sabato, ottobre 08, 2011
Le attuali discussioni sulla cosiddetta “legge bavaglio” portano alla ribalta il tema della libertà di stampa

di Chiara Bartoli

La libertà di espressione è uno dei principi fondamentali delle moderne democrazia. L'articolo 21 della nostra Costituzione, infatti, ne sancisce l'importanza: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La libertà di espressione si lega, quindi, inevitabilmente ad un altro fondamentale diritto, quello della libertà di stampa. L'articolo 21 a tal proposito dice infatti che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, escludendo ovviamente quei casi in cui vi siano delitti, o nel caso in cui vengano pubblicati contenuti “contrari al buon costume”. In tutti gli altri casi, come già detto, la stampa non può essere soggetta a censure.

A tal proposito importanti organizzazioni internazionali si occupano di stilare classifiche riguardo alla libertà di stampa nel mondo. Uno degli indici più importanti è l'Indice Mondiale della Libertà di Stampa (Press Freedom Index). L'IMLS è una classifica redatta annualmente da Reporter Senza Frontiere, un'organizzazione internazionale nata nel 1985 allo scopo di proteggere la libertà di stampa. La classifica viene stilata sulla base di interviste fatte ai giornalisti del paese in questione in merito agli attacchi operati dal governo nei confronti di giornalisti e media, a giuristi e attivisti per i diritti umani. Più alto è l'indice, maggiore è il rischio per la libertà di stampa presente nel paese in questione. Nella classifica relativa al 2010 l'Italia si trova al 49° posto, superata da quasi tutti i paesi europei, da qualche paese africano, ma anche dall'Australia e altri paesi del continente americano. Inoltre, nel nostro Paese, dal 2002 al 2010, l'indice è sensibilmente salito da 11 punti a 15.

Anche l'associazione Freedom House, nata nel 1914 negli Stati Uniti allo scopo di monitorare regolarmente lo stato di libertà politiche, diritti umani e democrazia nel mondo, ha giudicato negativamente la situazione italiana riguardo alla libertà di espressione. Secondo il rapporto del 2004 infatti, l'Italia è passata dalla categoria di “Paesi a stampa libera” in quella di “Paesi a stampa parziale”. La causa di questo cambiamento secondo l'organizzazione è da ricercarsi nella “situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati”.
Tra le cause del declassamento era inoltre presa in considerazione la “legge Gasparri” (proposta nel 2003 a promulgata nel 2004 dopo una serie di modifiche) che secondo alcuni politici poneva nelle mani del premier Silvio Berlusconi un'influenza ancora più estesa sui mezzi di comunicazione.

Inoltre, altre cause per cui l'Italia ottiene punteggi tanto bassi nelle classifiche stilate da organizzazioni quali Reporter Senza Frontiere e Freedom House sono indubbiamente le minacce che molti giornalisti ricevono, soprattutto da organizzazioni criminali quali mafia e camorra. Ricordiamo tutti il caso di Roberto Saviano, che vive sotto scorta dal 2006 a causa della pubblicazione del suo romanzo d'esordio “Gomorra”, in cui denuncia i loschi affari della camorra.

Uno spazio di “libertà” che sembra esimersi dalle censure di cui sopra è quello costituito da Internet. Internet, infatti, non può essere controllato univocamente e si configura sempre più come “luogo” di libertà e democrazia (ne abbiamo visto il forte coinvolgimento nelle lotte democratiche dei paesi arabi nell'articolo “Internet e la primavera araba”). Nonostante ciò non è esente da “attacchi” da parte di alcuni governi (pensiamo al caso della Cina, in cui agli utenti non è possibile usufruire di servizi quali youtube o facebook). In Italia, la discussione sulla cosiddetta “legge bavaglio” riguarda in particolar modo le intercettazioni e l'obbligo di rettifica. A tal proposito, Wikipedia ha oscurato le pagine in italiano come segno di protesta nei confronti di una legge, che se passasse, ne determinerebbe la definitiva chiusura in Italia (a questo riguardo vedasi “Wikipedia a rischio chiusura”). Le proteste sul web contro la proposta di legge, che non accennano a placarsi, sono segno tangibile (seppure virtuale) dell'insofferenza degli italiani verso leggi che mettono a rischio la libertà di espressione e di stampa, italiani che non si fanno certo rassicurare dalle parole del premier secondo cui 1“in Italia c'è troppa libertà di stampa”.

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