Oggi Greenpeace ha presentato una mappa che permette a tutti di leggere, in maniera semplice, i risultati degli stress test effettuati sulle centrali nucleari europee dopo il disastro della centrale giapponese di Fukushima Daiichi.
Greenreport - «Analizzando i risultati dei test giunti fino ad ora - dice Greenpeace - denunciamo una analisi incompleta dei rischi e una preoccupante approssimazione sull'analisi dei dati». Secondo quanto viene fuori dalla mappa interattiva dei nuclear stress tests, per nessuna centrale europea è garantita la sicurezza: «Errori umani, problemi organizzativi o tecnici, disastri naturali o attacchi terroristici, sabotaggi o atti di guerra possono portare, anche negli impianti più nuovi e sofisticati, a notevoli perdite radioattive simili a quelle di Chernobyl e Fukushima. Nessun impianto nucleare europeo è in grado di sopportare l'impatto di aerei delle dimensioni di un Boeing 767, lo stesso utilizzato dai terroristi l'11 settembre 2001. Gli stress test si erano impegnati a prendere in esame tali incidenti, ma non l'hanno fatto».
Dopo il disastro nucleare giapponese l'Unione Europea aveva chiesto ai Paesi membri di effettuare una serie di test i cui risultati, dovevano essere pubblicati entro il 31 ottobre, sulla capacità degli impianti nucleari di resistere ad eventi estremi, quali terremoti, inondazioni, mancanza di elettricità e malfunzionamento dell'impianto di raffreddamento. Greenpeace sottolinea che «A pochi giorni dalla scadenza molti enti nazionali per la sicurezza nucleare non hanno ancora reso pubblici i risultati, nonostante la specifica richiesta dell'European Nuclear Safety Regulators Group che ha progettato i test ». Eppure a maggio le specifiche per i test dell'Ensrg erano state adottate all'unanimità da tutti i controllori nazionali.
Dall'analisi preliminare fatta da Greenpeace delle 10.000 pagine pubblicate fino ad ora, emergerebbero «Numerose mancanze. Ad esempio, non sono state analizzate, come era invece previsto, situazioni quali l'occorrenza di danni contemporanei in più reattori, come è accaduto a Fukushima, o l'impatto di un aereo contro una centrale nucleare». Greenpeace denuncia anche «Differenze sostanziali nella qualità dei dati pubblicati dai diversi Paesi. In alcuni Stati, come la Francia, nei quali il controllore nazionale è indipendente da chi possiede le centrali, i test sono risultati più completi e rigorosi. Altri Paesi, quali Repubblica Ceca, Svezia e Regno Unito, hanno pubblicato dati di gran lunga più superficiali e parziali. Clamoroso è il caso della Repubblica Ceca, che con 6 reattori sul proprio territorio ha presentato un rapporto di sole 7 pagine. Una presa in giro, se si pensa che la Slovenia, con un solo reattore, ha presentato un rapporto di 177 pagine».
Salvatore Barbera, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace, sottolinea che ««Fukushima ci ha insegnato a pensare l'impensabile e questi test dovevano obbligare chi gestisce le centrali nucleari a fare esattamente questo. Invece di un'analisi esaustiva ci troviamo pieni di incognite: perché non ci sono piani di evacuazione per le città e i villaggi intorno alle centrali? Perché le autorità hanno disatteso le promesse di prendere in considerazione i rischi in caso di incidente a una centrale con più reattori? Perché è stato ignorato il rischio della caduta di un aereo su una centrale?»
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