mercoledì, settembre 21, 2011
Va in scena la strana "democrazia" geopolitica del nucleare

GreenReport - Oggi, alla Conferenza generale dell'International atomic energy agency (Iaea) Rosatom, l'agenzia atomica russa, ed il Dipartimento Usa per l'energia (Doe) hanno firmato una dichiarazione congiunta basata sugli assi strategici della cooperazione nucleare tra quelle che furono le due grandi potenze contrapoposte della Guerra Fredda. Secondo il segretario statunitense all'energia Steven Chu «il documento inaugura una nuova fase della cooperazione tra gli Stati Uniti e la Russia nel nucleare civile».

Il presidente di Rosatom, Sergei Kirienko, ha detto che «la cooperazione tra i due Paesi nel nucleare, riduce la menaccia che pesa sul mondo. Questo riguarda a sia il riciclaggio dell'uranio altamente arricchito che la distruzione degli stock eccedentari del plutonio militare. Questo interessa anche la creazione di uno stock garantito di combustibile nucleare. La dichiarazione fermata a Vienna amplia la cooperazione russo-americana, compreso quella nei settori più promettenti nel settore civile».

Chu a Vienna guiida la delegazione Usa alla Conferenza Iaea e oggi ha parlato davanti ai delegati provenienti da oltre 150 Paesi, illustrando «i progressi che Stati Uniti stanno facendo, insieme ai nostri parters, nell'impegno coraggioso voluto dal presidente Obama per mettere in sicurezza entro 4 anni i materiali nucleari vulnerabili sparsi in tutto il mondo».

Chu ha promesso che gli Usa non abbandoneranno la loro leadership sulla sicurezza nucleare dopo il disastro di Fukushima «pur riaffermando il ruolo importante che l'energia nucleare deve giocare, dato che il mondo affronta la sfida del cambiamento climatico e della necessità di fonti di energia senza emissioni di carbonio».

Dopo aver firmato l'accordo con i russi che hanno costruitio la prima centreale nucleare iraniana e la riforniscono di uranio, Chu ha accusato la politica nucleare dell'Iran di «negazione, inganno ed evasione», accusando Teheran di non rispettare i suoi obblighi di non-proliferazione e di rischiare così un isolamento ancora più profondo.

Strano che Chu, risopetto alla proliferazione nucleare, non si preoccupi invece di quello che ha detto il il direttore generale dell'Iaea Yukiya Amano aprendo la Conferenza dell'Agenzia atomica dell'Onu a Vienna: «L'utilizzo dell'energia nucleare crescerà ancora significativamente a livello mondiale nei prossimi due decenni, nonostante lo shock causato dall'incidente di Fukushima. Il numero di reattori attivi a livello globale salirà entro il 2030 di una cifra compresa tra le 90 e le 350 unità».

Attualmente, i reattori nucleari operativi nel mondo sono 432, con Usa, Russia e Francia in testa alla classifica del nucleare civile, che siano anche 3 potenze nucleari militari è una constatazione che non sembra sfiorare Chu.

Amnao ha detto che «la crescita sarà continua e significativa, anche se a un ritmo più lento rispetto a quello che avevamo previsto. Gran parte dell'incremento si verificherà nei Paesi in cui l'atomo è già presente, specialmente in Asia. Cina e India rimarranno i principali centri di espansione».

Altri due Paesi che mischiano nucleare civile e militare, le due potenze emergenti del pianeta, una delle quali, l'India, non ha mai aderito al Trattato di non-proliferazione nucleare (Tnp), ma che ha accordi nucleari sia con l'immancabile e spregiudicata Russia che con la "ritrosa" America, nonostante la guerra fredda atomica con il Pakistan (altro Paese nucleare non-Tnp amico degli Usa). Si vede che gli obblighi del Tnp che dovrebbe osservare l'Iran non valgono per chi si accorda con gli Usa... misteri della strana "democrazia" della contraddittoria geopolitica del nucleare.

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