Il “Grido degli esclusi” risuona in tutto il Brasile nella Giornata odierna dedicata a tutte le persone emarginate e sofferenti, private di giustizia, sfruttate nel lavoro, afflitte da povertà e guerre. Il servizio di Roberta Gisotti: ascolta
Radio Vaticana - Chiese e società mobilitate oggi nell’intero Brasile. Il “Grido degli esclusi”, risuonato per la prima volta nel 1995, travalica i confini dell’immenso Paese latinoamericano, che pure sta vivendo una stagione di grande rilancio economico sul piano internazionale. Ma gli esclusi in Brasile sono ancora tanti se il 10 per cento dei più ricchi concentra la metà del reddito totale del Paese, mentre il 50 per cento dei brasiliani si accontenta del 10 per cento. La "forbice" tra ricchissimi e poverissimi si allarga in campo terriero: 50 mila latifondisti, su una popolazione di oltre 180 milioni di abitanti, possiedono più della metà dei terreni agricoli. Una Giornata, dunque, per dare voce al popolo, spiega mons. Pedro Luis Stringhini, vescovo di Fanca, già presidente della Commissione carità giustizia e pace della Conferenza episcopale brasiliana, al microfono di Cristiane Murray:
R. - “Il 7 settembre, in Brasile, è una festa nazionale per commemorare l’indipendenza, ottenuta quasi 200 anni fa, del Brasile dal Portogallo. Mentre si festeggia questa ricorrenza civica, il popolo celebra il “Grido degli esclusi”, Giornata dei movimenti popolari, che lottano per la giustizia sociale, per i diritti umani, per il lavoro, per la possibilità di avere la terra…. Queste manifestazioni vengono preparate anche con l’aiuto della Chiesa, che celebra la Messa per il popolo che aderisce a questi movimenti. Quest’anno c’è un tema importante che è “Per la vita grida la Terra, per i diritti tutti noi”. Si grida per i diritti umani e per quelli sociali e quest’anno anche per i diritti ecologici che si trovano pure nella “Campagna della fraternità”, che riguarda la sostenibilità del pianeta Terra.
In Brasile, siamo preoccupati per la distruzione eco-ambientale, ma dall’altra parte cresce sempre più una coscienza per quanto riguarda la difesa della Terra.
E, tra le regioni del Brasile più trascurate nel passato, oggetto di speculazioni terriere a danni degli indios e che ne hanno messo a rischio l’ecosistema, è l’Amazzonia. Da questa terra è appena rientrato padre Antonio Maria Tofanelli, ministro provinciale dei Francescani:
R. - Vi dico la verità: torno da questa terra con il sorriso nel cuore. E’ vero che parlando di "esclusi" si pensa, in genere, a fare denunce sociali. Io, invece, parlo di gioia nel cuore perché ho visto la vicinanza, con gli esclusi, dei nostri frati e dei tanti collaboratori laici e volontari. Mi sono accorto di quanta gioia e felicità scaturisca dal cuore quando si va incontro agli esclusi, siano essi barboni, malati di Aids e, in questo periodo, anche gli haitiani, che sono profughi verso il Brasile e sono ospiti nella regione amazzonica. Ho visto anche quanta gioia provano loro, quando vedono l’interesse di terze persone.
D. - Sappiamo che il governo brasiliano di Lula - e speriamo anche quello della nuova Presidente, Dilma Rousseff - si è sensibilizzato sul problema dell’Amazzonia. Lei ha notato qualche segnale di miglioramento?
R. - Sì, senz’altro. Le strutture e le istituzioni sono più attente. Cercano ovviamente di salvaguardare la cultura degli Indios, che viene messa al primo posto, ma cercano anche di evitare gli sfruttamenti delle grandi risorse territoriali esistenti. In questo senso, però, la difficoltà è determinata proprio dall’aspetto morfologico: le comunicazioni sono difficili, la foresta è immensa ed è attraversata dal fiume più grande del mondo. (vv)
Radio Vaticana - Chiese e società mobilitate oggi nell’intero Brasile. Il “Grido degli esclusi”, risuonato per la prima volta nel 1995, travalica i confini dell’immenso Paese latinoamericano, che pure sta vivendo una stagione di grande rilancio economico sul piano internazionale. Ma gli esclusi in Brasile sono ancora tanti se il 10 per cento dei più ricchi concentra la metà del reddito totale del Paese, mentre il 50 per cento dei brasiliani si accontenta del 10 per cento. La "forbice" tra ricchissimi e poverissimi si allarga in campo terriero: 50 mila latifondisti, su una popolazione di oltre 180 milioni di abitanti, possiedono più della metà dei terreni agricoli. Una Giornata, dunque, per dare voce al popolo, spiega mons. Pedro Luis Stringhini, vescovo di Fanca, già presidente della Commissione carità giustizia e pace della Conferenza episcopale brasiliana, al microfono di Cristiane Murray:
R. - “Il 7 settembre, in Brasile, è una festa nazionale per commemorare l’indipendenza, ottenuta quasi 200 anni fa, del Brasile dal Portogallo. Mentre si festeggia questa ricorrenza civica, il popolo celebra il “Grido degli esclusi”, Giornata dei movimenti popolari, che lottano per la giustizia sociale, per i diritti umani, per il lavoro, per la possibilità di avere la terra…. Queste manifestazioni vengono preparate anche con l’aiuto della Chiesa, che celebra la Messa per il popolo che aderisce a questi movimenti. Quest’anno c’è un tema importante che è “Per la vita grida la Terra, per i diritti tutti noi”. Si grida per i diritti umani e per quelli sociali e quest’anno anche per i diritti ecologici che si trovano pure nella “Campagna della fraternità”, che riguarda la sostenibilità del pianeta Terra.
In Brasile, siamo preoccupati per la distruzione eco-ambientale, ma dall’altra parte cresce sempre più una coscienza per quanto riguarda la difesa della Terra.
E, tra le regioni del Brasile più trascurate nel passato, oggetto di speculazioni terriere a danni degli indios e che ne hanno messo a rischio l’ecosistema, è l’Amazzonia. Da questa terra è appena rientrato padre Antonio Maria Tofanelli, ministro provinciale dei Francescani:
R. - Vi dico la verità: torno da questa terra con il sorriso nel cuore. E’ vero che parlando di "esclusi" si pensa, in genere, a fare denunce sociali. Io, invece, parlo di gioia nel cuore perché ho visto la vicinanza, con gli esclusi, dei nostri frati e dei tanti collaboratori laici e volontari. Mi sono accorto di quanta gioia e felicità scaturisca dal cuore quando si va incontro agli esclusi, siano essi barboni, malati di Aids e, in questo periodo, anche gli haitiani, che sono profughi verso il Brasile e sono ospiti nella regione amazzonica. Ho visto anche quanta gioia provano loro, quando vedono l’interesse di terze persone.
D. - Sappiamo che il governo brasiliano di Lula - e speriamo anche quello della nuova Presidente, Dilma Rousseff - si è sensibilizzato sul problema dell’Amazzonia. Lei ha notato qualche segnale di miglioramento?
R. - Sì, senz’altro. Le strutture e le istituzioni sono più attente. Cercano ovviamente di salvaguardare la cultura degli Indios, che viene messa al primo posto, ma cercano anche di evitare gli sfruttamenti delle grandi risorse territoriali esistenti. In questo senso, però, la difficoltà è determinata proprio dall’aspetto morfologico: le comunicazioni sono difficili, la foresta è immensa ed è attraversata dal fiume più grande del mondo. (vv)
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