Il Congresso Usa taglia 200 milioni di dollari dagli aiuti per l'Autorità Nazionale Palestinese
PeaceReporter - Il popolo che volle farsi stato deve essere punito. Le colonne d'Ercole della richiesta del riconoscimento dell'indipendenza della Palestina, presentata all'Onu il 23 settembre scorso, sono state superate dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e la punizione non si è fatta attendere. D'altronde gli Stati Uniti d'America non si erano certo preoccupati di fingere di essere imparziali nel conflitto israelo-palestinese, dichiarando il 27 agosto scorso, in una nota del Dipartimento di Stato, che sarebbero stati congelati i finanziamenti all'Anp in caso di richiesta di indipendenza all'Onu. Hanno mantenuto la parola. Il Congresso Usa, ieri, ha tagliato circa 200 milioni di dollari di aiuti umanitari all'Anp. A scapito di progetti alimentari, sanitari, educativi e istituzionali che restano senza copertura finanziaria.
Si tratta di denaro che, dal 2008, gli Usa versano alle esangui casse dell'Anp, ma tre Commissioni del Congresso hanno stabilito il congelamento dell'ultima tranche dell'anno fiscale, che avrebbe dovuta essere trasferita oggi nelle mani dell'USAID, agenzia governativa statunitense per gli aiuti.
Già da un anno, il Congresso subiva pressioni in vista del 23 settembre dalla potente lobby filo israeliana statunitense. E il Congresso ha ceduto, votando la risoluzione 268 che delibera la sospensione dell'assistenza finanziaria all'Autorità Palestinese in caso di richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina.
''Non è affatto costruttivo. È una mossa non giustificata, si tratta di progetti umanitari e di sviluppo. Questa è un'altra punizione collettiva che ha il solo effetto di danneggiare la gente senza apportare positivi cambiamenti'', ha commentato Ghassan Khatib, capo portavoce dell'Anp.
Il taglio degli aiuti rappresenta un autentico dramma per la popolazione civile statunitense. Il provvedimento del Congresso, infatti, arriva il giorno dopo la pubblicazione di un report del Ministero dell'Economia Nazionale palestinese e dell'Applied Research Institute of Jerusalem, che denuncia come l'occupazione della Palestina blocchi fondi per 7 miliardi di dollari l'anno. Fondi che il diritto internazionale assegna ai palestinesi.
Inutile attendere un sussulto dal presidente Usa Barack Obama. La legge e il regolamento parlamentare Usa non gli lasciano spazio di manovra, ma considerando il tono del discorso che lo stesso Obama ha letto davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. ''Non ci sono scorciatoie per la pace'', ha detto Obama. Nell'attesa del ''dialogo'' che Obama ha presentato come unico strumento per un accordo stabile tra israeliani e palestinesi, si ricorre alla punizione collettiva per spingere Abbas e l'Anp a più miti consigli. Meno male che doveva essere l'inizio di una nuova era.
PeaceReporter - Il popolo che volle farsi stato deve essere punito. Le colonne d'Ercole della richiesta del riconoscimento dell'indipendenza della Palestina, presentata all'Onu il 23 settembre scorso, sono state superate dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e la punizione non si è fatta attendere. D'altronde gli Stati Uniti d'America non si erano certo preoccupati di fingere di essere imparziali nel conflitto israelo-palestinese, dichiarando il 27 agosto scorso, in una nota del Dipartimento di Stato, che sarebbero stati congelati i finanziamenti all'Anp in caso di richiesta di indipendenza all'Onu. Hanno mantenuto la parola. Il Congresso Usa, ieri, ha tagliato circa 200 milioni di dollari di aiuti umanitari all'Anp. A scapito di progetti alimentari, sanitari, educativi e istituzionali che restano senza copertura finanziaria.
Si tratta di denaro che, dal 2008, gli Usa versano alle esangui casse dell'Anp, ma tre Commissioni del Congresso hanno stabilito il congelamento dell'ultima tranche dell'anno fiscale, che avrebbe dovuta essere trasferita oggi nelle mani dell'USAID, agenzia governativa statunitense per gli aiuti.
Già da un anno, il Congresso subiva pressioni in vista del 23 settembre dalla potente lobby filo israeliana statunitense. E il Congresso ha ceduto, votando la risoluzione 268 che delibera la sospensione dell'assistenza finanziaria all'Autorità Palestinese in caso di richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina.
''Non è affatto costruttivo. È una mossa non giustificata, si tratta di progetti umanitari e di sviluppo. Questa è un'altra punizione collettiva che ha il solo effetto di danneggiare la gente senza apportare positivi cambiamenti'', ha commentato Ghassan Khatib, capo portavoce dell'Anp.
Il taglio degli aiuti rappresenta un autentico dramma per la popolazione civile statunitense. Il provvedimento del Congresso, infatti, arriva il giorno dopo la pubblicazione di un report del Ministero dell'Economia Nazionale palestinese e dell'Applied Research Institute of Jerusalem, che denuncia come l'occupazione della Palestina blocchi fondi per 7 miliardi di dollari l'anno. Fondi che il diritto internazionale assegna ai palestinesi.
Inutile attendere un sussulto dal presidente Usa Barack Obama. La legge e il regolamento parlamentare Usa non gli lasciano spazio di manovra, ma considerando il tono del discorso che lo stesso Obama ha letto davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. ''Non ci sono scorciatoie per la pace'', ha detto Obama. Nell'attesa del ''dialogo'' che Obama ha presentato come unico strumento per un accordo stabile tra israeliani e palestinesi, si ricorre alla punizione collettiva per spingere Abbas e l'Anp a più miti consigli. Meno male che doveva essere l'inizio di una nuova era.
Christian Elia
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