venerdì, settembre 16, 2011
Inizia oggi il Festival incentrato sul rapporto tra dottrina ed economia, affrontando temi come quello della crisi e delle divisioni interne al nostro Paese.

Radio Vaticana - Circa quattro mila giovani partecipano da oggi fino a domenica al primo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, in programma a Verona. Tre giorni di dibattiti dedicati al rapporto tra Dottrina sociale e mondo economico, che si concluderanno domenica mattina con una "Lectio Magistralis" del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Alessandro Guarasci ha intervistato Claudio Gentili, direttore della rivista “La Società” della Fondazione Toniolo, tra i soggetti che hanno organizzato il Festival.
R. – La Dottrina sociale della Chiesa è un riferimento unitario per tutti i cattolici e direi che in un momento di difficoltà, di crisi economica e anche di divisioni profonde all’interno del Paese, la Dottrina sociale è un riferimento anche per l’intera nazione. Una parte rilevante della Dottrina sociale è contenuta nella nostra Costituzione. Il nostro approccio non è partitico ma è soprattutto economico; ci rendiamo conto che l’economia è un modo anche per far rinascere la politica.
D. - In questo momento, secondo lei, serve in Italia una vera rivoluzione morale?
R. - Assolutamente sì. Lo ha detto il Santo Padre, lo ha ribadito il cardinale Bagnasco: la crisi del nostro Paese è una crisi di moralità e anche di eccesso di fanatismo e di moralismo. Se ne esce non con più moralismo ma con più moralità.
D. – Questo, secondo lei, passa anche attraverso un nuovo partito dei cattolici oppure basta essere uniti sulle tematiche di fondo?
R. – Noi al Festival non ci poniamo questo problema. C’è un problema che precede questo del partito unico dei cattolici ed è il tema della comunione. Noi ci rendiamo conto che a ormai vent’anni da Tangentopoli, troppo spesso, i cattolici non gareggiano nello stimarsi a vicenda, essendo in movimenti o in parti politiche diverse. Noi pensiamo che l’unità sia un valore: unità sugli intenti di fondo, unità su un’idea nuova d’Italia, unità su una volontà di ricostruire questo Paese dalle macerie morali.
D. – Una certa cattiva economia, che poi ha fatto scoppiare, la crisi è stata del tutto debellata secondo lei?
R. – Quello che sta accadendo per l’Italia non è una crisi finanziaria - noi siamo un Paese finanziariamente solido attraverso il risparmio delle famiglie e il radicamento delle banche sul territorio - è una crisi di credibilità. Abbiamo bisogno di ridare a questo Paese una credibilità internazionale che purtroppo abbiamo perso per le mancate scelte di riforma e anche per l’incapacità di offrire all’estero l’immagine e la sostanza di un Paese capace di fare le cose che decide di fare. (bf)

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