martedì, ottobre 18, 2011
La scelta del sindaco Pisapia, ora tocca al Consiglio Comunale

Liberainformazione - L’annuncio era stato dato qualche settimana fa, ma in attesa della prossima ufficialità i lavori intanto hanno preso il via, perché non c’è tempo da perdere. Stiamo parlando del comitato antimafia voluto dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia per supportare l’attività della nuova amministrazione comunale nel contrasto alle organizzazioni di stampo mafioso, che hanno aggredito ormai da decenni la città e la regione. L’insediamento del gruppo di esperti è avvenuto lo scorso venerdì.


Pisapia ha chiamato a farne parte Nando dalla Chiesa, professore universitario, scrittore e presidente onorario di Libera, nonché figlio dell’ex prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia nel 1982; Umberto Ambrosoli, avvocato e figlio di Giorgio, il liquidatore della Banca Privata Italiana che Sindona fece assassinare per tutelare i segreti economici di Cosa Nostra; Luca Beltrami Gadola, architetto ed imprenditore, protagonista di battaglie per la moralizzazione della vita pubblica; Giuliano Turone, professore universitario ed ex magistrato dei casi P2 e Banco Ambrosiano; Maurizio Grigo, altro valente esponente della magistratura ora in grado di offrire la sua competenza al Comune di Milano.

A questi si aggiunge anche il contributo di un altro ex magistrato, Gherardo Colombo, che lasciata la toga, dopo una onorata carriera passata a incalzare corruttori e criminali, si sta dedicando ad un impegno educativo che lo porta in ogni angolo d’Italia per incontrare studenti, insegnanti, cittadini. La scelta di Pisapia di affrontare di petto il problema delle mafie a Milano segna una netta inversione di tendenza rispetto al recente passato. Dai sindaci tutto sommato indifferenti al problema – Marco Formentini della Lega Nord e Gabriele Albertini del Polo delle Libertà – si era arrivati al sindaco negazionista – Letizia Moratti che il giorno in cui il Consiglio Comunale si rimangiava letteralmente la scelta della commissione antimafia andava davanti alle telecamere di “Anno Zero” per dire che a Milano la mafia non c’era, con il supporto delle dichiarazioni, in parte volute, in parte fraintese del prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, che si era prodotto in una controversa testimonianza resa ai parlamentari della Commissione Antimafia.

Sono stati quelli i mesi che hanno contraddistinto uno dei periodi più bui della politica milanese, chiamata ad affrontare responsabilmente la questione delle mafie e invece prodigatasi in un singolare balletto di dichiarazioni allarmate e di comunicati stampa di smentita. Un negazionismo fin quasi ridicolo se si pensa che, a distanza di qualche mese, sarebbero state poi le puntuali indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, in collaborazione con la DDA di Reggio Calabria, a fare piazza pulita di ogni controversia. Le chiare parole del procuratore Ilda Boccassini, in occasione dei rari incontri con la stampa e delle ancora più rare uscite pubbliche, non lasciavano spazio alle illusioni. Prima Milano e la Lombardia avrebbero preso coscienza della avvenuta “colonizzazione” del proprio territorio – per usare l’espressione utilizzata anche dalla Direzione Nazionale Antimafia nella sua ultima relazione annuale – e prima sarebbe stato possibile mettere in campo tutti gli anticorpi necessari.

Per anni, la cosiddetta società civile o, per meglio dire, associazioni di ogni tipo, forze sindacali e semplici cittadini si sono battuti perché aumentasse il livello di conoscenza e di consapevolezza. Parlare di mafie in città e in regione non significava rendere un cattivo servigio al territorio in cui si abitava, ma al contrario la denuncia coraggiosa sarebbe stato il primo passo verso l’affrancamento dal giogo mafioso. Ci voleva però che il vento cambiasse direzione e soffiasse verso nuovi lidi, ci voleva una nuova amministrazione comunale, guidata da un sindaco che ha dimostrato di voler farsi carico anche della situazione drammatica, per cambiare le cose.

Il primo passo mosso in questa direzione dell’amministrazione Pisapia è stato oltremodo significativo: la costituzione del Comune di Milano come parte civile al fianco della figlia di Lea Garofalo, sciolta nell’acido per aver infranto il muro d’omertà a protezione della cosca cui apparteneva il suo compagno. Oggi la giovane Denise ha scelto la strada della madre e oggi è tutelata nei suoi interessi legali con competenza e passione da Enza Rando e Ilaria Ramoni dell’ufficio legale di Libera. Essere al fianco di una vittima di mafia e al fianco dei familiari che chiedono giustizia è il segno di una assunzione di responsabilità che, venendo finalmente da una amministrazione pubblica di Milano, non può che essere salutato positivamente.

Il secondo passo è stato l’insediamento del comitato di cui abbiamo dato notizia e l’aver poi chiesto a Nando dalla Chiesa di assumerne la presidenza. In un paese dove le nomine sono figlie della più bieca lottizzazione, la notizia buona è che per una volta tanto abbiamo finalmente l’uomo giusto al posto giusto. Come scrive sul suo blog (www.nandodallachiesa.it), è lo stesso presidente onorario di Libera ad intravedere la responsabilità di un ruolo così importante: “Credo che forse non avrei mai potuto essere così utile alla mia città. Certo lo sarò più che da consigliere comunale o assessore. Le fasi della vita si chiudono e si aprono”.

Il terzo passo, ancora da compiere però, sarà la costituzione dell’apposita commissione consiliare antimafia, annunciata nel corso della campagna elettorale per dimostrare che il contrasto alle mafie entra nelle politiche ordinarie del Comune di Milano, a differenza di quanto era avvenuto nell’era di Letizia Moratti. Ci si augura che a questo risultato si pervenga in tempi rapidi. Intanto altri importanti segnali sempre voluti dal Comune di Milano rimarcano con forza la decisa volontà di percorrere una strada tutta nuova. Ci riferiamo alla giornata, organizzata dal coordinamento milanese di Libera per sabato 5 novembre, in cui verranno aperti per la prima volta alle scuole e alla cittadinanza alcuni dei beni confiscati alle mafie nella città di Milano, con lo slogan “Scopri il bene!”.

Insomma, per la prima volta a Milano sul fronte antimafia si respira un’aria nuova, presaga di importanti risultati. E questo è davvero una buona notizia, visto che durante l’estate si erano volute accreditare inesistenti contrapposizioni all’interno dell’associazionismo sulle scelte che toccavano invece al sindaco e al consiglio comunale. Quelle settimane, davvero incomprensibili per gli umori di vario genere che hanno scatenato sembrano finalmente alle spalle e ora è il tempo per una rinvigorita unità. Anche le difficoltà e le incomprensioni possono servire a volte, a patto di lasciarsele alle spalle con la dovuta chiarezza e la necessaria responsabilità.

E ora avanti, c’è tanto da fare e Milano e la Lombardia devono recuperare il tempo perduto.

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