all’interno del Uhuru Park, polmone verde nel centro di Nairobi.
Il Premio Nobel le fu conferito nel 2004, mentre era vice-ministro per l’Ambiente nel governo del presidente Emilio Mwai Kibaki e continuava a coordinare i programmi di rimboschimento di Green Belt Movement. L’idea alla base di questa organizzazione è che l’impegno per la difesa della natura sia parte di un impegno più vasto e difficile. “L’albero – disse una volta la Maathai – è divenuto il simbolo della lotta democratica in Kenya: i cittadini sono stati mobilitati per contrastare abusi di potere diffusi, la corruzione e la distruzione dell’ambiente”.
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