La repressione in Siria continua a provocare vittime. Secondo fonti dell’opposizione, sono almeno 19 le persone che hanno perso la vita durante le ultime 24 ore, soprattutto nelle città di Hama e Homs, principali teatri della rivolta contro il presidente Al-Assad.
Radio Vaticana - Intanto, anche la Lega Araba chiede al capo dello Stato garanzie per la fine immediata della crisi e l’interruzione delle violenze. E oggi nelle piazze è stata indetta dall’opposizione una “giornata della collera” contro la Russia, accusata di sostenere il regime di Damasco. Su come siano modificati i rapporti tra Mosca e Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana: ascolta
R. – Io credo che sia la Russia sia la Cina, come hanno già fatto nel caso della Libia, stiano soprattutto a guardare. Non vogliono far precipitare la situazione anche per non compromettere rapporti con Paesi che nei confronti del regime di Assad sono molto meno critici di quanto possano essere gli europei o gli americani - penso per esempio alla Lega araba – però, secondo me, nel momento in cui Assad dovesse mostrare di non riuscire più a tenere in piedi la situazione, anche con la violenza, non esiterebbero un secondo ad abbandonarlo. Lo abbiamo visto succedere con Gheddafi, succederebbe anche con Assad.
D. - Avere un certo rapporto con la Siria vuol dire poi, di conseguenza, averne un altro con Israele e con altri Paesi. Come si pone in questo momento Mosca?
R. - Mosca ormai non ha una grandissima influenza in Medio Oriente. Certamente la Siria è servita al Cremlino come una sorta di base per restare presente nel Medio Oriente, per cercare comunque di avere una certa influenza, però io credo che la cosiddetta “primavera araba” comunque la si giudichi, con tutte le sue contraddizioni, stia rivoltando un sacco di equilibri che sono andati avanti per anni. Equilibri che adesso non tengono più. Credo che questo valga per tutti i Paesi che avevano una influenza nella regione, quindi la Francia, gli Stati Uniti e in qualche modo la Russia stessa, ma anche e soprattutto per i Paesi della regione: basta vedere come si è messa in movimento al Turchia di Erdogan e basta vedere, d’altra parte, l’evidente imbarazzo di Israele che non riesce a trovare una nuova strategia politica. (bf)
Radio Vaticana - Intanto, anche la Lega Araba chiede al capo dello Stato garanzie per la fine immediata della crisi e l’interruzione delle violenze. E oggi nelle piazze è stata indetta dall’opposizione una “giornata della collera” contro la Russia, accusata di sostenere il regime di Damasco. Su come siano modificati i rapporti tra Mosca e Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana: ascolta
R. – Io credo che sia la Russia sia la Cina, come hanno già fatto nel caso della Libia, stiano soprattutto a guardare. Non vogliono far precipitare la situazione anche per non compromettere rapporti con Paesi che nei confronti del regime di Assad sono molto meno critici di quanto possano essere gli europei o gli americani - penso per esempio alla Lega araba – però, secondo me, nel momento in cui Assad dovesse mostrare di non riuscire più a tenere in piedi la situazione, anche con la violenza, non esiterebbero un secondo ad abbandonarlo. Lo abbiamo visto succedere con Gheddafi, succederebbe anche con Assad.
D. - Avere un certo rapporto con la Siria vuol dire poi, di conseguenza, averne un altro con Israele e con altri Paesi. Come si pone in questo momento Mosca?
R. - Mosca ormai non ha una grandissima influenza in Medio Oriente. Certamente la Siria è servita al Cremlino come una sorta di base per restare presente nel Medio Oriente, per cercare comunque di avere una certa influenza, però io credo che la cosiddetta “primavera araba” comunque la si giudichi, con tutte le sue contraddizioni, stia rivoltando un sacco di equilibri che sono andati avanti per anni. Equilibri che adesso non tengono più. Credo che questo valga per tutti i Paesi che avevano una influenza nella regione, quindi la Francia, gli Stati Uniti e in qualche modo la Russia stessa, ma anche e soprattutto per i Paesi della regione: basta vedere come si è messa in movimento al Turchia di Erdogan e basta vedere, d’altra parte, l’evidente imbarazzo di Israele che non riesce a trovare una nuova strategia politica. (bf)
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