venerdì, settembre 02, 2011
La nuova Libia riparte da Parigi, dove ieri si è tenuta la conferenza internazionale promossa dal presidente Sarkozy. Primo risultato concreto: lo sblocco di 15 miliardi di dollari in favore del nuovo governo libico.

Radio Vaticana - La Nato, però, annuncia che non smobilita e che le sue operazioni continueranno fin quando ci sarà bisogno di ''proteggere i civili'' dalle forze di Gheddafi. Da Parigi, ci riferisce Francesca Pierantozzi: ascolta. Mentre a Parigi la comunità internazionale disegnava il nuovo profilo della Libia che verrà, Gheddafi tornava a parlare in Tv. Il colonnello ha accusato la Nato di voler solo mettere le mani sulle risorse della Libia e ha chiesto ai suoi sostenitori di combattere quelli che chiama "colonizzatori" con ogni mezzo: "fate che questa sia una lunga battaglia", ha detto.

Intanto, è giunto un riconoscimento importante per il Consiglio Nazionale Transitorio: quello della Russia. Ad annunciarlo il ministero degli Esteri di Mosca, esprimendo l'auspicio che vengano mantenuti in vigore gli accordi bilaterali conclusi in precedenza. Questa apertura di Mosca quanto influirà sulla mappa diplomatica che si sta costituendo intorno alla “nuova” Libia? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di area russa: ascolta.

R. – Io credo che intanto la mossa di Mosca appartenga alla logica della realpolitik: ora che Gheddafi è andato, finito, il suo regime travolto, nessuno vuole restare completamente escluso dal fronte libico. Quanto poi questo sia una reale adesione alla realtà della Libia o semplicemente il tentativo strumentale di non rimanere tagliato fuori rispetto a quelli che certamente saranno i desideri di altri Paesi - gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna, che sono intervenuti e che hanno combattuto; l’Italia che è vicina e che con la Libia aveva e ha interessi storici - questo poi è tutto da vedere.

D. – E’ possibile che Mosca si trascini anche la Cina in questo riconoscimento?

R. – Io credo che il riconoscimento avverrà, perché semplicemente il cambio di regime è avvenuto, dopodiché il riconoscimento è un passo certamente importante dal punto di vista diplomatico ma che non lega le mani a nessuno. Non dimentichiamo che sia la Russia sia la Cina hanno forti interessi collegati alla Libia, chiunque governi in Libia: la Russia perché è un protagonista del mercato internazionale del petrolio e quindi vuole essere presente laddove si decidono le sorti di Paesi che a loro volta possono influire sull’andamento di quel mercato; la Cina perché intanto si è molto infiltrata economicamente e politicamente in Africa e poi perché sappiamo che uno dei problemi della Cina è quello dell’approvvigionamento energetico della sua colossale macchina industriale. Se la Cina consumasse solo il proprio petrolio in pochi anni l’avrebbe finito. Da qui i collegamenti anche con l’Iran, per esempio, cioè con i Paesi che possono fornire petrolio e risorse energetiche. La Libia è sicuramente un Paese importante da questo punto di vista e sicuramente i cinesi non vorranno rimanere completamente tagliati fuori.

D. - Certo è, a questo punto, che Mosca ha con la Siria un atteggiamento differente. Possiamo prevedere un cambio di rotta anche su questo fronte?

R. – Non finché Assad in qualche modo si regge al potere. Se Assad cadesse si aprono scenari totalmente differenti, ma è chiaro che a quel punto Mosca si adeguerebbe, questo è nella logica dei movimenti delle grandi potenze. (bf)

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