Almeno cinque manifestanti pacifici sarebbero stati uccisi oggi dalle forze di sicurezza nella capitale Sana’a mentre partecipavano alle ormai quotidiane proteste contro il presidente Ali Abdullah Saleh.
Agenzia Misna - Lo riferiscono fonti dello ‘Yemen Post’, secondo cui i feriti sarebbero almeno 80 mentre cinque donne sarebbero state rapite dalle guardie repubblicane. Ieri proprio le donne erano state protagoniste di una massiccia manifestazione nella capitale, all’indomani dell’uccisione di una manifestante a Taiz, la prima donna vittima nella repressione del movimento popolare contro il regime di Saleh, al potere da 33 anni. Fonti vicine alla protesta riferiscono che ieri sarebbero stati uccisi altri cinque manifestanti, che i feriti sarebbero stati decine e le persone arrestate circa 400. Tra queste ultime figurano otto donne.
A capo della guardia repubblicana c’è un figlio di Saleh, Ahmed, ma una parte delle Forze armate, sembra anche della guardia repubblicana, è entrata nella dissidenza. Alla repressione delle proteste si è aggiunto quindi anche lo scontro armato tra militari rivali. Alcune fonti parlano di 18 morti nei combattimenti di ieri.
Oggi l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani ha “condannato con forza l’uccisione di un numero non precisato di manifestanti pacifici a Sana’a e Taiz nell’uso indiscriminato e sproporzionato della forza” da parte dei militari di Sana’a.
“Siamo molto preoccupati dall’uso eccessivo della forza nella totale impunità (…). Chiediamo un’inchiesta indipendente e trasparente. I responsabili delle centinaia di uccisioni degli ultimi otto mesi devono essere processati” ha detto Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissario Navi Pillay.
Agenzia Misna - Lo riferiscono fonti dello ‘Yemen Post’, secondo cui i feriti sarebbero almeno 80 mentre cinque donne sarebbero state rapite dalle guardie repubblicane. Ieri proprio le donne erano state protagoniste di una massiccia manifestazione nella capitale, all’indomani dell’uccisione di una manifestante a Taiz, la prima donna vittima nella repressione del movimento popolare contro il regime di Saleh, al potere da 33 anni. Fonti vicine alla protesta riferiscono che ieri sarebbero stati uccisi altri cinque manifestanti, che i feriti sarebbero stati decine e le persone arrestate circa 400. Tra queste ultime figurano otto donne.
A capo della guardia repubblicana c’è un figlio di Saleh, Ahmed, ma una parte delle Forze armate, sembra anche della guardia repubblicana, è entrata nella dissidenza. Alla repressione delle proteste si è aggiunto quindi anche lo scontro armato tra militari rivali. Alcune fonti parlano di 18 morti nei combattimenti di ieri.
Oggi l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani ha “condannato con forza l’uccisione di un numero non precisato di manifestanti pacifici a Sana’a e Taiz nell’uso indiscriminato e sproporzionato della forza” da parte dei militari di Sana’a.
“Siamo molto preoccupati dall’uso eccessivo della forza nella totale impunità (…). Chiediamo un’inchiesta indipendente e trasparente. I responsabili delle centinaia di uccisioni degli ultimi otto mesi devono essere processati” ha detto Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissario Navi Pillay.
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