martedì, ottobre 18, 2011
Meglio prevenire che curare: il parere dello psicologo Gennaro Iasevoli

La depressione colpisce a tutte le età uomini e donne, di ogni genere e sesso. Oggi si sente parlare di disturbo unipolare (depressione classica) e di bipolarismo (che rappresenta un’alternanza tra fasi di depressione e fasi di iperattività euforica). Tutte queste forme morbose colpiscono alcuni individui già in giovane età e riguardano soprattutto gli anziani e spesso, per brevi periodi, anche le neomamme (depressione post partum). La gente comune è portata a dare la colpa agli eventi della vita condotta in famiglia, al tipo di lavoro, alla società, ma io credo che tranne alcuni casi di vere e proprie patologie psichiatriche di svariata origine, questi disturbi derivino dalla scelta personale di non amare il prossimo in maniera genuina e disinteressata. Purtroppo la gente è presa da interessi egoistici e da comportamenti presuntuosi che distruggono le buone relazioni in famiglia e fuori. A fronte della diffusione della depressione (disturbo unipolare e bipolare) e per cercare di arginare il fenomeno con le modeste capacità di intervento che si possono offrire (o quantomeno per dare qualche consiglio psicologico alle persone in vista di un’azione preventiva da affiancare ai normali controlli psico-medici di routine) direi che ogni persona deve fare il massimo sforzo per evitare tutti i comportamenti personali tendenti all’isolamento ed all’esclusione. Vi porto alcuni semplici esempi di comportamenti abitudinari che possono sfociare in gravi patologie: per prima cosa il soggetto a rischio è proprio quello che comincia a separarsi dagli altri e dal mondo esterno, rendendosi anonimo fino ad escludersi dalla società e dai parenti; egli non mostra il numero di partenza per le sue chiamate telefoniche, chiude il telefonino per ore e per giorni, lascia la cornetta del telefono in posizione di occupato, non legge le notizie del giorno, non risponde alle e-mail, non risponde al citofono, non frequenta associazioni professionali, sindacali o del volontariato, viaggia poco, non vuole guidare la macchina, non partecipa a gite collettive, mantiene abitudini alimentari molto rigide, quando arrivano parenti o amici fa dire che è fuori casa, ma soprattutto non ripopola mai le sue amicizie con nuove conoscenze. Passo dopo passo rinuncia ostinatamente a compiere delle azioni che lo legano ai rapporti vitali con i parenti, gli amici ed il prossimo.

Qui trovate anche la breve descrizione di alcune manifestazioni ed esempi da non imitare: per il depresso ogni scusa è buona per separarsi dai parenti e dagli amici, notando pubblicamente che i parenti sono ingrati, interessati, scostumati; egli apostrofa gli amici come sfruttatori e dice che non vuole contatti con gli estranei. Man mano col passare degli anni prosegue nel restringere le scelte in fatto di alimentazione, di abbigliamento e di divertimento e così facendo diventa un vagone trainato dai familiari. Senza notarlo perde uno alla volta gli interessi ed allora rivolge le sue attenzioni ai familiari più stretti con i quali deve convivere e comincia ad offenderli, dicendosi contrariato e dichiara e combatte una guerra comica e tragica entro le mura domestiche sulle problematiche più elementari e sconcertanti, quali il rumore della sveglia, il cane che abbaia, i rumori del piano di sopra, l’acqua piovana che bagna l’entrata, il fumo della cucina. Ecco allora in agguato lo spettro dell’isolamento, in primo tempo volontario, che alla fine diventa una depressione totale che porta l’individuo a vegetare nella mura domestiche, circondato dal disordine delle suppellettili (polverose e maleodoranti), dell’abbigliamento e dell’alimentazione. Il depresso reagisce malamente ai consigli dei familiari e di qualche amico sperduto che lo ricorda e non accetta più inviti che tendono a reinserirlo nel circuito vitale del mondo esterno.

In conclusione conviene ad ogni individuo cercare di ampliare la partecipazione a tutte le attività delle comitive, delle associazioni, delle istituzioni, compresa la Chiesa e la propria comunità, giacché i benefici finali in termini di benessere psicofisico e di allungamento della vita ripagano ampiamente quei piccoli sforzi personali necessari alla presenza. Nei casi di depressione grave occorre affiancare ai trattamenti psicologici le specifiche cure neuro-psichiatriche, condotte da medici specialisti, che riescano a smuovere il soggetto chiuso in se stesso o a stabilizzarlo, riducendo il suo comportamento bipolare.

È presente 1 commento

Rosario Rizzuto ha detto...

Direi di farti vedere da uno bravo. Se vuoi posso darti qualche numero...

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