martedì, settembre 06, 2011
Mi è capitato di assistere a qualche festa dedicata al santo patrono. Per esempio, qualche anno fa, a quella di Santo Stefano, protomartire nel mio paese natale Milazzo, o in televisione a quella di Sant’Andrea ad Amalfi...

di Carlo Mafera

Sono senz’altro delle occasioni per promuovere e accrescere la fede ma il rischio che si possa scadere in un pio devozionismo popolare è grande. Occorre, a mio avviso, depurare questi avvenimenti dall’aspetto meramente folcloristico e secolare per far centrare l’attenzione del popolo di Dio sui contenuti salienti della fede. Mi piace, a titolo esemplificativo, ricordare come il nostro amato Santo Padre abbia saputo indirizzare, con le sue preziose parole, il senso di un pellegrinaggio fatto da una comunità proprio ad Amalfi: “Guardando all’esempio e ricorrendo all’intercessione di sant’Andrea, voi volete infatti ridare nuovo slancio alla vostra vocazione apostolica e missionaria, allargando le prospettive del vostro cuore alle attese di pace tra i popoli, intensificando la preghiera per l’unità tra tutti i cristiani. Vocazione, missione ed ecumenismo sono pertanto le tre parole-chiave che vi hanno orientato in questo impegno spirituale e pastorale, che oggi riceve dal Papa un incoraggiamento a proseguire con generosità ed entusiasmo. Sant’Andrea, il primo degli Apostoli ad essere chiamato da Gesù sulle rive del fiume Giordano (cfr Gv 1,35-40), vi aiuti a riscoprire sempre più l’importanza e l’urgenza di testimoniare il Vangelo in ogni ambito della società. Possa l’intera vostra comunità diocesana, ad imitazione della Chiesa delle origini, crescere nella fede e comunicare a tutti la speranza cristiana”.

Anche ascoltando l’omelia dell’arciprete del duomo di Milazzo, Santino Colosi, in occasione della festa di Santo Stefano di qualche giorno fa, c’era il desiderio di veicolare la fede verso temi genuinamente religiosi escludendo quelli meramente spettacolari. E in tutto ciò mi trovo pienamente d’accordo. Infatti, approfondendo le sue caratteristiche, la festa patronale è per ogni paese un appuntamento annuale che mette insieme la fede cristiana e la cultura del popolo.

Sempre legate alla dimensione agricola o marinara delle diverse realtà cittadine, tutte le feste patronali sono nate come momento di ringraziamento per qualche beneficio ricevuto dalle comunità locali e per richiedere la protezione dei singoli e l'allontanamento da ogni tipo di male per il futuro. Ma nel corso del tempo, le feste patronali, non più legate alla realtà rurale o marinara del territorio, hanno tracimato le loro caratteristiche verso quelle delle semplici sagre, finendo per secolarizzarsi di coreografie esterne che hanno poco o nulla a che fare con la fede.

Il problema pastorale è quello di far ritornare la festa patronale al significato primordiale eliminando tutto ciò che non ha nulla a che fare con la dimensione religiosa. Occorre che le feste patronali siano inserite in un "itinerario di fede" parrocchiale e cittadino e, nel medesimo tempo, non si limitino a promuovere le stesse manifestazioni folcloristiche per l’attrazione turistica e popolare.

Per questo il primo passo da compiere è quello di cambiare lo stile delle proposte inserendo nell'annuale programmazione della festa patronale giornate specifiche di attenzione per i giovani, i ragazzi, le famiglie, i diversamente abili, il mondo del lavoro, gli immigrati, etc. Queste giornate dovrebbero avere l'onere di approfondire la dimensione di una Chiesa più povera e più libera e soprattutto valorizzare la dimensione di una Chiesa profetica ed evangelica che in tanti cercano. Tale dimensione porta primariamente a "scelte impopolari", ma in realtà sono il segno di quel rinnovamento indicato dal Concilio Vaticano II perché si realizzi una Chiesa attenta alle esigenze dell'uomo. Bandire lo spreco, per una festa patronale, vuol dire seguire le orme del Cristo che ha lavato i piedi ai suoi discepoli, mostrando chiaramente che è necessario mettersi al servizio degli ultimi per essere credibili. Questo è in fondo il pensiero del Concilio Vaticano II.

Ciò che è importante è additare ai giovani l’esempio dei santi e quindi in particolare quello del santo patrono. Fare in modo che la santità sia un modello di vita affascinante e attraente più dei modelli umani e secolari. Infatti, la domanda che sorge spontanea è la seguente: come presentare la santità agli uomini e alle donne di questa inquieta stagione che stiamo vivendo? Come renderla attraente ai giovani al punto da invitarli a inseguirla per la propria vita? La risposta non è molto confortante, ma se contro le deludenti conclusioni delle mode dell’oggi, che tanto ubriacano i nostri giovani, riusciamo a fare emergere il vangelo cristiano della comunione, che trova nella vita del santo patrono incarnazione piena e profonda divulgazione, si apriranno per noi nuove vie che ci consentiranno di testimoniare al mondo Gesù Cristo unico salvatore per l’uomo di ogni tempo.

Se un giorno si comincerà a non fare più l'asta perché si porti "a spalla" il simulacro e a concludere la festa con i fuochi pirotecnici e, al contrario, si inizierà a costruire con lo stesso denaro luoghi di accoglienza per i meno fortunati, passeremo da una chiesa del devozionismo ad una chiesa dell'altruismo.

Sono presenti 4 commenti

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con l'autore di questo articolo. D'altronde, mischiare il sacro con il profano pare sia divenuto ineluttabile. Non é più la devozione al Santo patrono ad attrarre il fedeli ma le bancarelle dei vari commercianti. Gesù aveva scacciato i mercanti dal tempio!
Bravo.

Anonimo ha detto...

Purtroppo, anzi per fortuna, la crisi e la conseguente mancanza di denaro ha fatto sì che sacro e profano fossero più distanti. Ma il coro milazzese è alquanto stonato, visto che lo stesso circola con suv e porche e naviga con barche, alquanto, costose. Certo, ha ragione il prete del duomo a dire che i soldi per i fuochi d'artificio sono uno spreco. Meglio metterli da parte e vestire lacoste e valleverde.

Anonimo ha detto...

Concordo con le riflessioni espresse nei due commenti precedenti. Tanto spreco per cose inutili che ai Santi non piacciono e soprattutto non hanno bisogno e poi imprecano contro tutti perchè non hanno il fabbisogno quotidiano.

Anonimo ha detto...

sicuramente la festa in onore del santo patrono non è solo legata alle realtà spettacolari che la ornano, ma non possiamo comunque fare a meno di pensare ad una festa popolare patronale senza i suoi colori, i suoi profumi, i suoi canti che non sono solo aspetti teatrali ma sono parte di tradizione.

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