Dal 2012 scatta il divieto: ieri l'ultima esibizione nella Monumental, la tradizionale arena di Barcellona
di Benedetta Biasci
Tutto esaurito per l'ultima sfida tra toreros e toros: 20 mila paganti e 400 giornalisti hanno riempito ieri l'arena di Plaza de Toros a Barcellona. Per l'occasione è ritornato sulla scena il celeberrimo torero Josè Tomas, "el matador folle", un mito per gli appassionati della corrida che ieri hanno visto lui e gli altri all'opera per l'ultima volta: niente più toreri, niente più sangue e torture sui tori nelle arene catalane. Da lunedì infatti la Plaza de Toros per eccellenza chiude i battenti: entrerà in vigore in tutta la Catalogna il bando contro la tauromachia che era stato emanato a luglio 2010.
Mentre la Monumental si appresta a divenire il Colosseo del XXI secolo, il dibattito pro e contro la tauromachia si fa molto acceso in tutta la Spagna. Si teme infatti che tale provvedimento venga applicato all'intero Paese. La federazione nazionale dei toreri e le associazioni degli aficionados hanno già presentato un ricorso contro la legge regionale e Moises Fraile, proprietario del Pilar, l'azienda che fornirà i tori per l'ultima corrida, commenta: “Grazie a Dio, ci sono ancora molti fan della corrida, anche in Catalogna. E per questo, essendo la Spagna un Paese democratico, lo spettacolo dovrebbe essere loro garantito".
Torturare e massacrare tori è davvero una questione di democrazia? La corrida è veramente un'arte da difendere a tutti i costi? «Mi annoia questo dibattito tra chi sostiene che la tauromachia sia l’espressione dell’animo spagnolo e chi la liquida come sadismo collettivo» dice al Corriere il grande filosofo e scrittore Fernando Savater. «Il punto qui è nel nostro rapporto con la Natura, la nostra attitudine morale nei confronti degli animali, le sue ripercussioni etiche. Tutti argomenti che hanno brillato per la loro assenza nel dibattito sull’abolizione delle corride di Barcellona». E' questo forse uno dei punti fondamentali della questione: la crudeltà gratuita dell'uomo verso animali che, seppur privi di razionalità, sono esseri viventi alla pari dell'essere umano. Le atrocità dei banderilleros, dei matadoros e di tutti coloro che assistono divertiti allo spettacolo della corrida mostrano quanto sia ancora diffuso il gusto per il sangue e quanto sia ancora grande il desiderio dell'uomo di sentirsi onnipotente.
Dalla Catalogna ieri “l'ultimo olè”, a quando quello dell'intero Paese?
di Benedetta Biasci
Tutto esaurito per l'ultima sfida tra toreros e toros: 20 mila paganti e 400 giornalisti hanno riempito ieri l'arena di Plaza de Toros a Barcellona. Per l'occasione è ritornato sulla scena il celeberrimo torero Josè Tomas, "el matador folle", un mito per gli appassionati della corrida che ieri hanno visto lui e gli altri all'opera per l'ultima volta: niente più toreri, niente più sangue e torture sui tori nelle arene catalane. Da lunedì infatti la Plaza de Toros per eccellenza chiude i battenti: entrerà in vigore in tutta la Catalogna il bando contro la tauromachia che era stato emanato a luglio 2010.
Mentre la Monumental si appresta a divenire il Colosseo del XXI secolo, il dibattito pro e contro la tauromachia si fa molto acceso in tutta la Spagna. Si teme infatti che tale provvedimento venga applicato all'intero Paese. La federazione nazionale dei toreri e le associazioni degli aficionados hanno già presentato un ricorso contro la legge regionale e Moises Fraile, proprietario del Pilar, l'azienda che fornirà i tori per l'ultima corrida, commenta: “Grazie a Dio, ci sono ancora molti fan della corrida, anche in Catalogna. E per questo, essendo la Spagna un Paese democratico, lo spettacolo dovrebbe essere loro garantito".
Torturare e massacrare tori è davvero una questione di democrazia? La corrida è veramente un'arte da difendere a tutti i costi? «Mi annoia questo dibattito tra chi sostiene che la tauromachia sia l’espressione dell’animo spagnolo e chi la liquida come sadismo collettivo» dice al Corriere il grande filosofo e scrittore Fernando Savater. «Il punto qui è nel nostro rapporto con la Natura, la nostra attitudine morale nei confronti degli animali, le sue ripercussioni etiche. Tutti argomenti che hanno brillato per la loro assenza nel dibattito sull’abolizione delle corride di Barcellona». E' questo forse uno dei punti fondamentali della questione: la crudeltà gratuita dell'uomo verso animali che, seppur privi di razionalità, sono esseri viventi alla pari dell'essere umano. Le atrocità dei banderilleros, dei matadoros e di tutti coloro che assistono divertiti allo spettacolo della corrida mostrano quanto sia ancora diffuso il gusto per il sangue e quanto sia ancora grande il desiderio dell'uomo di sentirsi onnipotente.
Dalla Catalogna ieri “l'ultimo olè”, a quando quello dell'intero Paese?
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