sabato, settembre 17, 2011
Circa quattro mila giovani partecipano da oggi fino a domenica al primo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, in programma a Verona. Tre giorni di dibattiti dedicati al rapporto tra Dottrina sociale e mondo economico, che si concluderanno domenica mattina con una ''Lectio Magistralis'' del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone

RadioVaticana - Alessandro Guarasci ha intervistato Claudio Gentili, direttore della rivista “La Società” della Fondazione Toniolo, tra i soggetti che hanno organizzato il Festival:

R. – La Dottrina sociale della Chiesa è un riferimento unitario per tutti i cattolici e direi che in un momento di difficoltà, di crisi economica e anche di divisioni profonde all’interno del Paese, la Dottrina sociale è un riferimento anche per l’intera nazione. Una parte rilevante della Dottrina sociale è contenuta nella nostra Costituzione. Il nostro approccio non è partitico ma è soprattutto economico; ci rendiamo conto che l’economia è un modo anche per far rinascere la politica.

D. - In questo momento, secondo lei, serve in Italia una vera rivoluzione morale?

R. - Assolutamente sì. Lo ha detto il Santo Padre, lo ha ribadito il cardinale Bagnasco: la crisi del nostro Paese è una crisi di moralità e anche di eccesso di fanatismo e di moralismo. Se ne esce non con più moralismo ma con più moralità.

D. – Questo, secondo lei, passa anche attraverso un nuovo partito dei cattolici oppure basta essere uniti sulle tematiche di fondo?

R. – Noi al Festival non ci poniamo questo problema. C’è un problema che precede questo del partito unico dei cattolici ed è il tema della comunione. Noi ci rendiamo conto che a ormai vent’anni da Tangentopoli, troppo spesso, i cattolici non gareggiano nello stimarsi a vicenda, essendo in movimenti o in parti politiche diverse. Noi pensiamo che l’unità sia un valore: unità sugli intenti di fondo, unità su un’idea nuova d’Italia, unità su una volontà di ricostruire questo Paese dalle macerie morali.

D. – Una certa cattiva economia, che poi ha fatto scoppiare, la crisi è stata del tutto debellata secondo lei?

R. – Quello che sta accadendo per l’Italia non è una crisi finanziaria - noi siamo un Paese finanziariamente solido attraverso il risparmio delle famiglie e il radicamento delle banche sul territorio - è una crisi di credibilità. Abbiamo bisogno di ridare a questo Paese una credibilità internazionale che purtroppo abbiamo perso per le mancate scelte di riforma e anche per l’incapacità di offrire all’estero l’immagine e la sostanza di un Paese capace di fare le cose che decide di fare.

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