Carlo Mafera ci parla del libro di Pier Luigi Guiducci edito da Elledici Leumann
Diciamo subito che il testo, anche a una prima lettura, presenta tre pregi innegabili: riesce a evitare un animus polemico, sa inquadrare il contributo dei cattolici in modo chiaro, articolato e documentato (note, schede, bibliografia), offre - senza ricorrere a un alto numero di pagine - un quadro storico che recupera aspetti messi talvolta in ombra. Senza tacere quegli eventi che hanno messo a dura prova la vita della Chiesa del tempo (incameramento forzoso di beni privati; non riconoscimento di istituti religiosi; arresto, detenzione ed espulsione di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici; blocco di nomine ecclesiastiche; invasione di Stati sovrani senza dichiarazione di guerra…), l’ Autore supera la dura contrapposizione tra “liberali” e ”cattolici”, e disegna una dinamica ove la presenza dei cattolici nel Risorgimento italiano è riscontrabile ovunque. Anche loro hanno quindi dimostrato - in molteplici circostanze - di essere dei patrioti, dei liberali, di soffrire il travaglio di ore segnate da incertezze, precarietà, rapida mutabilità degli eventi, repressioni, offrendo dei significativi apporti: dall’area culturale a quella politica e giuridica, dall’ambito sociale a quello collegato all’assistenza, fino ad arrivare alle tante iniziative di mediazione - oggi quasi dimenticate - che hanno evitato in più casi l’aggiungersi di violenze alle violenze, tutelando così le persone più inermi.
Si delinea in tal modo, nel volume del prof. Guiducci, una molteplicità di riferimenti che colpiscono per il numero, per la qualità dell’apporto descritto e per l’individuazione di fonti non citate in altre opere edite. In particolare, dopo aver ricordato i provvedimenti sabaudi che costituiranno motivo di attrito tra il Regno di Sardegna (poi d’Italia) e la Santa Sede, e dopo aver rivolto un’attenzione non fugace al ruolo svolto dalle logge massoniche nelle vicende risorgimentali italiane, l’Autore dimostra - prima di tutto - come ogni corrente ideologica del tempo includeva dei sostenitori anche cattolici. Ciò lo si individua nelle posizioni repubblicano-mazziniane (Giuseppe Mazzini non avrebbe utilizzato il costante riferimento a Dio e a molteplici espressioni religiose se non fosse stato sostenuto da cattolici), in quelle repubblicano-federaliste (ove la tesi politica era soprattutto collegata a un desiderio di maggiore partecipazione democratica, idea sostenuta da molti cattolici), in quelle moderate e neo-guelfe (apertamente vicine alla Santa Sede), e in quelle monarchiche filo-sabaude (al cui interno diversi cattolici cercheranno - nei modi più diversi - di contrastare orientamenti anti-clericali e anti-papali influenti su decisioni politiche).
Successivamente viene evidenziato nel volume in esame il contributo politico e giuridico dei cattolici. Al riguardo, un esempio notevole è collegato alla redazione dello Statuto Albertino, un documento normativo che - con modifiche e integrazioni - resterà di fatto in vigore fino all’entrata in vigore dell’attuale Costituzione della Repubblica Italiana (1948). Ampio spazio viene poi dedicato all’apporto dei cattolici in ambito sociale a livello: delle idee (molto interessante il riferimento ai pedagogisti), della conoscenza scientifica (rilevante il contributo offerto dai congressi degli scienziati), delle strutture di assistenza (asili d’infanzia, scuole gratuite, laboratori protetti, case aperte a soggetti con vicende personali difficili e con posizioni sociali deboli, ospedali, oratori, centri per disabili), di fondazione di nuove Congregazioni religiose dedite a progetti di promozione umana, di solidarietà legata alla nascita di Casse Rurali, Casse di risparmio (con fini statutari includenti anche la beneficenza), Società Operaie di mutuo soccorso…, senza dimenticare la realizzazione a Torino di un primo programma di riforma carceraria (grazie a una donna cattolica, la marchesa di Barolo) e l’organizzazione di piani di assistenza a tutela dei colerosi. Emergono, in tale ambito, figure di religiosi e di religiose che dedicheranno l’intera vita a difendere i deboli, gli emarginati, i malati: Cottolengo, Cafasso, don Bosco, la Mazzarello, don Guanella, don Orione, Faà di Bruno, Murialdo, Marello, Allamano… Si tratta di una lunga serie di protagonisti che ritroviamo nelle diverse regioni italiane.
L’Autore, però, non si ferma qui. Accanto a questi riferimenti (importanti per gli effetti che si prolungheranno fino ai nostri tempi) il prof. Guiducci getta luce su una vasta gamma di iniziative che costituiranno la rete di assistenza ai soldati (in gran parte cattolici) e ai volontari coinvolti nelle diverse battaglie del periodo risorgimentale (1848-1866) e nella stessa guerra di Crimea (1853-1856). Questa parte del volume è di particolare interesse perché focalizza intanto l’impegno laicale cattolico (negli ospedali da campo, nei servizi di sanità militare, nel piano sanitario organizzato durante la Repubblica Romana…). È proprio in tale contesto che si colloca l’azione del chirurgo di Capua, il dott. Ferdinando Palasciano, un cattolico anticipatore dei princìpi della nascente Croce Rossa Internazionale, sorta ad opera del filantropo ginevrino Jean Henri Dunant. Sarà lui a dichiarare quanto segue: “Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura e che adottassero rispettivamente quello dell'aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra”.
Viene poi evidenziato, utilizzando fonti ancora inedite, il servizio di assistenza svolto dai religiosi sui campi di battaglia e nelle retrovie. Nel solo biennio 1848-1849 moriranno nell’adempimento del proprio dovere circa settanta Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Altre donne consacrate che si sacrificheranno in silenzio saranno le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Sarà proprio pensando a loro che il pittore Giovanni Fattori fisserà sulla tela l’immagine del campo di Magenta dopo la battaglia del 1859 (IIa guerra d’indipendenza. L’azione di queste religiose anticipa quegli orientamenti di assistenza infermieristica che saranno poi divulgati dall’inglese Florence Nightingale. Accanto a queste suore si affiancheranno i membri di altri Istituti religiosi maschili e femminili, i cappellani militari, i sacerdoti in cura d’anime che metteranno a disposizione chiese e seminari per curare i feriti, per confortare i moribondi e per dare onorevole sepoltura ai caduti evitando lo scempio dei cadaveri.
In definitiva, il volume “I giorni della gloria e della sofferenza. Cattolici e Risorgimento italiano” rimane uno strumento prezioso per meglio comprendere un lungo elenco di contributi segnati contemporaneamente da un impegno personale e da una vita di fede, e per stimolare nuove ricerche mirate a valorizzare apporti talora ignorati dalla storiografia ufficiale ma significativi nei contenuti e negli effetti.
Diciamo subito che il testo, anche a una prima lettura, presenta tre pregi innegabili: riesce a evitare un animus polemico, sa inquadrare il contributo dei cattolici in modo chiaro, articolato e documentato (note, schede, bibliografia), offre - senza ricorrere a un alto numero di pagine - un quadro storico che recupera aspetti messi talvolta in ombra. Senza tacere quegli eventi che hanno messo a dura prova la vita della Chiesa del tempo (incameramento forzoso di beni privati; non riconoscimento di istituti religiosi; arresto, detenzione ed espulsione di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici; blocco di nomine ecclesiastiche; invasione di Stati sovrani senza dichiarazione di guerra…), l’ Autore supera la dura contrapposizione tra “liberali” e ”cattolici”, e disegna una dinamica ove la presenza dei cattolici nel Risorgimento italiano è riscontrabile ovunque. Anche loro hanno quindi dimostrato - in molteplici circostanze - di essere dei patrioti, dei liberali, di soffrire il travaglio di ore segnate da incertezze, precarietà, rapida mutabilità degli eventi, repressioni, offrendo dei significativi apporti: dall’area culturale a quella politica e giuridica, dall’ambito sociale a quello collegato all’assistenza, fino ad arrivare alle tante iniziative di mediazione - oggi quasi dimenticate - che hanno evitato in più casi l’aggiungersi di violenze alle violenze, tutelando così le persone più inermi.
Si delinea in tal modo, nel volume del prof. Guiducci, una molteplicità di riferimenti che colpiscono per il numero, per la qualità dell’apporto descritto e per l’individuazione di fonti non citate in altre opere edite. In particolare, dopo aver ricordato i provvedimenti sabaudi che costituiranno motivo di attrito tra il Regno di Sardegna (poi d’Italia) e la Santa Sede, e dopo aver rivolto un’attenzione non fugace al ruolo svolto dalle logge massoniche nelle vicende risorgimentali italiane, l’Autore dimostra - prima di tutto - come ogni corrente ideologica del tempo includeva dei sostenitori anche cattolici. Ciò lo si individua nelle posizioni repubblicano-mazziniane (Giuseppe Mazzini non avrebbe utilizzato il costante riferimento a Dio e a molteplici espressioni religiose se non fosse stato sostenuto da cattolici), in quelle repubblicano-federaliste (ove la tesi politica era soprattutto collegata a un desiderio di maggiore partecipazione democratica, idea sostenuta da molti cattolici), in quelle moderate e neo-guelfe (apertamente vicine alla Santa Sede), e in quelle monarchiche filo-sabaude (al cui interno diversi cattolici cercheranno - nei modi più diversi - di contrastare orientamenti anti-clericali e anti-papali influenti su decisioni politiche).
Successivamente viene evidenziato nel volume in esame il contributo politico e giuridico dei cattolici. Al riguardo, un esempio notevole è collegato alla redazione dello Statuto Albertino, un documento normativo che - con modifiche e integrazioni - resterà di fatto in vigore fino all’entrata in vigore dell’attuale Costituzione della Repubblica Italiana (1948). Ampio spazio viene poi dedicato all’apporto dei cattolici in ambito sociale a livello: delle idee (molto interessante il riferimento ai pedagogisti), della conoscenza scientifica (rilevante il contributo offerto dai congressi degli scienziati), delle strutture di assistenza (asili d’infanzia, scuole gratuite, laboratori protetti, case aperte a soggetti con vicende personali difficili e con posizioni sociali deboli, ospedali, oratori, centri per disabili), di fondazione di nuove Congregazioni religiose dedite a progetti di promozione umana, di solidarietà legata alla nascita di Casse Rurali, Casse di risparmio (con fini statutari includenti anche la beneficenza), Società Operaie di mutuo soccorso…, senza dimenticare la realizzazione a Torino di un primo programma di riforma carceraria (grazie a una donna cattolica, la marchesa di Barolo) e l’organizzazione di piani di assistenza a tutela dei colerosi. Emergono, in tale ambito, figure di religiosi e di religiose che dedicheranno l’intera vita a difendere i deboli, gli emarginati, i malati: Cottolengo, Cafasso, don Bosco, la Mazzarello, don Guanella, don Orione, Faà di Bruno, Murialdo, Marello, Allamano… Si tratta di una lunga serie di protagonisti che ritroviamo nelle diverse regioni italiane.
L’Autore, però, non si ferma qui. Accanto a questi riferimenti (importanti per gli effetti che si prolungheranno fino ai nostri tempi) il prof. Guiducci getta luce su una vasta gamma di iniziative che costituiranno la rete di assistenza ai soldati (in gran parte cattolici) e ai volontari coinvolti nelle diverse battaglie del periodo risorgimentale (1848-1866) e nella stessa guerra di Crimea (1853-1856). Questa parte del volume è di particolare interesse perché focalizza intanto l’impegno laicale cattolico (negli ospedali da campo, nei servizi di sanità militare, nel piano sanitario organizzato durante la Repubblica Romana…). È proprio in tale contesto che si colloca l’azione del chirurgo di Capua, il dott. Ferdinando Palasciano, un cattolico anticipatore dei princìpi della nascente Croce Rossa Internazionale, sorta ad opera del filantropo ginevrino Jean Henri Dunant. Sarà lui a dichiarare quanto segue: “Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura e che adottassero rispettivamente quello dell'aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra”.
Viene poi evidenziato, utilizzando fonti ancora inedite, il servizio di assistenza svolto dai religiosi sui campi di battaglia e nelle retrovie. Nel solo biennio 1848-1849 moriranno nell’adempimento del proprio dovere circa settanta Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Altre donne consacrate che si sacrificheranno in silenzio saranno le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Sarà proprio pensando a loro che il pittore Giovanni Fattori fisserà sulla tela l’immagine del campo di Magenta dopo la battaglia del 1859 (IIa guerra d’indipendenza. L’azione di queste religiose anticipa quegli orientamenti di assistenza infermieristica che saranno poi divulgati dall’inglese Florence Nightingale. Accanto a queste suore si affiancheranno i membri di altri Istituti religiosi maschili e femminili, i cappellani militari, i sacerdoti in cura d’anime che metteranno a disposizione chiese e seminari per curare i feriti, per confortare i moribondi e per dare onorevole sepoltura ai caduti evitando lo scempio dei cadaveri.
In definitiva, il volume “I giorni della gloria e della sofferenza. Cattolici e Risorgimento italiano” rimane uno strumento prezioso per meglio comprendere un lungo elenco di contributi segnati contemporaneamente da un impegno personale e da una vita di fede, e per stimolare nuove ricerche mirate a valorizzare apporti talora ignorati dalla storiografia ufficiale ma significativi nei contenuti e negli effetti.
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