E’ balzata alle cronache la notizia proveniente dalla Sicilia che racconta come nella Clinica Latteri di Palermo si sottraessero farmaci disintossicanti dopo la chemioterapia ai poveri malati in “Day service”
L’ordine tassativo veniva nientemeno dalla dottoressa Teresa Latteri: il Tad, il disintossicante, doveva essere tolto dalle cure dato che la Regione passava solo 100 €: “Perché dobbiamo spendere soldi?”. Era il 2 settembre 2009, due mesi dopo il decreto con cui l'Assessorato Regionale alla Sanità tagliava i rimborsi alle cliniche e imponeva che le sedute di chemioterapia dovevano essere fatte quasi esclusivamente senza più ricoveri, molto più costosi. Solo che i N.A.S., che avevano avuto qualche sospetto inerente alle metodiche della clinica, avevano posizionato nell’ufficio della dottoressa una microspia che intercettava i dialoghi con i collaboratori medici, nei quali si sentivano affermazioni tali da meritare indagini approfondite E proprio l’intercettazione di una discussione dai toni animati è costata alla Latteri gli atti dell'inchiesta che vede indagati i vertici di alcune cliniche private palermitane, per una truffa sui rimborsi di esami e ricoveri. "Glielo devi fare il Tad , ma che fai, scherziamo? - provò ad opporsi la dottoressa Maria Rosaria Valerio - Il paziente vomita e si disidrata". La risposta della Latteri, che gestisce la clinica di via Cordova, fu risoluta: "Allora non hai capito che la prassi che fai tu costa alla clinica duecentocinquanta euro e quello mi dà cento euro". ‘Quello’ era l'assessore alla sanità.
Pazienti che telefonavano alla clinica lamentando disturbi importanti o dolori insopportabili si sentivano rispondere “Tanto poi passano…”. Durante le indagini, in un caso la Procura è stata addirittura costretta ad intervenire alla clinica Latteri, per evitare conseguenze drammatiche per un paziente a cui non sarebbe stata somministrata albumina. Un’altra frase intercettata fra la Latteri e una collaboratrice suonava così: “Inutile sprecare albumina e spendere soldi a cavolo... Tanto i parenti aspettano solo che muoiano...”.
Sull'accaduto ha chiesto una relazione anche Leoluca Orlando, presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori nel sistema sanitari. Secondo l’Assessore alla Salute Regionale Massimo Ruffo si dovrà vedere se esistono le condizioni consequenziali per adottare provvedimenti amministrativi, compresa la revoca al convenzionamenti.
L’ordine tassativo veniva nientemeno dalla dottoressa Teresa Latteri: il Tad, il disintossicante, doveva essere tolto dalle cure dato che la Regione passava solo 100 €: “Perché dobbiamo spendere soldi?”. Era il 2 settembre 2009, due mesi dopo il decreto con cui l'Assessorato Regionale alla Sanità tagliava i rimborsi alle cliniche e imponeva che le sedute di chemioterapia dovevano essere fatte quasi esclusivamente senza più ricoveri, molto più costosi. Solo che i N.A.S., che avevano avuto qualche sospetto inerente alle metodiche della clinica, avevano posizionato nell’ufficio della dottoressa una microspia che intercettava i dialoghi con i collaboratori medici, nei quali si sentivano affermazioni tali da meritare indagini approfondite E proprio l’intercettazione di una discussione dai toni animati è costata alla Latteri gli atti dell'inchiesta che vede indagati i vertici di alcune cliniche private palermitane, per una truffa sui rimborsi di esami e ricoveri. "Glielo devi fare il Tad , ma che fai, scherziamo? - provò ad opporsi la dottoressa Maria Rosaria Valerio - Il paziente vomita e si disidrata". La risposta della Latteri, che gestisce la clinica di via Cordova, fu risoluta: "Allora non hai capito che la prassi che fai tu costa alla clinica duecentocinquanta euro e quello mi dà cento euro". ‘Quello’ era l'assessore alla sanità.
Pazienti che telefonavano alla clinica lamentando disturbi importanti o dolori insopportabili si sentivano rispondere “Tanto poi passano…”. Durante le indagini, in un caso la Procura è stata addirittura costretta ad intervenire alla clinica Latteri, per evitare conseguenze drammatiche per un paziente a cui non sarebbe stata somministrata albumina. Un’altra frase intercettata fra la Latteri e una collaboratrice suonava così: “Inutile sprecare albumina e spendere soldi a cavolo... Tanto i parenti aspettano solo che muoiano...”.
Sull'accaduto ha chiesto una relazione anche Leoluca Orlando, presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori nel sistema sanitari. Secondo l’Assessore alla Salute Regionale Massimo Ruffo si dovrà vedere se esistono le condizioni consequenziali per adottare provvedimenti amministrativi, compresa la revoca al convenzionamenti.
Tweet |
È presente 1 commento
Il fatto resta agghiacciante. La sanità è diventata il business del momento sopratutto per chi ha pochi scrupoli. La maggioranza dei sanitari resta onesta e impegnata, e questo va detto, ma negare il fenomeno "malasanità" è controproducente
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.