mercoledì, settembre 07, 2011
Sottoscritta oggi a Mogadiscio una road map per risollevare la Somalia dalla dilagante crisi

di Claudia Zichi

La prima road map for peace fu proposta, nel 2002, per risolvere la questione israelo-palestinese da un quartetto di enti internazionali formato da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite: si auspicava la convivenza pacifica accanto ad Israele di uno stato palestinese indipendente. Ancora oggi l'accordo per quel travagliato territorio non sembra aver dato buoni risultati. In Somalia, dopo un ventennio di guerra civile, la road map patrocinata dall'ONU mira a superare un Governo Federale di Transizione che si è rivelato incapace di salvare il Paese. A sottoscriverla sono stati il presidente somalo, Sharif Sheick Ahmed, ex capo della Unione delle corti Islamiche (ICU), i leader del Puntland, neoproclamata regione autonoma della Somalia nord-orientale, e la milizia filo-governativa Ahlu Sunna wal Jamaa. Quest'ultimo movimento, controllato da forze sunnite, ha come obiettivo la lotta contro le tendenze estremiste dell’Islam e il rafforzamento di una politica islamica moderata. "Siamo seriamente impegnati ad applicare questa road map" ha dichiarato Sharif Cheikh Ahmed nel dare l'annuncio dell'avvenuta firma.

I fini della coalizione sono molteplici: da un lato migliorare la sicurezza a Mogadiscio e in altre regioni del sud della Somalia, dall'altro modificare le riforme istituzionali, cercare la riconciliazione nazionale ed elaborare un nuovo progetto di costituzione. Un piano ambizioso che non sarà purtroppo attuato in tempi brevi: il Governo Federale di Transizione ha infatti prorogato di un anno il suo mandato, per cui la road map dovrebbe partire l'anno prossimo. Entro il 20 agosto 2012 è quindi prevista l'elezione di un nuovo Capo di Stato e di un nuovo Presidente del Parlamento. Sono infatti falliti in precedenza i numerosi tentativi di ripristino di un'autorità centrale che metta fine all'instabilità politica del Paese, dove vige una forte tradizione clanica, che ha incoraggiato la costituzione di sei Stati indipendenti o autonomi all'interno della Somalia: Galmudug, Maakhir, Northland, Puntland, Southernwestern, Somaliland.

La Somalia nasce nel 1960 con l'unione di un precedente protettorato inglese ed ex colonia italiana. Sin da allora il paese è stato caratterizzato da un lento sviluppo. Le relazioni con i paesi confinanti sono state conflittuarie a causa delle rivendicazioni di aree abitate da Somali in Etiopia, Kenya e Djibouti. Nel 1970 il presidente Barre proclamò lo stato socialista, spianando la strada ai legami sempre più stretti con l'URSS. Tuttavia nel 1977, Barre annullò gli accordi militari con l'Urss e si avvicinò agli Stati Uniti. Durante la seconda fase del governo di Barre si consolidò nel paese una politica nazionalista, e nel 1977 l’esercito somalo invase l’Ogaden per liberare i musulmani somali dal giogo etiopico – seguendo l’idea della “Grande Somalia”. L'iniziativa fallì e la Somalia abbandonò le rivendicazioni.

Nel 1991 il presidente Barre, salito al potere grazie a un colpo di stato, venne spodestato da diversi gruppi tribali, che si contrapposero in una violenta lotta per l'egemonia. Tuttavia essi fallirono nel trovare un accordo per un governo sostitutivo, e fecero sprofondare il Paese nell'anarchia e nelle lotte tribali. Solo nel 2000 i clan maggiori e altre figure di spicco nominarono come Presidente Abdulkassim Salat Hassan durante una conferenza a Djibouti. Venne allora istituito un governo transitorio con lo scopo di riconciliare le milizie armate.

La crisi politica derivante da queste divisioni ha reso ancora più pesante la devastante carestia che ha già provocato decine di migliaia di morti e secondo le stime dell'ONU minaccia circa 750 mila persone. La siccità ha colpito sette regioni del sud somalo, in gran parte controllate dagli Shabaab. Al-Shabaab, altrimenti noto come Movimento di Resistenza Popolare nella Terra delle Due Migrazioni (MRP), è un gruppo insurrezionale islamista attivo in Somalia, sviluppatosi ad opera del governo Federale di Transizione dopo la sconfitta dell'Unione delle Corti Islamiche.

Gli anni di guerra tra clan rivali, un governo sostanzialmente inesistente ed incapace di occuparsi della carestia e di altre malattie hanno relegato la Somalia tra i paesi più poveri del mondo, quasi totalmente dipendente dagli aiuti umanitari.
Secondo quanto riportato dalla BBC Somali News, la permanente situazione di crisi ha causato la morte di più di un milione di persone. Gli aiuti umanitari potranno risolvere il problema della fame solo quando saranno favoriti e accompagnati da uno status politico più solido: fino a quel momento tali aiuti, sebbene fondamentali, appaiono destinati al fallimento. E tutto ciò accade in una latente e diffusa indifferenza del mondo occidentale, più interessato ad occuparsi di altre zone dell'Africa beneficiate dalla natura.

Sono presenti 2 commenti

Anonimo ha detto...

"Nel 1977, con l'aiuto dell'armata sovietica, la Somalia tentò di occupare l'Ogaden, regione dell'Etiopia popolata dai somali, ma l'iniziativa fallì ed abbandonò le rivendicazioni"

beh, dire che la Somalia invase l'Ogaden con l'aiuto dell'Urss mi sembra un po' una baggianata, visto che al tempo i sovietici sostenevano sia l'Etiopia sia la Somalia, che i russi scelsero di schierarsi con l'Etiopia, che poi a dicembre '77 la Somalia interruppe i rapporti con Cuba e l'Urss e che 19.000 cubani combatterono in Ogaden insieme agli etiopi...

Anonimo ha detto...

L'autrice dell'articolo:

Caro anonimo, ti ringrazio per avere notato l'errore. Temo di essermi confusa, il fatto è che per vari anni l'Urss ha appoggiato militarmente i vari partiti di liberazione in lotta contro l'impero etiopico, e contemporaneamente nel 1969, con il golpe militare del generale Siad Barre, è iniziata l'influenza dell'Unione Sovietica nella Somalia, tuttavia, e questa è stato il mio errore, nel 1977, Barre annullò gli accordi militari con l'Urss e si avvicinò agli Stati Uniti. Barre consolidò nel paese una politica nazionalista, e nel 1977 l’esercito somalo invase l’Ogaden per liberare i musulmani somali dal giogo etiopico – seguendo l’idea della “Grande Somalia”. Nel frattempo il regime di Menghistu fino a quel momento incerto sulla scena internazionale faceva la scelta di campo socialista, ottenendo tutti quegli aiuti bellici dalla Russia, in grado di far fronte alla avanzata somala. La guerra – che si concluse con la sconfitta delle forze armate somale e con il riconoscimento da parte di Mogadiscio dell’inviolabilità delle frontiere coloniali – rappresentò per la Somalia un turning point: distrusse per sempre le ambizioni irredentistiche del popolo somalo, che, perlomeno ufficialmente, rinunciò a qualsiasi pretesa sui territori fino ad allora contesi; alterò completamente, ribaltandole, le vecchie alleanze internazionali, con un’Etiopia adesso saldamente ancorata a un’Unione Sovietica sempre più aggressiva. Ti ringrazio ancora per la segnalazione.

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