martedì, ottobre 18, 2011
I risultati delle autopsie saranno diffusi il 27 ottobre. Ma da ora vi è una campagna dell’esercito egiziano a tacere, manipolare la verità e accusare i copti di violenza, contro tutte le testimonianze oculari e i video. Shenouda III si schiera contro la versione dei militari. Anche Obama suppone che i copti siano stati violenti. Per non dimenticare, AsiaNews pubblica alcune immagini del massacro, inviateci da organizzazioni copte.

Roma (Asia News) - I corpi martoriati dei cristiani copti uccisi il 9 ottobre scorso attendono verità e giustizia. I 26 cadaveri ancora insanguinati, le teste sfracellate dalla violenza degli autoblindo militari, sono ammucchiati in alcune sale dell’ospedale copto del Cairo e in altri ospedali della città nell’attesa di autopsia. Ihsan Kamel, capo dell’ufficio di medicina legale, ha dichiarato che ci vorrà tempo e che i risultati saranno pubblicati solo il 27 ottobre.


Egli ha anche affermato che tutto quanto si dichiara in questi giorni da parte di medici forensi potrebbe essere inaccurato. Forse quest’ultimo avvertimento è dovuto a scrupolo ed accuratezza scientifici. Ma non vorremmo che sia dettato dal tentativo di squalificare testimonianze di dimostranti e medici che in questi giorni hanno sottolineato che la morte di diverse vittime è stata causata da proiettili di armi da fuoco e dal peso schiacciante di veicoli pesanti.

Ieri, Magda Adly, capo di El Nadeem, un Centro di riabilitazione per le vittime della tortura, ha dichiarato di aver assistito all’autopsia sul corpo di otto degli uccisi a Maspero (la zona vicina a piazza Tahrir, dove è avvenuto il massacro). Secondo la Adly è evidente che sei cadaveri erano stati schiacciati da “veicoli pesanti” e due avevano ricevuto un “eccessivo” numero di pallottole.

La testimonianza della Adly coincide con quella dei molti sopravvissuti al massacro del 9 ottobre, documentata con ampiezza da molti video pubblicati su internet.

In queste immagini è evidente che i soldati hanno sparato contro la folla inerme, come pure è evidente che gli autoblindo hanno puntato diritto sui dimostranti indifesi.

In Egitto e nel mondo vi è il tentativo di nascondere la verità. Un solo esempio: Mina Daniel, un cristiano che era anche uno dei leader della “primavera araba” di piazza Tahrir, è stato ucciso il 9 giugno con colpi di armi da fuoco e poi sfracellato da un autoblindo. Ma il suo certificato medico non dice nulla delle cause della sua morte.

Il tentativo più potente di cancellare quanto è successo il 9 ottobre viene dai militari. Due giorni fa in una conferenza stampa, l’esercito ha rigettato tutte le accuse contro di esso. Mostrando ai giornalisti video e foto, i due generali Adel Emara e Mahmoud Hegazy, hanno detto che i soldati non avevano munizioni letali e che gli autoblindo cercavano in tutti i modi di evitare di investire le persone che invece lanciavano molotov e pietre.

Contro questo tentativo di cancellare la verità e la giustizia si è levato anche il capo degli ortodossi copti, papa Shenouda III. Incontrando ieri il premier Essam Sharaf, egli ha ribadito che la manifestazione dei copti lo scorso 9 ottobre “era pacifica e i dimostranti non avevano armi”.

Nella sua catechesi del mercoledì pomeriggio, due giorni fa ha ribadito lo stesso concetto e ha dichiarato che il massacro dei giorni scorsi “non ha precedenti” nella storia recente della Chiesa in Egitto. Egli stesso ha citato i primi risultati delle autopsie secondo cui due terzi dei martiri uccisi presentano ferite di armi da fuoco e che i restanti sono stati travolti e schiacciati da veicoli militari.

Molti cristiani e musulmani si domandano anche perché - se la manifestazione dei copti era autorizzata - vi era uno spiegamento di centinaia di poliziotti e migliaia di soldati. Ciò fa supporre che lo scontro fosse premeditato, forse per ritardare le elezioni, forse per mantenere lo stato di emergenza.

La condanna dell’esercito e dei suoi metodi “fascisti”, peggiori che al tempo di Mubarak, sta unendo i molti rappresentanti della “primavera araba”, ma anche tanta parte della popolazione egiziana. Eppure, contro tutto questo, vi è lo scandalo annunciato ieri: sul massacro di Maspero vi sarà solo un’inchiesta ed essa sarà condotta dai militari.

Il ritornello dell’esercito è che fra i dimostranti vi erano persone violente, armate, che hanno iniziato gli scontri con le forze dell’ordine. Il ministro per la giustizia, Mohamed El-Guindy, ha dichiarato che sono iniziati gi interrogatori dei dimostranti arrestati e che gli accusati saranno giudicati non da un tribunale civile, ma militare.

Le organizzazioni copte dell’Europa, in un loro comunicato giunto ad AsiaNews, condannano il “trionfo della vergogna” per l’esercito egiziano. Esse puntano il dito anche verso il ministro dell’informazione, Osama Heikal e per i media a lui sottomessi, che hanno lanciato gli appelli contro i copti che “stavano uccidendo” l’esercito e l’Egitto.

L’occidente sembra distante da quanto succede in Egitto. Pressata dai problemi dell’euro, la Ue ha condannato la violenza e ha chiesto più rispetto per i diritti delle minoranze; la Casa Bianca ha addirittura sposato la tesi dell’esercito egiziano. Il presidente Obama, infatti ha deplorato la “tragica perdita di vite fra i dimostranti e le forze di sicurezza”, aggiungendo che “è tempo di moderazione da entrambe le parti”.

Così le richieste di democrazia, libertà di stampa, parità di diritti per cristiani e musulmani – il cuore delle lotte della “primavera araba” egiziana – sembrano allontanarsi. Di questa visione democratica fa parte anche il diritto dei cristiani a edificare luoghi di culto alla pari dei musulmani.
Ancora una volta, la libertà religiosa si manifesta come l’elemento chiave dei diritti umani. La manifestazione dei copti – appoggiata anche da molti musulmani – era nata per rivendicare il diritto di una chiesa ad Assuan, distrutta dagli integralisti, appoggiati dal governatore locale (un ex generale). Con la sua tragica conclusione, essa ha però manifestato anche i tanti diritti umani di cui la popolazione egiziana è derubata.

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