sabato, settembre 03, 2011
In Cina tira brutta aria per la fabbrica mondiale dell'elettronica di consumo: alcune Ong ambientali cinesi hanno denunciato l'inquinamento prodotto da ditte subappaltatrici della Apple, mentre il governo accusa Nokia di volare la legge sul lavoro cinese licenziando gli operai.

GreenReport - Nei giorni scorsi, nella provincia dello Yunnan, vicino a Canton, un massiccio inquinamento in un affluente dell'inquinatissimo Fiume delle perle di cromo ha provocato un vero e proprio disastro ecologico e sanitario scatenando una protesta di massa: Greenpeace ha dimostrato che il cromo si è ormai infiltrato nelle falde freatiche e diverse associazioni cinesi hanno annunciato denunce e richieste di danni all'impresa responsabile.

L'Istituto degli affari pubblici ed ambientali, una ong che si occupa soprattutto di inquinamento dell'acqua, ha denunciato un caso che coinvolge direttamente la catena dei fornitori della Apple che in un rapporto viene accusata direttamente di aver ignorato prima un dossier che denunciava le pessime pratiche ambientali delle sue imprese cinesi e poi che la multinazionale Usa «ha sistematicamente mancato di rispondere alle nostre richieste di informazioni riguardo alle violazioni ambientali lungo la sua catena di approvvigionamento».

L'Istituto degli affari pubblici ed ambientali ed altre Ong cinesi dicono che in 5 mesi di indagini hanno messo insieme le prove di sversamenti inquinanti da parte di 27 supposti sub-appaltatori della Apple, sia con prelievi ed analisi in proprio che secondo i dati delle agenzie ambientali pubbliche, ma anche attraverso segnalazioni e testimonianze di cittadini.

Tra i "beccati" ci sono la fabbrica di circuiti stampati Meiko Electronics a Guangzhou e Wuhan, che è stata più volte multata per aver scaricato metalli pesanti, ma la filiera dell'elettronica mondiale viola praticamente tutte le regole ambientali in materia di trasporto e trattamento dei rifiuti pericolosi.

Apple ha risposto che controlla i suoi fornitori, ma il rapporto delle Ong dice che questi controlli non sono rigorosi e porta come esempio il grave incidente avvenuto a maggio nella megalopoli industriale di Foxconn a Chengdu, dove si producono i mitici iPad 2.

Anche l'inquinamento Daqing, nello Yunnan, scoperto dopo la morte morte di molti animali, è stato minimizzato, ma deriva da una catena di irresponsabilità diffusa e dalla mancanza di veri controlli sulle attività delle industrie che lavorano nella produzione dell'elettronica di consumo per i grandi marchi occidentali ed asiatici.

Nonostante le recenti rassicurazioni del governo cinese ed il rispetto dei piani quinquennali, le province interne del Paese accolgono le industria inquinanti che vengono allontanate dalla costa e l'inquinamento da metalli pesanti in alcune aree è endemico, pesando enormemente sull'ambiente e la salute dell'intera Cina dove, secondo Greenpeace China, si calcola che ci siano stoccate un milione di tonnellate di residui di cromo, la più grande quantità del mondo. Il governo ha deciso di censire tutti questi siti e di bonificarli, bisognerà capire se le multinazionali commissionanti e le imprese cinesi che hanno eseguito il lavoro saranno chiamati a risarcire l'enorme spesa che si prevede.

Intanto è scoppiata una bella grana per l'altro gigante dell'elettronica, Nokia, che ha licenziato 170 lavoratori in Cina ed ha dovuto subire durissime proteste che hanno preso di sorpresa anche le autorità comuniste cinesi. La Nokia ribatte di avere tutto il diritto di rompere unilateralmente il contratto di lavoro con i suoi dipendenti.

Ma secondo Zhao Zhanling, un esperto della legge sulla tecnologia informatica cinese, non a caso sentito dall'agenzia ufficiale Xinhua, «la decisione di Nokia viola la Legge sul lavoro della Cina, almeno in termini di procedimento. Secondo questa legge, i datori di lavoro devono informare i lavoratori o il sindacato 30 giorni prima per informarli, per poi depositare il piano di licenziamento al dipartimento del lavoro. Invece la Nokia ha dato solo 10 giorni ai lavoratori per prendere la decisione, il che non è conforme con la legge, salvo se Nokia paghi un mese di salario a chi licenzia a titolo di compensazione».

La risposta del gigante finlandese dell'elettronica è perlomeno imbarazzante: «Non si tratta di un licenziamento, ma di una modifica di strategia». Chi vuole sapere i dettagli può rivolgersi al dipartimento interessato di Nokia China...

Ma è chiaro che nel mercato cinese è in corso un terremoto, visto che i lavoratori licenziati non sono operai alla catena di montaggio ma ingegneri che lavorano al sistema "Symbian" di Nokia.

Nella crisi cinese delle industrie dell'elettronica di consumo c'è lo zampino della solita Apple: dopo il lancio del suo iphone il valore di mercato di Nokia si è risotto di due terzi. Ad aprire la multinazionale finlandese ha annunciato un piano draconiano: 4.000 licenziamenti prima della fine del 2012, principalmente in Danimarca, Finlandia e Gran Bretagna, ma evidentemente anche la fabbrica-mondo cinese non serve più se i prodotti non si vendono. Una lezione che dovrebbero imparare anche i politici e gli imprenditori italiani (a cominciare da Marchionne) quanto parlano di rilancio della produttività e dei consumi, quando consumi e produttività stanno diventando un problema nel paese più produttivo del mondo, la Cina, e nei Paesi più consumistici del mondo, quelli occidentali.

Non c'è espansione ma concorrenza per la stessa nicchia: Apple ha detronizzato Nokia dal primo posto mondiale degli smartphone crescendo di oltre l'11,3% sul mercato internazionale nel secondo trimestre del 2011, ma Nokia è letteralmente crollata, nonostante che Apple, secondo uno studio di Strategy Analytics, rappresenti "solo" il 18,5% del mercato degli smartphone.

L'impresa di Cupertino ha venduto 20,3 milioni d i 'iPhones nel secondo trimestre, il 142% in più dello stesso periodo dell'anno prima. La de Samsung j ha venduto 19,2 milioni di smartphone, il 520% in più e il 17,5% della quota del mercato mondiale, superando anche lei Nokia, bloccata al 15,2%. Quanto basta per far saltare il miracolo finlandese anche se, secondo International Data Corporation, il mercato della telefonia mobile è cresciuto nel mondo del de 11,3%, grazie soprattutto ai Paesi in via di sviluppo non ancora saturi e nonostante cali dei consumi di elettronica in molti Paesi. Nell'ultimo trimestre, secondo il rapporto IDC Worldwide Mobile Phone Tracker, le vendite di telefonini sono calate del 4% nell'ultimo trimestre, in particolare negli Usa, Giappone, Europa occidentale, dove i consumatori stanno pensando di comprare smart phone. Per la Nokia la botta è stata terribile perché ha ceduto proprio il mercato dei prodotti a basso costo.

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