Venticinque anni fa il primo storico incontro ad Assisi di Giovanni Paolo II con i rappresentanti di tutte le religioni del mondo. Soffermiamoci per un attimo sul significato dello “Spirito di Assisi” e sulla sua attualità.
È ancora chiaramente impressa nei nostri occhi l’immagine di Giovanni Paolo II accanto a tutti i rappresentanti delle religioni del mondo, sul sagrato della Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi, il 27 ottobre 1986. Un’immagine che difficilmente sbiadirà nelle nostre memorie e il cui ricordo è stato rafforzato negli anni dai successivi incontri organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio che ha continuato a far vivere così lo “Spirito di Assisi”, come lo aveva chiamato lo stesso Pontefice. Non si tratta di teoria o di pensieri teologici ma di realtà e vita vissuta quotidianamente, perché la fede e ogni religione devono trovare basi concrete nella testimonianza del ‘giorno dopo giorno’. La consapevolezza che le religioni – ogni religione – portino con loro semi di pace, di dialogo e di incontro è ciò che ha spinto fino ad oggi a proseguire in questo cammino.
“Oggi non abbiamo più nemmeno il tempo per guardarci, per parlarci, per darci reciprocamente gioia, e ancora meno per essere ciò che i nostri figli si aspettano da noi, che un marito si aspetta da una moglie e viceversa. E così siamo sempre meno in contatto gli uni con gli altri. Il mondo va in rovina per mancanza di dolcezza e di gentilezza. La gente è affamata di amore, perché siamo tutti indaffarati”. Queste parole della Beata Madre Teresa di Calcutta, presente all’incontro di Assisi del 1986, ci portano al nucleo del problema: le relazioni. Ogni relazione ha bisogno di un senso, di un’apertura, di dialogo e conoscenza, di comprensione e di amore. L’accettazione dell’altro, anche se diverso, può venire solo da una reale conoscenza priva di pregiudizi. Così come Francesco sfidò la ragionevolezza e i pregiudizi e si mise in cammino, per giorni e notti, per settimane e per mesi per poter parlare con il Sultano, oppure quando si trovò a fronteggiare il lupo di Gubbio e ascoltò le necessità delle due parti, del lupo e degli abitanti, e invitò a superare gli ostacoli e i timori che derivavano dalla mancata conoscenza, così anche noi siamo invitati a fare esperienza dell’accoglienza dell’altro.
Il messaggio dello “Spirito di Assisi” è più che mai attuale oggi e ci stimola a testimoniare uno stile di vita nuovo per vivere in pace e in armonia con noi stessi, con gli altri e con Dio; può aiutarci ad apprezzare e godere delle creature del Creato; può permetterci di attuare una economia sana che consideri la persona umana al centro del processo economico e non il profitto.
L’essenza dello “Spirito di Assisi” è accoglienza, fraternità, silenzio. Perché è solo nel silenzio, elemento comune alle varie religioni come momento di preghiera e di incontro con Dio, che si giunge al dialogo e all’incontro.
Come Francesco abbracciò il lebbroso, il fratello, in silenzio, allo stesso modo l’immagine di Giovanni Paolo II a fianco dei rappresentanti delle altre religioni, resta un’immagine che nel silenzio acquista la dimensione dell’incontro.
È ancora chiaramente impressa nei nostri occhi l’immagine di Giovanni Paolo II accanto a tutti i rappresentanti delle religioni del mondo, sul sagrato della Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi, il 27 ottobre 1986. Un’immagine che difficilmente sbiadirà nelle nostre memorie e il cui ricordo è stato rafforzato negli anni dai successivi incontri organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio che ha continuato a far vivere così lo “Spirito di Assisi”, come lo aveva chiamato lo stesso Pontefice. Non si tratta di teoria o di pensieri teologici ma di realtà e vita vissuta quotidianamente, perché la fede e ogni religione devono trovare basi concrete nella testimonianza del ‘giorno dopo giorno’. La consapevolezza che le religioni – ogni religione – portino con loro semi di pace, di dialogo e di incontro è ciò che ha spinto fino ad oggi a proseguire in questo cammino.
“Oggi non abbiamo più nemmeno il tempo per guardarci, per parlarci, per darci reciprocamente gioia, e ancora meno per essere ciò che i nostri figli si aspettano da noi, che un marito si aspetta da una moglie e viceversa. E così siamo sempre meno in contatto gli uni con gli altri. Il mondo va in rovina per mancanza di dolcezza e di gentilezza. La gente è affamata di amore, perché siamo tutti indaffarati”. Queste parole della Beata Madre Teresa di Calcutta, presente all’incontro di Assisi del 1986, ci portano al nucleo del problema: le relazioni. Ogni relazione ha bisogno di un senso, di un’apertura, di dialogo e conoscenza, di comprensione e di amore. L’accettazione dell’altro, anche se diverso, può venire solo da una reale conoscenza priva di pregiudizi. Così come Francesco sfidò la ragionevolezza e i pregiudizi e si mise in cammino, per giorni e notti, per settimane e per mesi per poter parlare con il Sultano, oppure quando si trovò a fronteggiare il lupo di Gubbio e ascoltò le necessità delle due parti, del lupo e degli abitanti, e invitò a superare gli ostacoli e i timori che derivavano dalla mancata conoscenza, così anche noi siamo invitati a fare esperienza dell’accoglienza dell’altro.
Il messaggio dello “Spirito di Assisi” è più che mai attuale oggi e ci stimola a testimoniare uno stile di vita nuovo per vivere in pace e in armonia con noi stessi, con gli altri e con Dio; può aiutarci ad apprezzare e godere delle creature del Creato; può permetterci di attuare una economia sana che consideri la persona umana al centro del processo economico e non il profitto.
L’essenza dello “Spirito di Assisi” è accoglienza, fraternità, silenzio. Perché è solo nel silenzio, elemento comune alle varie religioni come momento di preghiera e di incontro con Dio, che si giunge al dialogo e all’incontro.
Come Francesco abbracciò il lebbroso, il fratello, in silenzio, allo stesso modo l’immagine di Giovanni Paolo II a fianco dei rappresentanti delle altre religioni, resta un’immagine che nel silenzio acquista la dimensione dell’incontro.
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