domenica, settembre 25, 2011
Mentre non si fermano negli Stati Uniti le pressioni per legalizzare a livello federale le unioni tra persone dello stesso sesso, la Conferenza episcopale prende fermamente posizione, ancora una volta, in difesa del «Defense of Marriage Act» (Doma), la legge a tutela del matrimonio naturale, unione tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996.

Radio Vaticana - La decisione del Dipartimento di Giustizia di Washington, dello scorso febbraio, di non difendere più la costituzionalità del Doma ha di fatto fornito un forte sostegno alle tesi di tutte quelle organizzazioni che nel Paese promuovono politiche di apertura nei confronti dei diritti delle coppie omosessuali. Pur ribadendo la loro opposizione a «ogni forma di discriminazione ingiusta» - riferisce L'Osservatore Romano - i vescovi sono tornati, tuttavia, a esprimere il loro pensiero sul tema in questione considerato prioritario anche per le sue implicazioni legali, tramite una lettera, a firma del presidente della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb), l’arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan. Il presule, rivolgendosi direttamente al presidente Barack Obama, sottolinea che l’episcopato «è pronto a dare sostegno a ogni intervento adottato dall’amministrazione volto a rafforzare il matrimonio e la famiglia, ma che non può restare in silenzio quando si susseguono interventi a livello federale che danneggiano l’istituto matrimoniale, le leggi che lo difendono e la libertà religiosa». Il riferimento è al parere espresso, a luglio, da parte del Dipartimento di Giustizia di Washington, che definisce il Doma come una legge discriminatoria basata sull’orientamento sessuale delle persone, contro la quale si concentreranno ora innumerevoli cause legali. In pratica, si osserva, i vari organismi e le organizzazioni cattoliche che operano nell’ambito dei servizi sociali e dove si applicano diritti relativi, ad esempio, all’istruzione e alle adozioni, potrebbero essere oggetto di cause legali basate su una presunta discriminazione delle coppie omosessuali. Le conseguenze che ne potranno derivare, è spiegato, costituiranno un danno per tutta la società, in quanto per timore delle cause legali, molte organizzazioni si vedranno costrette a interrompere l’erogazione dei servizi per conservare la propria integrità istituzionale e rinunciare a ogni compromesso in base ai principi morali. Secondo i vescovi è «particolarmente ingiusto, in base a quanto sostiene il Dipartimento di Giustizia, attribuire a coloro che sostengono il Doma motivazioni basate sul pregiudizio ed è particolarmente sbagliato equiparare l’opposizione a ridefinire la tradizionale definizione di matrimonio a qualsivoglia intenzione o volontà caratterizzate da discriminazione». A tale riguardo, si ribadisce che la Chiesa «riconosce la dignità personale e l’eguale valore di tutti gli individui, comprese le persone omosessuali e rifiuta ogni forma di odio e di trattamento ingiusto nei confronti di qualsiasi persona». I vescovi puntualizzano che «il profondo rispetto per il matrimonio come unione complementare e feconda di un uomo e una donna non nega comunque la preoccupazione per il benessere di tutte le persone, ma anzi la rafforza». E concludono che «mentre tutte le persone meritano il nostro pieno rispetto, tuttavia nessun’altra unione è in grado di provvedere al bene comune come lo è, invece, il matrimonio tra un uomo e una donna: realtà questa che la legge dovrebbe riflettere». L’auspicio finale è che il Governo rispetti pertanto la volontà dei cittadini «milioni dei quali sono andati alle urne per votare nei loro Stati il sostegno al Doma» i quali riconoscono il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna e che «la porta del dialogo con le istituzioni rimanga aperta». L’ultimo Stato ad avere approvato le unioni omosessuali è quello di New York. In precedenza erano stati: Massachusetts, Vermont, New Hampshire, Iowa, Connecticut, cui si è aggiunto il District of Columbia. Nel 2009, in coincidenza con l’avvio del mandato del presidente Obama, i vescovi degli Stati Uniti avevano indicato proprio la tutela dell’istituto matrimoniale come una tra le priorità per il futuro, considerata come fondamentale per la società. Ma la pressione delle organizzazioni per i diritti degli omosessuali si è via via fatta più incisiva nel cercare di orientare l’opinione pubblica su posizioni di maggiore apertura. Nei mesi scorsi anche leader di varie comunità cristiane e sikh negli Stati Uniti hanno sottoscritto una dichiarazione in difesa del matrimonio. (R.P.)

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