venerdì, ottobre 28, 2011
Bonelli (Verdi): «Destinare subito gli 8,5 miliardi previsti per il Ponte a dissesto e trasporto pubblico». Passa la mozione dell'Idv: «Addio al sogno di grandezza di Berlusconi». Ma Matteoli non ci sta.

GreenReport - Probabilmente il voto certifica l'abbandono di un'opera faraonica ed inutile (se non pericolosa) in tempi di crisi, lacrime e sangue: la Camera ha approvato una mozione dell'Italia dei valori che prevede che non ci siano più finanziamenti pubblici per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina. La mozione è stata approvata con l'astensione della maggioranza ed aveva addirittura ricevuto parere favorevole dal governo che così "molla" di fatto una delle opere pubbliche fiore all'occhiello di Berlusconi e Matteoli dopo che pochi giorni fa l'Ue aveva detto che non avrebbe messo un euro nella voragine che ha già risucchiato centinaia di migliaia di fondi pubblici solo per "progettazioni" e primi lavori.

Un'altra magra figura per il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli che il 16 ottobre, aveva assicurato con piglio bellicoso: «Il ponte sullo Stretto di Messina verrà realizzato a prescindere dall'eventuale finanziamento della Ue, in quanto le risorse per il manufatto saranno reperite sul mercato, come previsto dal piano finanziario allegato al progetto definitivo. Il Ponte per il governo resta una priorità essenziale per lo sviluppo del sistema dei trasporti dell'Italia».

Ma non è un mistero per nessuno che senza un sostanzioso intervento pubblico (ed ancora più sostanziose garanzie pubbliche) il ponte di Messina non si farà mai. Infatti fino ad oggi di fondi i privati ne hanno messi ben pochi: Il capitale della Società Stretto di Messina, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione dell'opera, è all'81,8% dell'Anas (azionista unico il ministero dell'economia e delle finanze e sottoposta al controllo e alla vigilanza tecnica e operativa del ministero delle infrastrutture), poi ci sono Rete Ferroviaria Italiana (13%), Regione Calabria e Regione Siciliana (con il 2,6% ognuna).

Nel bilancio Anas del 2010 la Società Stretto di Messina riporta la prima quota annua delle risorse del Cipe: 12,7 milioni di euro e si legge che «Con delibera 120 del 17 dicembre 2009, il Cipe ha assegnato, a valere sulle disponibilità del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, [...] e che con la legge finanziaria 2010 sono stati stanziati ulteriori € 470 milioni a favore di Anas da destinare alla sottoscrizione degli aumenti di capitale previsti per Stretto di Messina S.p.A., successivamente ridotti a € 423 milioni dal D.L. 78/2010».

Lo Stato Italiano è quindi il principale finanziatore del ponte. L'unico vero "privato" è la Eurolink S.C.p.A., che nel 2005 si è aggiudicata con 3,88 miliardi di euro la gara d'appalto come contraente generale per la costruzione. Eurolink è di Impregilo (45%), Sacyr (18.70%), Società Italiana per Condotte d'Acqua (15%), Cooperativa Muratori&Cementisti (13%), Ishikawajima - Harima Heavy Industries (6.3%), Consorzio Stabile A.C.I. S.C.p.A. Ma i privati non rischiano nulla: se il ponte non verrà costruito, Eurolink non avrà nessun obbligo, ma, dopo la definitiva approvazione dell'opera da parte del Cipe, invece una clausola del contratto obbliga lo Stato a pagare una penale del 10% dell'importo totale più le spese già affrontate dal General Contractor.

Bambole non c'è una lira sembra dire il governo mentre si chiude per crisi il sipario di questa farsa all'italiana. E pensare che l'Idv di Antonio Di Pietro non aveva nemmeno accolto le modifiche chieste dal viceministro Aurelio Misiti ed ha confermato pari pari la mozione poi approvata che impegna il governo di centro-destra e si-ponte «Alla soppressione dei finanziamenti che il Governo ha previsto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, pari complessivamente a 1 miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni per il solo anno 2012 quale contributo ad Anas s.p.a. per la sottoscrizione e l'esecuzione, a partire dal 2012, di aumenti di capitale della società Stretto di Messina s.p.a.».

Massimo Donadi, presidente dei deputati di Idv, gira il coltello nella piaga: «Addio al sogno di grandezza di Berlusconi, all'opera che doveva collegare la Sicilia all'Europa. Il ponte sullo stretto di Messina non si farà più. L'aula della Camera ha infatti approvato una mozione dell'Italia dei valori che impegna il governo alla "soppressione dei finanziamenti" previsti per la realizzazione del ponte. Complice la debolezza del governo il testo è passato con il suo parere favorevole. L'esecutivo, evidentemente, ha temuto di andare nuovamente sotto nel caso avesse espresso parere contrario. Siamo molto soddisfatti per l'accoglimento della nostra mozione sui trasporti che impegna il governo a sopprimere il finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina e destinarlo al trasporto pubblico locale. In un momento di grave crisi economica come questo e di fronte agli indiscriminati tagli compiuti dal governo è prioritario mettere i diritti dei cittadini contribuenti al primo posto. Abbiamo contribuito a far vincere, per una volta, il buon senso. Ora ci auguriamo che il Governo mantenga fede agli impegni assunti».

«Finalmente una buona notizia. Speriamo che questa sia realmente la battuta finale dell'annoso, e ormai noioso, film sull'ipotetica realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e l'occasione per investire sui veri problemi del Paese».

Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha commentato l'approvazione alla Camera della mozione dell'Idv che impegna il governo alla soppressione dei finanziamenti previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.

«In un momento così difficile - ha continuato Cogliati Dezza -, sarebbe assurdo pensare di spendere quasi 2 miliardi di euro per avviare un'opera inutile quanto costosa. Bene sarebbe ora occuparsi di problemi reali, a partire dal recuperare la cifra di circa 1,4 miliardi di euro necessari per permettere ai pendolari di continuare a muoversi in treno anche nel 2012».

Per il Wwf, «l'approvazione della mozione che cancella i finanziamenti 2012 e 2013, con l'avvallo del Governo, per il Ponte sullo Stretto di Messina è il miglior modo per festeggiare il decennale della legge obiettivo varata nel 2001».

E' la cronaca di un fallimento in campo economico-finanziario e ambientale della politica faraonica delle cosiddette "infrastrutture strategiche" di cui il Ponte rappresenta "l'opera farsa" per gli italiani onesti e "l'opera bandiera" per il governo in carica.

Il Wwf chiede che ora si cancelli la Ponte sullo Stretto SpA, concessionaria interamente pubblica, a questo punto del tutto inutile.

Il WWF Italia torna anche a chiede che il Governo destini gli 8,5 miliardi di euro totali previsti per il ponte sullo Stretto di Messina alla messa in sicurezza del territorio del Sud e al potenziamento delle opere ferroviarie e stradali in Sicilia e Calabria in particolare per :

- adeguare la linea tirrenica e potenziare la linea ferroviaria ionica in Calabria e le linee ferroviarie siciliane che collegano Catania, Messina e Palermo;
- intervenire per chiudere finalmente i cantieri della A3 Salerno-Reggio Calabria,
- ammodernare e rendere sicura la SS106 Ionica;
- garantire un servizio efficiente di metropolitana del mare per i pendolari dell'area dello Stretto e rafforzare gli attuali servizi di traghettamento pubblici;
- destinare ingenti risorse alla rinaturalizzazione dei versanti e al consolidamento del suolo e al riassetto del territorio ad alto rischio idrogeologico e sismico

Per il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli adesso bisogna riversare «immediatamente gli 8,5 miliardi di euro destinati dal governo per un'opera inutile e dannosa come il Ponte sullo Stretto di Messina alle vere priorità dell'Italia, che sono la lotta la difesa del suolo in un paese che frana e il trasporto pubblico locale che ha subito tagli senza precedenti.

Questa non è la prima bocciatura per il Ponte sullo Stretto di Messina. Già l'Europa nelle scorse settimane aveva escluso quest'opera dai dai progetti prioritari nel quadro delle grandi reti transeuropee per il periodo 2014-2020: continuare con questo progetto è solo uno sperpero di denaro pubblico di cui il governo dovrà rispondere.

E' semplicemente indecente che che nel pieno di una crisi economica gravissima, con i conti pubblici sotto l'attacco della speculazione mondiale e con frane e alluvioni che devastano l'Italia e provocano morti su morti il governo insista nel voler buttare a mare 8,5 miliardi per il Ponte sullo Stretto di Messina - conclude Bonelli -. Le priorità per l'Italia sono altre a partire dalla messa in sicurezza del territorio e dalla lotta al dissesto idrogeologico a cui sono stati tagliati il 90% dei fondi».

Piuttosto imbarazzante il fatto che poco dopo il voto si è aperto l'ennesimo giallo sulle scelte del governo. Il ministro delle infrastrutture è intervenuto contestando l'operato del suo viceministro: «Evidentemente - ha detto Altero Matteoli - il viceministro Misiti, se è vero quanto è stato riferito, ha espresso un parere a titolo personale, che non corrisponde a quanto pensa il Governo né tantomeno il sottoscritto». Matteoli ha aggiunto che si è trattato solo di «un incidente parlamentare» che comunque non può superare la volontà politica del governo e i provvedimenti legislativi (incluso l'allegato Cipe sulle infrastrutture) che sostengono la realizzazione del Ponte.

E a Matteoli ha replicato subito Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd: «E' delirante che questo governo ancora pensi a destinare enormi quantità di denaro pubblico ad un'opera tanto discutibile quanto di dubbia utilità come il Ponte sullo Stretto». Questo, continua Realacci, «mentre si tagliano drasticamente le risorse per il trasporto pubblico locale che interessa milioni di cittadini e praticamente si azzerano i fondi per la prevenzione dal dissesto idrogeologico».

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