I lavoratori del Myanmar hanno il diritto di organizzarsi in sindacati e di scioperare: il presidente Thein Sein ha firmato nei giorni scorsi una legge che abroga il divieto dalla legislazione in vigore dal 1962.
Agenzia Misna - Il provvedimento è stato salutato dall’Ufficio internazionale del lavoro, che ha parlato di un “passo gigantesco per il paese”. Anche la Chiesa ha espresso soddisfazione, definendo la nuova legge un “buon segnale” per il bene della nazione. La nuova legge prevede la possibilità di organizzarsi in sindacati a partire da un minimo di 30 membri, mentre per scioperare, sarà necessario dare un preavviso di 14 giorni nel settore pubblico, e di tre giorni per il settore privato.
La nuova normativa sul diritto dei lavoratori s’inserisce in una serie di aperture verso la democrazia che sta compiendo il regime del Myanmar da un anno a questa parte. Nei giorni scorsi il governo ha concesso un’amnistia a oltre 6000 prigionieri, ma i difensori dei diritti umani hanno criticato un numero troppo ridotto di detenuti politici rilasciati, soltanto 220 su un numero stimato di 2000. Il sito indipendente ‘Democratic voice of Burma’, con sede in Norvegia, ha fatto sapere che tre dei suoi giornalisti sono stati liberati, ma 14 restano ancora in cella.
Agenzia Misna - Il provvedimento è stato salutato dall’Ufficio internazionale del lavoro, che ha parlato di un “passo gigantesco per il paese”. Anche la Chiesa ha espresso soddisfazione, definendo la nuova legge un “buon segnale” per il bene della nazione. La nuova legge prevede la possibilità di organizzarsi in sindacati a partire da un minimo di 30 membri, mentre per scioperare, sarà necessario dare un preavviso di 14 giorni nel settore pubblico, e di tre giorni per il settore privato.
La nuova normativa sul diritto dei lavoratori s’inserisce in una serie di aperture verso la democrazia che sta compiendo il regime del Myanmar da un anno a questa parte. Nei giorni scorsi il governo ha concesso un’amnistia a oltre 6000 prigionieri, ma i difensori dei diritti umani hanno criticato un numero troppo ridotto di detenuti politici rilasciati, soltanto 220 su un numero stimato di 2000. Il sito indipendente ‘Democratic voice of Burma’, con sede in Norvegia, ha fatto sapere che tre dei suoi giornalisti sono stati liberati, ma 14 restano ancora in cella.
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