La storia di Vito Celestino Errera imprenditore con la casacca dell’Udc che aiutava
un latitante mafioso
Liberainformazione - Aveva resistito in tutti i modi. Anche lui come altri politici trovatisi a fare i conti con la giustizia aveva dichiarato il complotto. Vito Celestino Errera, 47 anni, imprenditore, si è ritrovato a fare il candidato eletto al consiglio comunale di Marsala, nonostante una condanna inflittagli per avere aiutato un latitante, condannato a sua volta all’ergastolo, a sottrarsi alla cattura. Dibattiti consiliari, prese di posizione, intervento dell’associazione Libera, raccolta di firme, Errera, fratello di un altro soggetto anche lui condannato per mafia, ha eroicamente resistito, difendendosi in aula consiliare, continuando a partecipare alle riunioni politiche, nonostante il giudizio su di lui scritto nella sentenza che lo riguarda non era certamente eccelso.
Avrebbe dovuto indurre gli altri del mondo politico a prenderne le distanze, ma nessuno davvero lo ha mai fatto in questi anni, quasi rispettando più lui, condannato, che il giudizio di un Tribunale. D’improvviso invece le dimissioni. Vito Celestino Errera ha gettato la spugna. Ha lasciato il consiglio comunale di Marsala. Cosa è accaduto? Un altro provvedimento, stavolta del Tribunale delle Misure di Prevenzione di Trapani, sequestro di beni e applicazione della sorveglianze speciale. Errera, mentre l’ufficiale giudiziario lo cercava per notificargli il provvedimento, ha presentato le dimissioni alla segreteria generale del Comune, si è guardato bene dallo “svelare” le vere ragioni, ha parlato di motivi personali.
L’ordinanza. Nel pomeriggio del 24 ottobre personale dell’Ufficio Misure di Prevenzione Personali e Patrimoniali della Questura di Trapani ha eseguito il decreto di sequestro n. 42/2011 R.M.P. emesso dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Trapani il 13 luglio 2011 e depositato il 14 ottobre, con il quale, ai sensi dell’art. 2 ter comma 10 della legge 575/65, su accertamenti patrimoniali svolti da personale del prefato Ufficio Misure di Prevenzione Personali e Patrimoniali, è stato disposto, nei confronti di ERRERA Vito Celestino, nato a Marsala il 6.4.1964, ivi residente, Consigliere Comunale del Comune lilibetano1, il sequestro per equivalente (valore euro 299.000,00) dei seguenti beni:
1.fabbricato, cat. A/3, adibito a civile abitazione di vani 7,5, identificato in catasto al foglio 121, part. 1201 (ex particelle 472 e 473) pervenuto all’Errera Vito Celestino per donazione dal di lui genitore Errera Domenico, cl. 1937, giusta rogito del 9.7.1986 del notaio G. Greco di Marsala, ubicato in Marsala, nella contrada Casazze;
2.terreno agricolo, ubicato nel Comune di Marsala, in catasto al foglio 121, part. 474 (vigneto) e 475 (seminativo), esteso nel suo complesso are 5.40, pervenuto all’Errera Vito Celestino per donazione del di lui genitore Errera Domenico, cl. 1937, giusta rogito del 9.7.1986 del notaio G. Greco di Marsala;
3.terreno sito in Marsala, nella c.da Perino n. 261/a, in catasto al foglio 148, part. 194, 161, 622 (ex 467), 623 (ex 467) e 624 (ex 467), esteso nel suo complesso ettari 2.74.40, in comproprietà tra LA GRUTTA Grazia Maria (madre dell’Errera Vito Celestino) e il di lei fratello LA GRUTTA Giuseppe.
La sorveglianza speciale. Con il provvedimento applicato all’ERRERA Vito Celestino, ai sensi della medesima normativa antimafia, è stata decisa la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale della P.S. con obbligo di soggiorno per anni due e mesi sei, con imposizione di cauzione pari ad euro 3.500,00.
L’indagine. Ha cercato di sottrarre al sequestro beni che appartenevano al fratello Vincenzo Maurizio Errera e cioè la Errera Calcestruzzi s.r.l. e la Superbeton s.r.l, aziende che secondo le indagini antimafia erano funzionali a mantenere contatti tra le consorterie mafiose di Trapani e di Borgetto; la sentenza che direttamente lo riguarda è quella pronunciata dal GUP di Palermo il 13 marzo 2009 (poi confermata dalla Corte d’Appello di Palermo il 5 luglio 2010) per l’appoggio logistico assicurato al pericolosissimo latitante RALLO Antonino, allora reggente della famiglia mafiosa marsalese, «vicenda sintomatica dell’assoluta fiducia di cui l’ERRERA Vito Celestino godeva nella cerchia di altolocati esponenti della predetta cosca». L’oramai ex consigliere comunale è stato giudicato colpevole del reato di procurata inosservanza di pena aggravato ai sensi dell’art. 7 D.L. 152/91, per aver aiutato Nino Rallo a sottrarsi all’esecuzione della pena dell’ergastolo, mettendo a disposizione di questi - con la collaborazione di altri soggetti - un’autovettura Fiat Punto presa a noleggio ed utilizzata per assolvere alle incombenze connesse al mantenimento della sua latitanza. Il giudice a proposito di Vito Celestino Errera ha annotato in sentenza: «…si ritiene che l’ERRERA, con la sua articolata condotta, abbia prestato un insospettabile e prezioso contributo, tanto cosciente quanto consapevole e volontario, per depistare le indagini che erano in corso e per favorire ulteriormente, così, la clandestinità del RALLO, un soggetto che era stato “assunto in carico”, almeno nell’ultimo periodo della sua latitanza, dal …omissis… e dal …omissis… nei termini sopra spiegati e nell’interesse dell’intera organizzazione mafiosa, così radicata in quello specifico contesto locale»; ed ancora, «va evidenziata la non trascurabile rilevanza della condotta delittuosa che risulta aggravata ai sensi del contestato art. 7 D.L. 152/91 posto che, come sopra illustrato, il soggetto favorito (RALLO Antonino) era un pericoloso esponente mafioso, irrevocabilmente condannato per gravissimi episodi delittuosi commessi nell’interesse dell’organizzazione Cosa Nostra».
La decisione odierna. I giudici del Tribunale delle Misure di prevenzione hanno aggiunto: «è notorio che una delle “risorse” su cui può far leva l’organizzazione “cosa nostra” è proprio quella di mantenere costantemente i suoi adepti nel territorio di loro appartenenza ed influenza mafiosa, persino quando costoro sono ricercati dalle forze di polizia. Un vincolo che sovente viene assicurato grazie all’intervento di insospettabili favoreggiatori solitamente sconosciuti alle forze di polizia e preferibilmente immuni da pregiudizi penali, ossia secondo la dinamica seguita nel caso dell’odierno imputato ERRERA Vito Celestino, un soggetto, peraltro, risultato ben inserito nel contesto sociale e politico della sua città (dove rivestiva la carica di consigliere comunale)…….».
un latitante mafioso
Liberainformazione - Aveva resistito in tutti i modi. Anche lui come altri politici trovatisi a fare i conti con la giustizia aveva dichiarato il complotto. Vito Celestino Errera, 47 anni, imprenditore, si è ritrovato a fare il candidato eletto al consiglio comunale di Marsala, nonostante una condanna inflittagli per avere aiutato un latitante, condannato a sua volta all’ergastolo, a sottrarsi alla cattura. Dibattiti consiliari, prese di posizione, intervento dell’associazione Libera, raccolta di firme, Errera, fratello di un altro soggetto anche lui condannato per mafia, ha eroicamente resistito, difendendosi in aula consiliare, continuando a partecipare alle riunioni politiche, nonostante il giudizio su di lui scritto nella sentenza che lo riguarda non era certamente eccelso.
Avrebbe dovuto indurre gli altri del mondo politico a prenderne le distanze, ma nessuno davvero lo ha mai fatto in questi anni, quasi rispettando più lui, condannato, che il giudizio di un Tribunale. D’improvviso invece le dimissioni. Vito Celestino Errera ha gettato la spugna. Ha lasciato il consiglio comunale di Marsala. Cosa è accaduto? Un altro provvedimento, stavolta del Tribunale delle Misure di Prevenzione di Trapani, sequestro di beni e applicazione della sorveglianze speciale. Errera, mentre l’ufficiale giudiziario lo cercava per notificargli il provvedimento, ha presentato le dimissioni alla segreteria generale del Comune, si è guardato bene dallo “svelare” le vere ragioni, ha parlato di motivi personali.
L’ordinanza. Nel pomeriggio del 24 ottobre personale dell’Ufficio Misure di Prevenzione Personali e Patrimoniali della Questura di Trapani ha eseguito il decreto di sequestro n. 42/2011 R.M.P. emesso dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Trapani il 13 luglio 2011 e depositato il 14 ottobre, con il quale, ai sensi dell’art. 2 ter comma 10 della legge 575/65, su accertamenti patrimoniali svolti da personale del prefato Ufficio Misure di Prevenzione Personali e Patrimoniali, è stato disposto, nei confronti di ERRERA Vito Celestino, nato a Marsala il 6.4.1964, ivi residente, Consigliere Comunale del Comune lilibetano1, il sequestro per equivalente (valore euro 299.000,00) dei seguenti beni:
1.fabbricato, cat. A/3, adibito a civile abitazione di vani 7,5, identificato in catasto al foglio 121, part. 1201 (ex particelle 472 e 473) pervenuto all’Errera Vito Celestino per donazione dal di lui genitore Errera Domenico, cl. 1937, giusta rogito del 9.7.1986 del notaio G. Greco di Marsala, ubicato in Marsala, nella contrada Casazze;
2.terreno agricolo, ubicato nel Comune di Marsala, in catasto al foglio 121, part. 474 (vigneto) e 475 (seminativo), esteso nel suo complesso are 5.40, pervenuto all’Errera Vito Celestino per donazione del di lui genitore Errera Domenico, cl. 1937, giusta rogito del 9.7.1986 del notaio G. Greco di Marsala;
3.terreno sito in Marsala, nella c.da Perino n. 261/a, in catasto al foglio 148, part. 194, 161, 622 (ex 467), 623 (ex 467) e 624 (ex 467), esteso nel suo complesso ettari 2.74.40, in comproprietà tra LA GRUTTA Grazia Maria (madre dell’Errera Vito Celestino) e il di lei fratello LA GRUTTA Giuseppe.
La sorveglianza speciale. Con il provvedimento applicato all’ERRERA Vito Celestino, ai sensi della medesima normativa antimafia, è stata decisa la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale della P.S. con obbligo di soggiorno per anni due e mesi sei, con imposizione di cauzione pari ad euro 3.500,00.
L’indagine. Ha cercato di sottrarre al sequestro beni che appartenevano al fratello Vincenzo Maurizio Errera e cioè la Errera Calcestruzzi s.r.l. e la Superbeton s.r.l, aziende che secondo le indagini antimafia erano funzionali a mantenere contatti tra le consorterie mafiose di Trapani e di Borgetto; la sentenza che direttamente lo riguarda è quella pronunciata dal GUP di Palermo il 13 marzo 2009 (poi confermata dalla Corte d’Appello di Palermo il 5 luglio 2010) per l’appoggio logistico assicurato al pericolosissimo latitante RALLO Antonino, allora reggente della famiglia mafiosa marsalese, «vicenda sintomatica dell’assoluta fiducia di cui l’ERRERA Vito Celestino godeva nella cerchia di altolocati esponenti della predetta cosca». L’oramai ex consigliere comunale è stato giudicato colpevole del reato di procurata inosservanza di pena aggravato ai sensi dell’art. 7 D.L. 152/91, per aver aiutato Nino Rallo a sottrarsi all’esecuzione della pena dell’ergastolo, mettendo a disposizione di questi - con la collaborazione di altri soggetti - un’autovettura Fiat Punto presa a noleggio ed utilizzata per assolvere alle incombenze connesse al mantenimento della sua latitanza. Il giudice a proposito di Vito Celestino Errera ha annotato in sentenza: «…si ritiene che l’ERRERA, con la sua articolata condotta, abbia prestato un insospettabile e prezioso contributo, tanto cosciente quanto consapevole e volontario, per depistare le indagini che erano in corso e per favorire ulteriormente, così, la clandestinità del RALLO, un soggetto che era stato “assunto in carico”, almeno nell’ultimo periodo della sua latitanza, dal …omissis… e dal …omissis… nei termini sopra spiegati e nell’interesse dell’intera organizzazione mafiosa, così radicata in quello specifico contesto locale»; ed ancora, «va evidenziata la non trascurabile rilevanza della condotta delittuosa che risulta aggravata ai sensi del contestato art. 7 D.L. 152/91 posto che, come sopra illustrato, il soggetto favorito (RALLO Antonino) era un pericoloso esponente mafioso, irrevocabilmente condannato per gravissimi episodi delittuosi commessi nell’interesse dell’organizzazione Cosa Nostra».
La decisione odierna. I giudici del Tribunale delle Misure di prevenzione hanno aggiunto: «è notorio che una delle “risorse” su cui può far leva l’organizzazione “cosa nostra” è proprio quella di mantenere costantemente i suoi adepti nel territorio di loro appartenenza ed influenza mafiosa, persino quando costoro sono ricercati dalle forze di polizia. Un vincolo che sovente viene assicurato grazie all’intervento di insospettabili favoreggiatori solitamente sconosciuti alle forze di polizia e preferibilmente immuni da pregiudizi penali, ossia secondo la dinamica seguita nel caso dell’odierno imputato ERRERA Vito Celestino, un soggetto, peraltro, risultato ben inserito nel contesto sociale e politico della sua città (dove rivestiva la carica di consigliere comunale)…….».
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