Ancora lungo il percorso per la chiusura degli Ospedali psichiatrici. Il prossimo appuntamento è a fine gennaio 2012, quando ci saranno i nuovi controlli delle strutture
PeaceReporter - Il 27 settembre il Senato ha approvato all'unanimità il testo della Commissione d'inchiesta sul sistema sanitario nazionale, che prevede la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg). Una notizia dalla portata storica, accolta come una nuova Legge Basaglia. Quello che ancora non si sa, però, è quanto tempo occorrerà affinché questa svolta si compia per davvero. Il percorso, infatti, è ancora tortuoso. "La situazione non è semplice - spiega al telefono il presidente della Commissione, il senatore Pd Ignazio Marino. La Commissione sta elaborando dei database in cui si raccolgono le informazioni sui 1.400 pazienti ancora negli Opg. Sappiamo che circa il 40 percento di loro, quindi tra 300 e 400, non sono socialmente pericolosi". Le stime sono ancora parziali, perché dei sei Opg esistenti, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Napoli, Montelupo fiorentino, Castiglione delle Stiviere e Reggio Emilia, devono ancora essere controllati gli internati gli ultimi due. Le persone che non hanno compiuto reati di sangue saranno i primi davanti a cui si spalancheranno le porte degli ospedali psichiatrici: "Verranno inseriti nelle normali strutture del Sistema sanitario nazionale". Per fare questo, bisogna però aspettare che le Regioni si smuovano e completino i documenti per il passaggio dall'Opg ai nuovi centri.
Per i restanti mille l'attesa sarà ancora più lunga. La Commissione d'inchiesta ha stabilito che dal 26 luglio, data in cui sono stati messi sotto sequestro Montelupo fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto sarebbero decorsi 180 giorni prima di un nuovo controllo. Entro quell'arco di tempo, le strutture sanitarie dovranno essere ristrutturate, seguendo le linee indicate dalla Commissione: il motto è "più sanità e meno carcere". Le strutture dovrebbero "normalizzarsi", diventare "veri luoghi di cura, dove i pazienti entrano in contatto con infermieri, psicologi e psichiatri, non con la Polizia penitenziaria", come dice il senatore Marino. Se questo non accadrà, ci potrebbero essere nuovi sequestri. L'appuntamento, quindi, è per la fine di gennaio di 2012.
Intanto, la Commissione parlamentare ha il problema di trovare un luogo adatto alla cura dei pazienti che stavano nelle due strutture già confiscate. La soluzione per i minorati psichici di Barcellona Pozzo di Gotto, è un dipartimento dell'Ucciardone, il carcere di Palermo, destinato solo a loro. Si tratta di persone a cui il problema psichiatrico è subentrato in un secondo momento mentre stavano scontando la loro pena in cella.
Il progetto della Commissione è quello di chiudere i vecchi Opg e di aprire nuovi piccoli ospedali, sul modello di Castiglione delle Stiviere, un centro dove la Polizia penitenziaria non è all'interno ma all'esterno dell'edificio, a vigilare sulla sicurezza. "In altri centri invece non si prescrivevano nemmeno i medicinali, non si praticavano le cure ai malati", ricorda Ignazio Marino. È difficile, infatti, pensare di chiamare ospedale un centro come il Villa ambrosiana di Montelupo fiorentino, dove c'era un infermiere ogni 25-30 pazienti. La partita istituzionale è vinta: ora mancano i fatti.
PeaceReporter - Il 27 settembre il Senato ha approvato all'unanimità il testo della Commissione d'inchiesta sul sistema sanitario nazionale, che prevede la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg). Una notizia dalla portata storica, accolta come una nuova Legge Basaglia. Quello che ancora non si sa, però, è quanto tempo occorrerà affinché questa svolta si compia per davvero. Il percorso, infatti, è ancora tortuoso. "La situazione non è semplice - spiega al telefono il presidente della Commissione, il senatore Pd Ignazio Marino. La Commissione sta elaborando dei database in cui si raccolgono le informazioni sui 1.400 pazienti ancora negli Opg. Sappiamo che circa il 40 percento di loro, quindi tra 300 e 400, non sono socialmente pericolosi". Le stime sono ancora parziali, perché dei sei Opg esistenti, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Napoli, Montelupo fiorentino, Castiglione delle Stiviere e Reggio Emilia, devono ancora essere controllati gli internati gli ultimi due. Le persone che non hanno compiuto reati di sangue saranno i primi davanti a cui si spalancheranno le porte degli ospedali psichiatrici: "Verranno inseriti nelle normali strutture del Sistema sanitario nazionale". Per fare questo, bisogna però aspettare che le Regioni si smuovano e completino i documenti per il passaggio dall'Opg ai nuovi centri.
Per i restanti mille l'attesa sarà ancora più lunga. La Commissione d'inchiesta ha stabilito che dal 26 luglio, data in cui sono stati messi sotto sequestro Montelupo fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto sarebbero decorsi 180 giorni prima di un nuovo controllo. Entro quell'arco di tempo, le strutture sanitarie dovranno essere ristrutturate, seguendo le linee indicate dalla Commissione: il motto è "più sanità e meno carcere". Le strutture dovrebbero "normalizzarsi", diventare "veri luoghi di cura, dove i pazienti entrano in contatto con infermieri, psicologi e psichiatri, non con la Polizia penitenziaria", come dice il senatore Marino. Se questo non accadrà, ci potrebbero essere nuovi sequestri. L'appuntamento, quindi, è per la fine di gennaio di 2012.
Intanto, la Commissione parlamentare ha il problema di trovare un luogo adatto alla cura dei pazienti che stavano nelle due strutture già confiscate. La soluzione per i minorati psichici di Barcellona Pozzo di Gotto, è un dipartimento dell'Ucciardone, il carcere di Palermo, destinato solo a loro. Si tratta di persone a cui il problema psichiatrico è subentrato in un secondo momento mentre stavano scontando la loro pena in cella.
Il progetto della Commissione è quello di chiudere i vecchi Opg e di aprire nuovi piccoli ospedali, sul modello di Castiglione delle Stiviere, un centro dove la Polizia penitenziaria non è all'interno ma all'esterno dell'edificio, a vigilare sulla sicurezza. "In altri centri invece non si prescrivevano nemmeno i medicinali, non si praticavano le cure ai malati", ricorda Ignazio Marino. È difficile, infatti, pensare di chiamare ospedale un centro come il Villa ambrosiana di Montelupo fiorentino, dove c'era un infermiere ogni 25-30 pazienti. La partita istituzionale è vinta: ora mancano i fatti.
Lorenzo Bagnoli
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