Gli incidenti di sabato a Roma e la condanna del mondo politico. Il commento per Lpl della senatrice Roberta Pinotti
La condanna del mondo politico in merito alla guerriglia urbana che si è scatenata per le strade della Capitale nel giorno degli "indignados" è compatta e trasversale. Abbiamo raccolto alcune opinioni: ecco il commento per Lpl della sen. Roberta Pinotti (Pd).
Sabato è stata scritta una brutta pagina e sono venute allo scoperto nel modo peggiore una serie di preoccupanti debolezze. Intanto la gestione dell’ordine pubblico ha mostrato una serie di falle allarmanti. La possibilità che la manifestazione venisse infiltrata e utilizzata da gruppi violenti era ampiamente prevedibile e annunciata. Sul fronte della prevenzione occorreva fare di più e meglio. Anche l’inquietante intervista comparsa oggi su Repubblica ad uno dei responsabili delle devastazioni coperto dall’anonimato lo dimostra: mi chiedo se sia stato fatto il possibile per evitare che queste persone giungessero all’appuntamento armate o potessero facilmente reperire armi in loco o potessero recuperare quelle lasciate la sera prima nelle zone limitrofe. Le dichiarazioni del ministro degli interni, sia pur equilibrate, mi sono parse tardive e un poco auto assolutorie. Tra l’altro non siamo all’anno zero, abbiamo già vissuto momenti drammatici, come quelli che hanno ferito Genova durante il G8, ma ci sono state anche esperienze positive come la manifestazione no global a Firenze di qualche anno dopo dove non si sono verificati incidenti.
Debole si è dimostrato anche il movimento che ha organizzato la manifestazione. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che queste frange violente prediligono contesti di questo tipo per scatenare la loro furia devastatrice. Tutte le associazioni e i gruppi di cittadini che intendono manifestare e protestare anche con radicalità devono interrogarsi su come contribuire ad evitare che queste occasioni di protesta civile e democratica si trasformino in scenari di guerriglia. Penso per esempio al movimento no Tav in Val di Susa. E’ in gioco la libertà di poter esprimersi anche su posizioni, diciamo così, antisistema, in sé legittime se rimangono nell’alveo della protesta non violenta e di conseguenza è in gioco la stessa tenuta democratica del Paese. I partiti più vicini a queste istanze dovrebbero aiutare i movimenti a trovare forme di lotta e di protesta nuovi e meno facilmente infiltrabili, oltre a sancire in modo ancora più netto e senza ambiguità una discriminante fra chi è animato da valori civili e costruttivi e chi persegue una logica di violenza cieca e senza sbocco.
Del resto questa volta la distinzione fra chi era animato da intenti nobili, la stragrande maggioranza, e chi, una piccola minoranza criminale ben organizzata, era lì solo per distruggere e picchiare mettendo a repentaglio la vita di molte persone, è parsa evidente a tutti i commentatori intellettualmente onesti. Sui pochi, giornalisti e politici, che hanno fatto dichiarazioni strumentali ed irresponsabili, non mi pronuncio, perché si squalificano da soli.
Un ultimo pensiero, ma non in ordine d’importanza, va alle forze dell’ordine che hanno dimostrato sangue freddo e grande spirito di servizio, correndo gravi rischi per la propria incolumità, in un periodo in cui i tagli di bilancio rischiano di umiliarle ed esacerbarne gli animi.
Spetterebbe a tutta la classe politica una riflessione seria e approfondita, al di là degli schieramenti di parte perché di campanelli d’allarme ne sono suonati diversi. Purtroppo una parte di essa sembra affaccendata in altre faccende e francamente non all’altezza.
sen. Roberta Pinotti
Sabato è stata scritta una brutta pagina e sono venute allo scoperto nel modo peggiore una serie di preoccupanti debolezze. Intanto la gestione dell’ordine pubblico ha mostrato una serie di falle allarmanti. La possibilità che la manifestazione venisse infiltrata e utilizzata da gruppi violenti era ampiamente prevedibile e annunciata. Sul fronte della prevenzione occorreva fare di più e meglio. Anche l’inquietante intervista comparsa oggi su Repubblica ad uno dei responsabili delle devastazioni coperto dall’anonimato lo dimostra: mi chiedo se sia stato fatto il possibile per evitare che queste persone giungessero all’appuntamento armate o potessero facilmente reperire armi in loco o potessero recuperare quelle lasciate la sera prima nelle zone limitrofe. Le dichiarazioni del ministro degli interni, sia pur equilibrate, mi sono parse tardive e un poco auto assolutorie. Tra l’altro non siamo all’anno zero, abbiamo già vissuto momenti drammatici, come quelli che hanno ferito Genova durante il G8, ma ci sono state anche esperienze positive come la manifestazione no global a Firenze di qualche anno dopo dove non si sono verificati incidenti.
Debole si è dimostrato anche il movimento che ha organizzato la manifestazione. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che queste frange violente prediligono contesti di questo tipo per scatenare la loro furia devastatrice. Tutte le associazioni e i gruppi di cittadini che intendono manifestare e protestare anche con radicalità devono interrogarsi su come contribuire ad evitare che queste occasioni di protesta civile e democratica si trasformino in scenari di guerriglia. Penso per esempio al movimento no Tav in Val di Susa. E’ in gioco la libertà di poter esprimersi anche su posizioni, diciamo così, antisistema, in sé legittime se rimangono nell’alveo della protesta non violenta e di conseguenza è in gioco la stessa tenuta democratica del Paese. I partiti più vicini a queste istanze dovrebbero aiutare i movimenti a trovare forme di lotta e di protesta nuovi e meno facilmente infiltrabili, oltre a sancire in modo ancora più netto e senza ambiguità una discriminante fra chi è animato da valori civili e costruttivi e chi persegue una logica di violenza cieca e senza sbocco.
Del resto questa volta la distinzione fra chi era animato da intenti nobili, la stragrande maggioranza, e chi, una piccola minoranza criminale ben organizzata, era lì solo per distruggere e picchiare mettendo a repentaglio la vita di molte persone, è parsa evidente a tutti i commentatori intellettualmente onesti. Sui pochi, giornalisti e politici, che hanno fatto dichiarazioni strumentali ed irresponsabili, non mi pronuncio, perché si squalificano da soli.
Un ultimo pensiero, ma non in ordine d’importanza, va alle forze dell’ordine che hanno dimostrato sangue freddo e grande spirito di servizio, correndo gravi rischi per la propria incolumità, in un periodo in cui i tagli di bilancio rischiano di umiliarle ed esacerbarne gli animi.
Spetterebbe a tutta la classe politica una riflessione seria e approfondita, al di là degli schieramenti di parte perché di campanelli d’allarme ne sono suonati diversi. Purtroppo una parte di essa sembra affaccendata in altre faccende e francamente non all’altezza.
sen. Roberta Pinotti
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