«I cristiani in Egitto stanno vivendo il momento più difficile degli ultimi secoli». Monsignor Stephanos, vescovo copto-ortodosso della diocesi di Beba – comprendente le suffraganee di Elfashn e Samasta – denuncia ad Aiuto alla Chiesa che Soffre le violenze subite dai fedeli nel Paese nordafricano, dove «i cristiani vengono uccisi sotto gli occhi dei media internazionali, la polizia non interviene e nessuno viene punito».
In visita alla Sede internazionale dell’Opera, il presule riferisce del numero crescente di chiese incendiate e distrutte, episodi che non accadevano ormai da molti anni. Per evitare intrusioni da parte dei media stranieri, gli organi d’informazione locali cercano di oscurare ogni evento, diffondendo unicamente la propria versione dei fatti. «Fortunatamente – racconta monsignor Stephanos ad ACS – alcuni video girati durante le manifestazioni del 9 ottobre, e trasmessi da alcune emittenti gestite dalla Chiesa copta, sono riusciti ad aver una certa eco internazionale e, per una volta, gli episodi di violenza sono stati ben documentati».
Monsignor Stephanos ha anche attirato l’attenzione sui media locali i quali sono, anche nella quotidianità, uno strumento di discriminazione. Gli egiziani sono spesso dissuasi dall’intrattenere alcun tipo di relazione commerciale con i cristiani che, in molti casi, sono stati costretti a chiudere o a cedere le proprie attività. I fedeli sono inoltre «indirettamente» estromessi da numerosi posti di lavoro. «I tentativi di escludere i cristiani sono innumerevoli. Ad esempio – ha spiegato il presule – gli annunci lavorativi richiedono espressamente donne che indossino il velo».
Il vescovo egiziano ricorda come il martirio appartenga al DNA dei copti, abituati ad essere perseguitati fin dalle origini della cristianità, anche se i cristiani « mantengono da sempre stretti legami con la Chiesa, a cui guardano come ad una madre. Sono sempre pronti a sostenere la loro Chiesa e la loro nazione senza alcuna esitazione».
In vista delle elezioni del 6 novembre il presule esprime grande scetticismo. «Il futuro non appare affatto roseo, anche se i copti - considerata la loro forza numerica - possono giocare un ruolo decisivo». Su una popolazione totale di 76 milioni di abitanti, 12 milioni sono cristiani, in maggioranza copto-ortodossi.
In visita alla Sede internazionale dell’Opera, il presule riferisce del numero crescente di chiese incendiate e distrutte, episodi che non accadevano ormai da molti anni. Per evitare intrusioni da parte dei media stranieri, gli organi d’informazione locali cercano di oscurare ogni evento, diffondendo unicamente la propria versione dei fatti. «Fortunatamente – racconta monsignor Stephanos ad ACS – alcuni video girati durante le manifestazioni del 9 ottobre, e trasmessi da alcune emittenti gestite dalla Chiesa copta, sono riusciti ad aver una certa eco internazionale e, per una volta, gli episodi di violenza sono stati ben documentati».
Monsignor Stephanos ha anche attirato l’attenzione sui media locali i quali sono, anche nella quotidianità, uno strumento di discriminazione. Gli egiziani sono spesso dissuasi dall’intrattenere alcun tipo di relazione commerciale con i cristiani che, in molti casi, sono stati costretti a chiudere o a cedere le proprie attività. I fedeli sono inoltre «indirettamente» estromessi da numerosi posti di lavoro. «I tentativi di escludere i cristiani sono innumerevoli. Ad esempio – ha spiegato il presule – gli annunci lavorativi richiedono espressamente donne che indossino il velo».
Il vescovo egiziano ricorda come il martirio appartenga al DNA dei copti, abituati ad essere perseguitati fin dalle origini della cristianità, anche se i cristiani « mantengono da sempre stretti legami con la Chiesa, a cui guardano come ad una madre. Sono sempre pronti a sostenere la loro Chiesa e la loro nazione senza alcuna esitazione».
In vista delle elezioni del 6 novembre il presule esprime grande scetticismo. «Il futuro non appare affatto roseo, anche se i copti - considerata la loro forza numerica - possono giocare un ruolo decisivo». Su una popolazione totale di 76 milioni di abitanti, 12 milioni sono cristiani, in maggioranza copto-ortodossi.
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