mercoledì, settembre 14, 2011
“Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli”

di Carlo Mafera

Cos’è rimasto del Congresso Eucaristico di Ancona? Credo che, tra i tanti discorsi, siano stati fondamentali e significativi soprattutto due passaggi dell’omelia di Benedetto XVI durante la messa dell’11 settembre, in cui il pontefice ha messo in evidenza lo spirito di servizio che l’Eucarestia fortemente richiama nella sua istituzione. Tanto è intriso questo spirito nel Sacramento dell’altare che l’evangelista Giovanni, al posto dell’Ultima Cena descritta nei vangeli sinottici mette invece la lavanda dei piedi. E ciò la dice lunga sullo stretto legame tra Eucarestia e l’amore verso i fratelli, e in particolare quell’amore più prosaico e “fastidioso”. Ecco i passaggi che mi hanno molto colpito e che, penso, rimarranno nelle menti e nei cuori di chi li ha ascoltati: “Ma che cosa comporta per la nostra vita quotidiana questo partire dall’Eucaristia per riaffermare il primato di Dio? La comunione eucaristica, cari amici, ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un solo corpo (cfr 1 Cor 10,17), realizzando la preghiera della comunità cristiana delle origini riportata nel libro della Didaché: ‘Come questo pane spezzato era sparso sui colli e raccolto divenne una cosa sola, così la tua Chiesa dai confini della terra venga radunata nel tuo Regno’ (IX, 4). L’Eucaristia sostiene e trasforma l’intera vita quotidiana. Come ricordavo nella mia prima Enciclica, ‘nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare a propria volta gli altri’, per cui ‘un’Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata’ (Deus caritas est, 14)”.

“La bimillenaria storia della Chiesa – ha continuato Benedetto XVI - è costellata di santi e sante, la cui esistenza è segno eloquente di come proprio dalla comunione con il Signore, dall’Eucaristia, nasca una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria, nasca quindi uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata. Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli (e qui il riferimento alla lavanda dei piedi di cui si diceva è molto forte), ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36). In ogni persona – ha concluso Benedetto XVI - saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso per noi e per la nostra salvezza.”

Dal messaggio conclusivo dal titolo “Signore da chi andremo?” mi piace estrapolare la conclusione: “Certo, anche da questo Congresso Eucaristico ritorneremo a casa: non è stata una parentesi o una distrazione, ma una sosta preziosa per metterci di fronte al Mistero da cui la Chiesa è generata, e ritornare senza indugio alla nostra missione di testimoni del grande ‘Sì’, che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e intelligenza. Ritorneremo nelle nostre famiglie e parrocchie, associazioni e movimenti, come testimoni di speranza negli ambiti della vita quotidiana. Ritorneremo nelle nostre Chiese particolari, in comunione con i nostri Pastori, pronti a dare testimonianza della pluralità e ricchezza delle diverse realtà ecclesiali, e insieme dell’unità che le mette in cammino con Colui che il Signore ha chiamato a presiedere la carità di tutti, come successore dell’apostolo Pietro. Ritorneremo da questa città, o Maria, sulla quale tu vegli Regina dei Santi, giorno e notte, la città che ha eretto sul monte la Cattedrale, il suo vanto e il suo cuore. Ritorneremo alle nostre città affidando alla tua intercessione il cammino del decennio per educare alla vita buona del Vangelo questa nostra generazione, perché, anche se indaffarata e immemore, di Cristo vuole essere e vivere.”
E con il Papa è importante sottolineare anche il pensiero del vescovo di Ancona, Mons. Menichelli, che ha spiegato che “il Congresso vuole accogliere il grido e lo smarrimento della società contemporanea, l'inquietudine, la solitudine della nostra affaticata generazione e offrire - testimoniandolo - Cristo come via verità e vita". “Vorremmo anche - ha aggiunto - che il Congresso Eucaristico Nazionale fosse porta aperta per ogni uomo e donna di buona volontà, che, seppur lontani dal mistero di Dio, debbono sapere che Dio li ama e li convoca al Suo banchetto d'amore: Dio, svelatosi in Cristo non è il Dio della paura, ma della misericordia.”
Altrettanto significativo è il luogo scelto per celebrare l’evento: il piazzale della Fincantieri, azienda che è in profonda crisi. La Chiesa vuole stare lì vicino alla sofferenza e al disagio di tante famiglie in difficoltà. Infatti una delle intenzioni di preghiera è stata questa: “Per noi che partecipiamo a questa Eucaristia con lo sguardo rivolto al Congresso Eucaristico, perché la tua viva presenza ci rafforzi nella solidarietà verso il mondo del lavoro, con particolare attenzione all'attuale disagio della Fincantieri di Ancona e di tutte le aziende colpite dalla crisi economica”.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa