venerdì, ottobre 21, 2011
Un comunicato dell'esercito turco, tramite l'emittente NTV, riferisce che è cominciata ieri l'operazione di terra delle forze armate contro il PKK (il partito dei lavoratori del Kurdistan), nel nord dell'Iraq

di Claudia Zichi

Il Partîya Karkerén Kurdîstan, spesso citato con l'acronimo PKK, è un movimento politico clandestino armato attivo, sostenuto dalle masse popolari (prevalentemente agricole) del sud-est della Turchia, zona popolata dall'etnia di lingua curda. Il gruppo, che ha basi attive nel nord iracheno, iraniano e siriano, rivendica la creazione di uno stato sovrano del Kurdistan. Tenuto conto dei suoi metodi di lotta, il PKK è attualmente considerato una vera e propria organizzazione terroristica da Turchia, USA, Unione Europea e Iran. L'operazione di terra, preannunciata da settimane, era stata rinviata da Ankara nell'attesa dichiarata che fosse Baghdad a stanare i terroristi annidati soprattutto nella zona del monte Kandil. La tensione sembra essere cresciuta in Turchia dopo che sono falliti colloqui semi-segreti tra Stato e Pkk nell'ambito di una «apertura» delle autorità centrali alle richieste autonomiste dei curdi annunciata nel 2009 ma ormai in fase di stallo.

Gli indugi sono stati rotti dagli attacchi conseguiti ieri mattina dai separatisti curdi ad Hakkari, desolato centro a pochi chilometri dal confine con il Nord Iraq. Durante i raid simultanei, che hanno preso di mira alcune caserme dell'esercito e della polizia nei quartieri di Cukurca e Yuksekova e nel centro della città di Hakkari, sono stati uccisi 24 soldati turchi e feriti altri 18. L'attacco di Hakkari pare una rappresaglia del Pkk per la campagna in cui è impegnata Ankara contro l'Unione delle Comunità curde (Kck), gruppo di cui fa parte anche il Pkk, campagna che ha fatto finire in manette anche numerosi sindaci e dirigenti del Partito della Pace e della Democrazia (Bdp), l'unica formazione politica curda presente in parlamento.

La risposta del premier turco Ardogan non si è fatta attendere. Pur chiedendo al popolo di “rimanere calmo ed evitare di violare la democrazia e i diritti umani” promette “una grande vendetta”. Dal suo ufficio ad Ankara ha inoltre assicurato che “democrazia e diritti umani risolveranno il problema del terrorismo" e ha aggiunto: "Il nostro lavoro sulla democrazia e i nostri progressi non possono essere fermati da questi attacchi terroristici. Non possiamo sottometterci ad alcun attacco che arrivi dall'esterno o dall'interno. Non ci arrenderemo, combatteremo il terrorismo e tutti coloro che lo sostengono". Per inseguire gli aggressori che rientravano nelle loro basi, i militanti turchi hanno sconfinato per almeno quattro chilometri all'interno del territorio iracheno. Sono stati utilizzati anche i caccia dell'aviazione turca per bombardare le basi del Pkk nel nord dell'Iraq.

Nel comunicato reso noto dall'agenzia turca Anadolu il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che l'operazione militare di terra lanciata oggi nel nord dell'Iraq è "un primo passo" nella lotta ai terroristi del Pkk. La grande operazione oltrefrontiera prevede una mobilitazione di 22 unità, che colpiscano il territorio iracheno in cinque punti. Si tratta di una mobilitazione maggiore rispetto a quella più recente del 2008, che contava circa 10 mila soldati, mentre ora il numero è nettamente aumentato fino a 20 mila uomini. Ogni unità è costituita da un numero di uomini che varia da 600 a mille.

Negli ultimi 25 anni sono state lanciate 25 azioni oltrefrontiera e, secondo un rapporto dell'opposizione socialdemocratica turca, nelle tre o quattro operazioni in Iraq sono morte 6mila persone e 2.500 sono rimaste ferite.

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