No alla violenza in nome di Dio: è quanto ribadisce il Papa in una lettera inviata all’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, in occasione del decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre. Ce ne parla Sergio Centofanti: ascolta
Radio Vaticana - “Ancora una volta, deve essere inequivocabilmente affermato che nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo”. Il Papa ribadisce con forza quanto aveva già detto in altre circostanze: “non si può usare la violenza in nome di Dio”. “La tragedia di quel giorno – scrive infatti Benedetto XVI - è aggravata dalla pretesa degli attentatori di agire in nome di Dio”. Ma “ogni vita umana – prosegue il messaggio - è preziosa agli occhi di Dio” e dunque “non va risparmiato alcuno sforzo nel tentativo di promuovere nel mondo un genuino rispetto per i diritti inalienabili e la dignità delle persone e dei popoli ovunque essi siano”.
Il Papa, rivolgendo il suo pensiero alle “tante vite innocenti” perse in quel “brutale attacco”, le affida “alla misericordia infinita di Dio” invocando la consolazione su quanti sono stati colpiti dalla perdita dei propri cari.
Loda quindi il popolo americano “per il coraggio e la generosità che ha dimostrato nelle operazioni di soccorso e per la sua prontezza nell’andare avanti con speranza e fiducia”. Infine, eleva la sua “fervente preghiera” affinché “un fermo impegno per la giustizia e una cultura globale di solidarietà contribuisca a liberare il mondo dalle rivendicazioni che così spesso danno luogo ad atti di violenza”, creando nello stesso tempo “le condizioni per una maggiore pace e prosperità” nella prospettiva di “un futuro più luminoso e più sicuro”.
Nel 2001, poco dopo gli attentati, l’allora cardinale Ratzinger così si era espresso in una intervista alla Radio Vaticana:
“Questi attentati si realizzano anche in nome di Dio, in nome quindi di una religione abusata per i propri scopi, una religione politicizzata e così sottomessa al potere, che diventa un fattore del potere. D'altra parte … se vediamo il volto di Cristo, di un Dio che soffre per noi e che anche si fa uccidere per noi, abbiamo anche la visione di un Dio che esclude ogni tipo di violenza. Il volto di Cristo mi sembra quindi la risposta più adeguata all’abuso ideologico di un’immagine di Dio che verrebbe sfruttata solo quale strumento del nostro potere”.
Per il Papa questi attacchi hanno oscurato l’alba del terzo millennio. Anche Giovanni Paolo II, durante l’udienza generale del 12 settembre 2001, parlò di “un giorno buio nella storia dell’umanità”:
“Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell'uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo. Ma la fede ci viene incontro in questi momenti in cui ogni commento appare inadeguato. La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l'ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana …Imploriamo il Signore perché non prevalga la spirale dell'odio e della violenza”.
Il 20 aprile 2008, durante la sua visita negli Stati Uniti, Benedetto XVI si reca a Ground Zero per un intenso momento di preghiera immerso nel silenzio, rotto solo dal mesto suono di un violoncello:
“God of peace, bring your peace to our violent world… Dio della pace, porta la Tua pace nel nostro mondo violento: pace nei cuori di tutti gli uomini e le donne e pace tra le Nazioni della terra. Volgi verso il Tuo cammino di amore coloro che hanno il cuore e la mente consumati dall’odio”.
Radio Vaticana - “Ancora una volta, deve essere inequivocabilmente affermato che nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo”. Il Papa ribadisce con forza quanto aveva già detto in altre circostanze: “non si può usare la violenza in nome di Dio”. “La tragedia di quel giorno – scrive infatti Benedetto XVI - è aggravata dalla pretesa degli attentatori di agire in nome di Dio”. Ma “ogni vita umana – prosegue il messaggio - è preziosa agli occhi di Dio” e dunque “non va risparmiato alcuno sforzo nel tentativo di promuovere nel mondo un genuino rispetto per i diritti inalienabili e la dignità delle persone e dei popoli ovunque essi siano”.
Il Papa, rivolgendo il suo pensiero alle “tante vite innocenti” perse in quel “brutale attacco”, le affida “alla misericordia infinita di Dio” invocando la consolazione su quanti sono stati colpiti dalla perdita dei propri cari.
Loda quindi il popolo americano “per il coraggio e la generosità che ha dimostrato nelle operazioni di soccorso e per la sua prontezza nell’andare avanti con speranza e fiducia”. Infine, eleva la sua “fervente preghiera” affinché “un fermo impegno per la giustizia e una cultura globale di solidarietà contribuisca a liberare il mondo dalle rivendicazioni che così spesso danno luogo ad atti di violenza”, creando nello stesso tempo “le condizioni per una maggiore pace e prosperità” nella prospettiva di “un futuro più luminoso e più sicuro”.
Nel 2001, poco dopo gli attentati, l’allora cardinale Ratzinger così si era espresso in una intervista alla Radio Vaticana:
“Questi attentati si realizzano anche in nome di Dio, in nome quindi di una religione abusata per i propri scopi, una religione politicizzata e così sottomessa al potere, che diventa un fattore del potere. D'altra parte … se vediamo il volto di Cristo, di un Dio che soffre per noi e che anche si fa uccidere per noi, abbiamo anche la visione di un Dio che esclude ogni tipo di violenza. Il volto di Cristo mi sembra quindi la risposta più adeguata all’abuso ideologico di un’immagine di Dio che verrebbe sfruttata solo quale strumento del nostro potere”.
Per il Papa questi attacchi hanno oscurato l’alba del terzo millennio. Anche Giovanni Paolo II, durante l’udienza generale del 12 settembre 2001, parlò di “un giorno buio nella storia dell’umanità”:
“Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell'uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo. Ma la fede ci viene incontro in questi momenti in cui ogni commento appare inadeguato. La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l'ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana …Imploriamo il Signore perché non prevalga la spirale dell'odio e della violenza”.
Il 20 aprile 2008, durante la sua visita negli Stati Uniti, Benedetto XVI si reca a Ground Zero per un intenso momento di preghiera immerso nel silenzio, rotto solo dal mesto suono di un violoncello:
“God of peace, bring your peace to our violent world… Dio della pace, porta la Tua pace nel nostro mondo violento: pace nei cuori di tutti gli uomini e le donne e pace tra le Nazioni della terra. Volgi verso il Tuo cammino di amore coloro che hanno il cuore e la mente consumati dall’odio”.
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