Ancora nessuna rivendicazione è stata confermata per il rapimento di tre operatori umanitari, due spagnoli e una italiana, che si è verificato nella notte tra sabato e domenica a Rabuni, campo sahrawi nei pressi di Tindouf (a sud-ovest dell’Algeria, vicino al confine con Marocco e Mali).
Agenzia Misna - Fonti del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (Cisp), organizzazione non governativa italiana per la quale è impegnata Rossella Urru, l’italiana sequestrata, hanno detto di non poter confermare né smentire una rivendicazione attribuita da fonti di stampa internazionale ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi). Gli altri due rapiti sono Ainhoa Fernandez Rincon, dell’Associazione amici del popolo sahrawi ed Enrico Gonyans, dell’organizzazione spagnola Mundobat.
“Non sappiamo chi sono i responsabili del sequestro, non avevamo avuto segnali che potessero metterci in allarme né c’erano state tensioni” ha detto ieri Paolo Dieci, direttore del Cisp ipotizzando che il rapimento possa essere collegato al generale stato di insicurezza della regione.
L’ampia area di confine tra Mauritania, Mali, Algeria e Niger è diventata negli ultimi anni teatro d’azione di diversi gruppi armati che ricorrono anche ai rapimenti per finanziare le loro attività.
Agenzia Misna - Fonti del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (Cisp), organizzazione non governativa italiana per la quale è impegnata Rossella Urru, l’italiana sequestrata, hanno detto di non poter confermare né smentire una rivendicazione attribuita da fonti di stampa internazionale ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi). Gli altri due rapiti sono Ainhoa Fernandez Rincon, dell’Associazione amici del popolo sahrawi ed Enrico Gonyans, dell’organizzazione spagnola Mundobat.
“Non sappiamo chi sono i responsabili del sequestro, non avevamo avuto segnali che potessero metterci in allarme né c’erano state tensioni” ha detto ieri Paolo Dieci, direttore del Cisp ipotizzando che il rapimento possa essere collegato al generale stato di insicurezza della regione.
L’ampia area di confine tra Mauritania, Mali, Algeria e Niger è diventata negli ultimi anni teatro d’azione di diversi gruppi armati che ricorrono anche ai rapimenti per finanziare le loro attività.
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